Incursori, oltre la leggenda
- Autore: Mario Bussoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Due mesi fianco a fianco con gli assaltatori subacquei della Marina Militare, i baschi verdi del COMSUBIN e del GOI. È così ch’è nato il libro di Mario Bussoni, giornalista storico e docente di storia parmigiano, che racconta l’intero percorso di un secolo dei reparti speciali dell’Arma Navale: “Incursori, oltre la leggenda”. La seconda edizione è stata riproposta dalla casa editrice Mattioli 1885 di Fidenza, Parma, nel giugno 2016 (pp. 296, euro 22,00), dopo una prima ristampa nel 2014, a un anno dall’uscita. Foto inedite corredano il volume in appendice, concesse in esclusiva dal Comando del reparto mentre altre sono disponibili, a pagamento, nel portfolio multimediale scaricabile sul sito web della casa editrice.
La storia del COMSUBIN (Comando subacquei e incursori Teseo Tesei) e della sua articolazione GOI (Gruppo operativo incursori) nasce nella guerra 15-18 e viene raccontata per intero, con dovizia di belle immagini in bianco e nero. I loro antenati sono gli equipaggi dei mezzi insidiosi di superficie, i MAS (acronimo di motobarca armata silurante, che Gabriele D’Annunzio trasformò nell’altisonante Memento audere semper, ricordati di osare sempre). Sempre nel corso del Grande Guerra gli italiani misero in azione i primi sub che, mettendo a frutto creativamente la tecnologia limitata dell’epoca, agirono coraggiosamente nelle acque dei porti militari austriaci. Anticiparono i più noti assaltatori del mare della seconda guerra mondiale, che a nuoto (gli Uomini Gamma) o a bordo di barchini esplosivi e siluri a lenta corsa (SLC, i mitici "maiali") misero in seria difficoltà la potente flotta inglese nel Mediterraneo.
Come si vede, quello degli incursori di Marina è un corpo speciale che vanta un passato nobile e un presente importante, evidenziato nella nuova edizione.
L’impegno dei subacquei del GOI negli scenari operativi all’estero e nelle operazioni di peace keeping che tuttora proseguono in Libia ad esempio, rende questo libro un lavoro tuttora aperto, in divenire. Sicché, rispetto a quanto i nostri continuano a fare "in diretta", in varie parti del mondo, resta comunque parziale perché superato continuamente dai fatti, anche l’aggiornamento della parte relativa alle missioni internazionali e a quelle "coperte", che vengono svolte "in silenzio".
Più definite risultano invece la storia del Raggruppamento e le informazioni relative all’addestramento, durissimo e selettivo e all’equipaggiamento, progredito e sofisticato.
Per quanto mi riguarda, violando le regole del mestiere che vieterebbero ai giornalisti di parlare in prima persona, voglio segnalare agli appassionati di storia militare i motivi di interesse di questo volume soffermandomi su alcune tra le ragioni che me lo rendono familiare. Accennarne, infatti, aiuta a mettere a fuoco alcuni contenuti del lavoro di Mario Bussoni.
Mio padre, a Pescara, ha diretto l’istituto di formazione nautica intitolato a Raffaele Paolucci, il medico-assaltatore che nell’autunno 1918, con Raffaele Rossetti, affondò la corazzata austriaca Wien nel porto di Pola, in un’operazione subacquea di coppia che anticipava le imprese del reparto incursori della Regia Marina nella seconda guerra mondiale, la Decima Flottiglia MAS.
Una forza d’elite quella, senz’altro la più efficiente di tutte le marine nel conflitto, ricostituita nel 1947 con la sigla Maricentrosub, nel forte spezzino del Varignano. Dello Stato Maggiore di quella nuova formazione ha fatto parte uno zio paterno, ammiraglio in pensione tuttora vivente e nel 1940 ufficiale sommergibilista.
In una visita al Museo delle Bandiere, nel complesso del Vittoriano a Roma, ho avuto la sorpresa di vedere formarsi un capannello di visitatori attratti dalle spiegazioni che davo a mio figlio, davanti ai reperti esposti, tra i quali un SLC e lo scafo del MAS 15, che il 10 giugno 1918 ha silurato e affondato la corazzata Santo Stefano al largo di Premuda. La sorpresa è stata anche per i presenti, su mia indicazione hanno verificato che quel battello è di semplice fasciame: un coraggioso guscio di legno, condotto con determinazione e perizia nautica, ha mandato a fondo un gigante d’acciaio.
E che commozione, per tutti, nell’ottobre 1984, durante la cerimonia dello sbarco nel porto di Bari delle salme di 42 componenti dell’equipaggio del sommergibile Scirè, affondato ad Haifa nell’agosto 1942. Era l’unità sottomarina che portava gli incursori a ridosso dei porti in cui penetrare. A lento moto, 24 camion scoperti trasferirono nel Sacrario ai Caduti Oltremare le "cassette" avvolte nel tricolore. Quegli uomini di mare lasciavano idealmente il testimone ai loro eredi, gli incursori del nuovo millennio.
La Marina si fonda sulle sue tradizioni, ma non vive solo di ricordi. È una forza armata rivolta costantemente al futuro: le imprese di ieri sono la base delle azioni di domani, al servizio del Paese e, non sembri anacronistico, al servizio della pace. In mare, il "nemico" è l’unità avversaria: si affondano le navi e si salvano gli equipaggi. Non è altro che questa la consegna di ogni marinaio.
Incursori, oltre la leggenda. Un secolo di storia delle forze speciali della marina militare italiana
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