Indaffarati
- Autore: Filippo La Porta
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2016
Le nuove generazioni, i nativi digitali sempre connessi nel condividere ogni cosa, e le alienazioni che le nuove possibilità di comunicazione pericolosamente comportano, sono il tema di “Indaffarati”, un pamphlet edito da Bompiani, nel quale Filippo La Porta sostiene intellettualmente e politicamente la generazione dei nostri figli e le loro scelte. L’autore, saggista, critico letterario, apprezzato musicista jazz, nonché padre, in questo suo ultimo lavoro ha rivolto la sua attenzione ai giovani, al loro mondo fatto di idee e di informazioni che si sviluppano in rete, costantemente indaffarati tra le amicizie virtuali e i social, in quest’era “postumana” (la fine della civiltà), come è stata definita da alcuni autorevoli sociologi.
“In questo senso la nostra non è affatto un’epoca incolta e molti giovani non sono per niente apatici e intellettualmente pigri. Casomai mi appaiono, nel bene e nel male, indaffarati, come tenterò ora di spiegare”.
Davvero i nostri figli sono come vengono descritti dalla classe politica? Ignoranti, sfaticati, bamboccioni e choosy? La volontà dell’autore, in una vera e propria difesa d’ufficio, è di comprendere ed esporre le motivazioni sociologiche, politiche e culturali dei tempi che viviamo e che vivono i nostri ragazzi, in netto contrasto con chi sostiene che siano “una massa beota e acritica”, perché chini perennemente sui loro smartphone. Sono invece indaffarati, attivi, quindi tutt’altro che passivi nelle loro condivisioni (sharing) di idee, di letture, di viaggi, di coworking. Mettono in pratica le idee, alcune, scrive Filippo La Porta, che “la mia generazione ha solo teorizzato”, perfino vivendole.
Un esempio è stato Occupy Wall Street: nel tentativo di attaccare il cuore del capitalismo, Occupy ha fallito, ma la condivisione in ogni angolo del mondo ha posto al centro del dibattito pubblico il tema dell’ineguaglianza. Si può ben dire, quindi, che le nuove generazioni danno più peso all’esperienza, “all’etica vissuta più che alla cultura libresca”. La cultura non è più solo erudizione, come è stata per le precedenti generazioni, strumento di potere e di carriera, ma viene vissuta come una formazione personale.
La mia generazione, quella dei post sessantottini, scrive l’autore, è quella che ha letto di più nella Storia: i giovani leggono meno ma non si tratta, per questo, di un imbarbarimento. Cambia lo stile conoscitivo, alla lettura si sostituisce la visione, più veloce, perché i nostri giovani sono diversi e meno disincantati rispetto a noi che cercavamo la coerenza aderendo ad un’ideologia. Oggi, essi richiedono “una coerenza credibile”, guardano alla veridicità di chi professa, alle persone autentiche, più che alla verità delle idee.
“Siamo stati una generazione di sindacalisti dell’esistenza, dotati di abilità retorica, insuperabili nel gestire un dibattito e nel manipolare le parole. Tanto che oggi chi di quella generazione è stato cooptato nella classe dirigente è bravo a parlare tutti i linguaggi: quello del potere e quello del contropotere, quello del regime e quello dell’opposizione!”
La generazione dei loro padri ha sempre creduto che la cultura umanistica fosse indispensabile per formare cittadini consapevoli, educati e civili. Oggi non si è più sicuri che sia stato e sia effettivamente così. Nel Novecento, la civilissima Europa, culla della filosofia, della arti e della letteratura, vide nascere e prosperare il nazismo e le sue leggi razziali. A volte la cultura è stata impotente, “se non complice con l’inumano”.
I nostri giovani, viene da chiedersi, hanno forse compreso davvero la Storia, i tradimenti ed i fallimenti delle ideologie, e in loro forse si potrà intravedere, in un prossimo futuro, la speranza di un nuovo umanesimo. “Indaffarati” è un saggio analitico, utile, una lettura piacevole. Un confronto tra due generazioni che aiuta a comprendere meglio chi siamo e quanto la paura di cambiare e il desiderio di cambiare, che necessariamente si intrecciano, non riescano a trattenere il desiderio di ogni generazione di sognare di rivoluzionare il mondo.
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