Il trentesimo anno
- Autore: Ingeborg Bachmann
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2006
Ingeborg Bachmann è stata una poetessa, scrittrice e giornalista austriaca, vissuta dal 1926 al 1973. Nel 1961 viene pubblicata la sua prima raccolta di racconti “Il trentesimo anno”, insignita del Premio per la Critica della Città di Berlino.
Testo consigliato da una cara amica che stimo moltissimo, rappresenta, per l’autrice, l’immersione in un mondo per lei inedito, quello della prosa, dopo anni dedicati a un’intensa produzione lirica.
Scorrevole, ma complicato da comprendere nella totalità della proposta di significati da scoprire; una raccolta di sette racconti che attraversano tematiche difficili da trattare, indefinibili dopo chilometri di carta e riflessioni già espresse da vari autori del passato. L’autrice possiede un’ottima padronanza della lingua, il cui utilizzo fine ma intenso proietta il lettore all’interno del lavoro meditativo, relativo ad argomenti che colpiscono la maggior parte delle persone. Il libro, all’intricata proposta di significato da scoprire pagina dopo pagina coniuga una proprietà di linguaggio lucida e scorrevole.
Sette racconti. Il primo conduce il lettore nel ricordo della giovinezza, raccontata in una città austriaca dove un gruppo di amici vive la propria infanzia. Nel secondo capitolo, intitolato “trentesimo anno”, si leggono frasi impetuose come la seguente:
Per tutto quel tempo si era creduto colpevole e lei gli aveva semplicemente lasciato credere di esser in colpa. Si libera di quella colpa tirando un lungo e silenzioso sospiro e pensa: La mia disperazione mi ha mal consigliato.
Un’attesa, un senso di mancanza o la caduta nella stoltezza della fragilità umana riflettono un sentimento dove l’assenza è attorno al lettore, la si respira quasi sempre nei racconti. Si manifestata in Ondina, dove ha il sapore di triste presenza ontologica, la solitudine esistenziale. La troviamo anche nel racconto sulla seconda guerra mondiale, in quello della lunga riflessione sulla Verità del giudice che di tale tema ha eretto la propria struttura di personalità fino a collassarci dentro:
Finchè la verità mi si rivelerà, più alta dell’erba, più in alto della pioggia e al di sopra di noi …
Lo smascheramento delle ingenue falsità che l’uomo è ormai quasi intrinsecamente portato a riproporre: è all’interno di questo contesto ambiguo e vischioso che si muove lo sguardo lucido e attento della Bachmann. Con la sua penna puntuale e penetrante, l’autrice tratteggia i contorni del reale, portandone in risalto la complessità e criticità. Animata pur sempre, d’altro canto, dalla coraggiosa ricerca di un senso di autenticità essenziale: “Una verità di cui nessuno sogna, che nessuno vuole.”
Il trentesimo anno
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