Il trono vuoto
- Autore: Roberto Andò
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2012
Vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2012
Immaginate un Bersani o un Alfano o un Cesa svanire all’improvviso, come neve al sole, facendo perdere le proprie tracce. Immaginate poi che venga rimpiazzato dal fratello gemello, tale e quale a lui spiccicato, del tutto estraneo alla politica ma bravissimo a riconquistare i consensi e la credibilità perduti dal partito. Ebbene, questo è quel che racconta Roberto Andò con Il trono vuoto, per i tipi Bompiani.
Enrico Oliveri, segretario del principale partito di opposizione dai sondaggi elettorali con percentuali in fase calante, di punto in bianco lascia tutto: entrato in crisi esistenziale, sparisce e si rifugia in Francia. Qui viene ospitato da Danielle, una vecchia fiamma di gioventù, adesso legata a un famoso regista cinematografico e mamma della piccola Helen.
La moglie Anna insieme con il più stretto collaboratore di Enrico, Andrea Bottini, pur prendendo tempo qualche giorno, sono obbligati a trovare una soluzione al più presto, perché ne va di mezzo il partito stesso. Ecco, allora, entrare in scena il fratello gemello di Enrico: Ernani, professore di filosofia, affetto da distrubo bipolare, ricoverato in passato presso un ospedale psichiatrico, il quale, grazie all’incredibile rassomiglianza con il fratello, ne prende il posto.
Il professore inizia così l’attività di leader mettendosi alla guida della segreteria, senza che nessuno si accorga della sostituzione. Comizi, riunioni, interviste, convegni si susseguono uno dietro l’altro. Ernani si dimostra talmente bravo da riuscire a tenere a bada persino il dissenso interno. Accade così un fatto inatteso: i sondaggi, prima in fase discendente, riprendono vorticosamente a salire. È la rinascita. Il gemello, grazie al suo modo di porsi in pubblico, alle sferzanti e acute interviste rilasciate a tv e giornali, alla capacità di infondere entusiasmo nei militanti, riesce con estrema disinvoltura - come un politico di lungo corso - a risollevare le sorti del partito. Il brillante falso segretario cancella il piattume e il grigiore in cui era caduto tutto l’apparato. Oltre a mostrarsi agli occhi di Anna e Andrea come una stupefacente rivelazione, Ernani rappresenta dunque un’autentica rivoluzione. Innovativo, infatti, è il suo stile oratorio: brioso, accattivante, originale, persino fantasioso nell’affrontare argomenti e platee, una mina vagante per gli avversari, e quindi vincente.
Il romanzo di Andò è un’allegoria dello stato semicomatoso in cui versano i partiti italiani, privi ormai di attrattiva elettorale, divenuti comitati lobbistico-affaristici il cui unico fine sembra soltanto quello di difendere i propri privilegi di casta. Da questa storia si possono trarre tanti spunti di riflessione. Uno su tutti: l’esigenza di un autentico rinnovamento del modo di fare politica di cui può essere artefice - strano a dirsi - anche chi non ha mai bazzicato i palazzi del potere. Anzi, per paradosso proprio da un non addetto ai lavori possono arrivare le idee, le motivazioni, l’entusiasmo di cui, mai come ora, il nostro Paese è anemico.
Molti altri temi, comunque, possono essere letti tra le righe del racconto: la forte pressione psicologica a cui un uomo politico di livello è continuamente sottoposto, tanto da spingere Enrico ad abbandonare tutto per riabbracciare il proprio passato con un volontario esilio, riappropriandosi di spazi e tempi fino a quel momento trascurati; l’incapacità di saper proporre progetti di ampio respiro da parte della nostra classe dirigente, ancora legata a obsolete liturgie e polverosi formalismi; la necessità di un radicale ricambio ai vertici, di un diverso modo di fare politica con nuovi contenuti, nuovi protagonisti, nuove metodologie, attingendo - perché no - anche alla creatività, a quella fantasia al potere sostenuta dalla sinistra radicale degli anni Settanta: Ernani, personaggio singolare, eccentrico, imprevedibile, è infatti una sorta di genio e sregolatezza abile a riaccendere forti passioni nell’elettorato.
Andò, forse, suggerisce un tracciato da percorrere per recuperare quella sempre più scarsa fiducia di cui godono i partiti. Dubito fortemente, però, che gli attuali segretari traggano ispirazione da questo libro per lasciare la poltrona.
Il trono vuoto
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un libro infarcito di inutili citazioni, un esercizio di stile improprio. L’autore da prova di muscolare "erudizione" che appesantisce la lettura. Ho il sospetto che Andò voglia mostrare la sua competenza liceale cercando di stupire. La trama per quanto originale è surreale e questo non è un demerito, ma il progetto di farne un film a mio avviso è improprio! Le recensioni italiane, ed i premi letterari, sono spesso piagerie non facilmente spiegabili !!!!