Io sono il Nirvana. La storia di Kurt Cobain
- Autore: Andrea Biscaro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Un romanzo, una storia, una vita, la verità. O forse un delirio ad occhi aperti? Kurt Cobain, rock star della musica pop internazionale, è l’inquieto protagonista del nuovo romanzo di Andrea Biscaro, “Io sono il Nirvana”, edito da Caissa Italia, Bologna, a ottobre (206 pagine, 14 euro).
Andrea è una vecchia conoscenza di Sololibri (“Un canto glamour in punta di coltello” 2018, "Il cuoco dell’inferno" 2016, "Cromo", "Sangue d’Ansonaco”), sebbene vecchio non sia l’aggettivo giusto, dal momento che deve ancora doppiare la boa dei 40 anni. Boa, invece, arriva quanto mai a proposito, visto che i natali ferraresi non gli hanno impedito di trasferirsi dalla pianura all’Isola del Giglio (e anche e Varazze), dove scrive con lo sguardo rivolto al mare. Noir molto neri, narrativa storica, libri per ragazzi: scrive e compone, visto l’impegno anche come musicista. Col suo gruppo folk-pop SecondaMarea ha pubblicato quest’anno il quinto album.
Non a caso, Caissa Italia è anche un marchio musicale, nato nel 2002 per editare libri sugli scacchi, proprio così, pubblicazioni specializzate nel gioco antico come il mondo. Si è poi orientata verso altre discipline, linguistica inclusa e diversi sport, compreso il golf. Una casa editrice quanto mai versatile quindi ed anche giovane, visto che non ha festeggiato ancora la maggiore età.
Editori multitasking, decisamente adatti allo scrittore ch’è impossibile restringere in una classificazione rigida. È molto più semplice lasciarsi andare senza opporre resistenza alla sua scrittura aggressiva, schizzata: periodi secchi, anche brevissimi, che imprimono alla lettura una cadenza ritmica, si può dire musicale. Risuonano come accordi di rock duro. È narrativa psichedelica, in acido, come lo stato di alterazione-alienazione in cui versa il protagonista, Cobain in persona, strafatto da una vita che sembra avergli dato tutto senza lasciarli niente. A nemmeno trent’anni, Kurt decide di farla finita ed è a questo punto che il fraseggio scandito di Andrea Biscaro risuona come uno sparo. Le cronache di un quarto di secolo fa riportano che Kurt Cobain (Aberdeen 1967-Seattle 1994) si è sparato un colpo di fucile alla testa, ma tanto si è aggiunto e troppo si è fantasticato sulle cause della morte.
La sua fine è materia da fiction e i curatori hanno aggiunto del loro, indicando “romanzo storico” in copertina. Niente di tutto questo, invece e nemmeno un’inchiesta sul suicidio del rocker, sul decesso controverso.
Si tratta di una biografia motivata, una ricostruzione del percorso di vita di Cobain, ad opera di un appassionato competente, qual è Andrea. Ma non basta, perché i contenuti horror, il macabro e anche il soprannaturale che si incontrano nei lavori dello scrittore musicista sono presenti anche in questa nuova produzione narrativa del Biscaro-pensiero, che potremmo definire doppiamente sonora: sotto un primo aspetto per lo stile, musicale, di cui si è detto e sotto un altro per lo sviluppo della trama, che riprende vita, arte e miracoli rock alternativi del cantautore americano che ha rivoluzionato la musica di fine Novecento.
Difficile accennare a una sintesi della trama, degna di una recensione tradizionale. Siamo al cospetto di un lungo piano-sequenza narrativo, a forte connotazione psicologica, che ricostruisce i percorsi alienati della mente turbata di un pur eccezionale artista, giunto ad uno snodo esitale della sua esistenza. Il talento ti dà il talento ti toglie, la celebrità ti solleva la celebrità ti abbatte, anche la stampa ti monta e ti smonta. La droga aggiunge, la droga sottrae. Gli abusi eccitano, gli abusi annientano.
A suo modo, il romanzo di Andrea è ambiguo. Come minimo è doppio. Vive sulla dialettica successo-fallimento, piacere-dolore, esaltazione-depressione. Non sfugge a questa regola Kurt stesso, che alla fine sembra sdoppiarsi in Bob, il suo alter ego specularmente opposto, che lo accompagna verso la scelta fatale.
Ci guariamo in faccia come due vecchi amici. Come due sconosciuti.
E stai a vedere che il Nirvana del titolo è un “doppio”, a sua volta. Cita per un verso il celebre gruppo rock fondato da Cobain, allude per un altro alla condizione psicologica descritta dalle religioni orientali, buddismo e induismo, in cui coesistono una pienezza di sensazioni piacevoli e contemporaneamente un’assenza totale di emozioni.
Mi piace la sincerità mi manca la sincerità. Conclude Andrea Biscaro.
Mi piace lamentarmi e non fare nulla per migliorare le cose. Ammette.
Mi piace sapere che le donne sono generalmente superiori e naturalmente meno violente degli omini, mi piace la consolazione di sapere che le donne sono l’unico futuro del rock’n roll.
Sembra il manifesto di una nuova ideologia. Possibile che sia solo un romanzo?
Io sono il Nirvana. La storia di Kurt Cobain
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