In punta di penna
- Autore: Yukio Mishima
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2023
Yukio Mishima, controverso autore giapponese, noto per i suoi bei romanzi e per la radicale scelta di terminare la propria esistenza a 45 anni operando un seppuku (suicidio rituale giapponese), uomo fuori da ogni schema, come molte delle grandi menti geniali del novecento, ci dona questo testo divertente e profondamente rivelatore sulle peculiarità della natura umana.
In punta di penna, scritto nel 1967 e pubblicato in Italia solo nel 2023 da Feltrinelli nella traduzione di Alessandro Clementi degli Albizzi, appare come un romanzo epistolare partito dal pretesto di fornire delle vere e proprie lezioni di scrittura.
Il libro si apre con la presentazione dei cinque personaggi dove ognuno ha caratteristiche fisiche e reali ben classificabili, in ordine di età, professione e fisicità, che si fondono con altrettante peculiarità interiori, quali il cinismo, il materialismo, l’intelligenza, la stupidità, la genuinità e la cattiveria, il tutto ben reso e caratterizzato da una profonda ironia di rappresentazione da parte del loro creatore.
In particolare, un paio di coppie di età simili, vent’anni e quarantacinque, si intrecciano attraverso una serrata corrispondenza che riporta alla superficie tutto il prisma dei sentimenti umani. Mossi innanzitutto da capricciose infatuazioni, impulsi quali la gelosia, la rivalità, la meschinità mediante modalità di superbia e sottomissione, candore e prevaricazione, fluiscono in una serie di spassose narrazioni sullo svolgersi degli eventi. Situazioni al limite del grottesco sulle quali un quinto personaggio, a cui viene affidata la caratteristica più basica della stupidità e del puro materialismo, intercede a caso per districare gli insidiosi intrecci creati dalla prolifera penna dei quattro protagonisti.
Come in una pièce teatrale, i personaggi si scambiano tra loro confessioni che spaziano dal tragico al comico, e che non sono mai prive di un malcelato intento a raggiungere un proprio scopo personale, in cui tutti vicendevolmente possono intercalarsi negli attributi che corrispondono alla sfera degli impulsi di cui l’umanità è pervasa, e dai quali ogni lettore può apprendere, non senza l’uso dell’autoironia, ciò che gli appartiene di fondo già solo come individuo facente parte della specie che, unica sul pianeta, soggiace all’impulso delle proprie passioni, nel bene e nel male.
Paragonabile al romanzo epistolare per eccellenza di matrice occidentale Le relazioni pericolose, tuttavia, mentre in quest’ultimo l’autore francese ci porta in modo evidente al concetto in cui una società umana dissoluta a lungo andare sia autodistruttiva, Mishima, sebbene non si sottragga da una analoga critica nei confronti dell’uomo contemporaneo, lo fa in modo nettamente diverso, mediante una rappresentazione che per svariati aspetti è molto più vicina alla teatralità dell’esistenza.
Il finale con la “Lettera dell’autore ai suoi lettori”, oltre a strizzare l’occhio al lettore in una forma di complicità come dono giocoso di immortalità dell’autore, ci illumina sul personale pensiero di un autore che, grazie alla sua singolare genialità e alla particolarità delle sue scelte di vita e di morte, sfugge a qualsiasi classificazione di appartenenza, se non quella della meravigliosa e libera creatività umana.
In punta di penna
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