Colori proibiti di Yukio Mishima

Colori proibiti è uno dei romanzi di Yukio Mishima (pseudonimo di Kimitake Hiraoka, 1925 - 1970) che più incarna alcuni dei temi cari allo scrittore giapponese, come l’eterna contrapposizione tra corpo e anima, tra giovinezza e vecchiaia, tra arte e vita, tra usanze tradizionali del Sol Levante e una progressiva occidentalizzazione dei costumi.

Anche lo stile e il tono dell’autore non si discostano dalle sue opere principali: le parole si susseguono in maniera fluida, pur garantendo una precisa attenzione ai dettagli, per raccontare in modo realistico e disincantato le debolezze dell’individuo.

Il motore propulsore della storia è l’incontro tra i due protagonisti Shunsuke, vecchio e famoso scrittore che ha passato la vita ad odiare le donne e a soffrire per la sua bruttezza esteriore, e Yuichi, giovane bellissimo e affascinante in grado di ottenere consensi dagli appartenenti ad entrambi i sessi. Il segreto iniziale di Yuichi, che si accorge di preferire gli uomini, istituisce una sorta di insolito patto tra il giovane narciso e lo scrittore misogino. Infatti Shunsuke penserà di utilizzare il ragazzo a suo vantaggio per illudere alcune delle donne che lo hanno fatto soffrire per amore. In realtà il legame che si crea tra i due sarà ben più complesso: non esiste un burattinaio e una marionetta, entrambi scivolano ora nell’uno ora nell’altro ruolo, mentre Mishima ci mostra cinicamente le ombre, le meschinità e le illusioni della vita.

Lo svolgimento della trama, sempre interessante e mai banale, diventa dunque un pretesto per illustrare con una cura descrittiva sapiente i meccanismi alla base delle azioni umane.
In definitiva è una lettura fondamentale per chi conosce e apprezza Yukio Misihima, ma anche un ottimo punto di partenza per chi vuole scoprire una delle voci che meglio rappresentano la letteratura giapponese moderna.