L’ampolla scarlatta
- Autore: Monique Scisci
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
La copertina de L’ampolla scarlatta (Ciesse, 2012) di Monique Scisci mi ha subito colpito insieme alla descrizione della scena iniziale, contenuta nel prologo, che si presenta estremamente suggestiva, delicata, appena pronunciata, con quel tocco di leggera fiaba che non guasta. La scrittura dell’autrice è sin da subito misurata, paziente, dotata di una dolcezza capace di infondere calma.
La protagonista di nome Aurora è pronta per sposarsi con quello che considera l’uomo della sua vita ma dopo poche pagine, assistiamo inermi al disfacimento di questo sogno: Riccardo muore in un incidente stradale e per lei inizia l’inferno.
La location in cui è ambientato il romanzo è Morgex, un comune valdostano e fin da subito è chiara la familiarità della protagonista con radure e foreste come si evince anche dai suoi stessi sogni, iniziati da bambina, dove corre in un bosco a notte fonda per incontrare uno splendido esemplare di lupo bianco, accanto al quale si sente piacevolmente protetta.
Le descrizioni caratteriali dei personaggi sono consistenti e realistiche. Questo ci permette di immaginare facilmente e senza intoppi gli attori di questa storia e di addentrarci subito nell’atmosfera misteriosa e segreta che si respira sin dalle prime pagine.
Aurora è introversa, timida, chiusa, non ama la mondanità, è riservata e alle persone può risultare antipatica perché la sua riservatezza viene spesso scambiata per snobismo. Ama perdutamente Riccardo che considera il compagno perfetto, attratta dalla sua determinazione e forza e soprattutto da quell’alone di mistero che ha sempre percepito in lui, come se una parte del suo essere fosse cautamente nascosta. Dopo la sua perdita, affronterà un periodo di dolore e abbattimento fisico che la condurrà a subire una serie di cambiamenti fisici inspiegabili, come l’aumento dell’altezza, quello della fame e la percezione di essere molto più inquieta ed aggressiva. A tutto questo mistero si aggiunge anche la comparsa di un personaggio strano ed impenetrabile: Evan Patterson, che si presenta come un’improbabile amico del padre.
L’autrice è brava ad inserire sin da subito elementi carichi di mistero distribuendoli tra i vari personaggi che sbucano dal nulla come se niente fosse. Solo Aurora sembra non conoscere ancora la verità mentre intorno a lei, lentamente, si delinea un mondo tanto affascinante quanto estremamente pericoloso: quello dei vampiri.
Tutto ruota intorno ad un’ampolla scarlatta che il dottor Callegari, il medico di Aurora, le consiglia per guarire dallo stato di malessere nel quale è piombata dopo la tragedia. Tutti le dicono che quelle gocce sono dei tranquillanti ma con il passare del tempo, ben presto comprenderà che la consistenza di quell’intruglio somiglia molto di più al sangue che ad una medicina. Ci sono molti colpi di scena, sapientemente distribuiti che evitano una lettura noiosa, anche se alcune parti, eccessivamente descrittive, colpevoli di rallentare il ritmo, potrebbero essere eliminate.
Aurora è sicuramente il personaggio meglio riuscito, l’autrice le dona carattere e consistenza. E’ molto intelligente, dotata di intuito e nonostante si renda conto di essere sola in quella situazione difficile e carica di segreti, dove sono gli altri a tramare contro di lei, riesce a non abbattersi e ad affrontare ciò che ritiene pericoloso senza alcun aiuto. Alcuni personaggi come Callegari o i genitori di Riccardo sono palesemente strani. Il loro aspetto fisico è inquietante, sembrano fantasmi pallidi e spiritati, con gli occhi vitrei e privi di consistenza. Questa consapevolezza innescherà nella testa di Aurora una serie di dubbi sull’identità reale delle persone che la circondano e la condurrà a scoprire una terribile verità che riguarderà anche lei in prima persona. Nel frattempo lotterà, barcamenandosi tra l’odio e l’amore nei confronti di quell’ampolla, il cui contenuto sembra essere l’unico in grado di calmarla.
La presenza di Evan la solleva in parte dai suoi timori e dalle sue inquietudini ma la naturale fiducia che sente di provare nei confronti di quell’uomo verrà più volte messa in discussione a causa del mistero che lo contraddistingue, fino a quando Aurora non verrà messa a conoscenza di una parte della verità, quella che riguarda la sua vera natura. E’ un vampiro originario e questo comporta una notevole responsabilità e soprattutto la certezza che l’Ordine ha tutte le intenzioni di eliminarla.
L’autrice suddivide i vampiri tra originari, più feroci e privi di controllo, nati dall’unione tra un umano ed un vampiro e quelli indotti, esseri umani divenuti vampiri grazie al classico morso vampiresco. Su entrambi vige il volere dell’Ordine, una loggia costituita da vampiri millenari che decide le regole da seguire e chi deve vivere o morire. Gli originari sono considerati un pericolo per la convivenza tra esseri umani e vampiri, perché la loro fame e la loro assenza di controllo sono una seria minaccia per la pace sino ad allora mantenuta. Aurora è un originario e questo metterà in serio pericolo la sua esistenza, ma questo non basta. Monique Scisci decide di rendere la vita della sua eroina ancora più problematica, inserendo anche la trasformazione che il suo corpo e la sua identità stanno subendo a causa del passaggio dall’essere umana al diventare una vampira a tutti gli effetti.
In questa rocambolesca avventura nella quale ci saranno fughe per l’Europa e coinvolgimenti che vedranno la partecipazione di Maya, sorella della protagonista e di Federico, un vecchio e sincero amico, il rapporto tra Aurora ed Evan crescerà lentamente, costituito da sguardi penetranti e scosse sottopelle inaspettate. L’autrice accenna sommessamente a questo rapporto che inizialmente è soltanto marginale ma che col tempo diventerà un punto centrale del romanzo.
Il ritmo continua ad essere incalzante, importanti e sconvolgenti scoperte si susseguono l’una dietro l’altra ed è necessario prestare la dovuta attenzione per seguire gli itinerari follemente descritti e le vicende che ne scaturiscono perché i colpi di scena riescono a tenerti sulle spine, senza permetterti di distogliere l’attenzione a tal punto che spesso viene da chiedersi cos’altro succederà e immediatamente si è gettati in ulteriori diramazioni della storia che è impossibile prevedere.
Realistiche ed intense le descrizioni in cui Aurora perde i sensi, realizzate con particolari dettagliati e quasi tangibili. Viviamo con la protagonista le sue stesse visioni, descritte con coinvolgimento e passione, rendendole estremamente vive. Altrettanto emozionanti i momenti in cui mette fuori un coraggio impensabile, che neanche lei credeva di avere. L’aiuta anche la sua nuova identità di vampiro che la rende più forte e determinata e soprattutto la telepatia, che è il risultato del legame così stretto che la unisce ad Evan. Egli non è solo un vampiro ma è anche il lupo che Aurora sogna sin da bambina e che ha vegliato su di lei per tutta la sua esistenza. E’ forte e radicato il legame che intercorre tra loro, è dotato di una natura unica, intima e privata. E’ emozionante scoprire da quanto tempo Evan, sotto forma di lupo, la proteggeva senza che lei sapesse nulla. Uno splendido lupo bianco, dalla pelliccia morbida e folta che a suo modo non l’aveva mai abbandonata.
“In qualche modo sentivo come se quei momenti fossero esclusivamente nostri, intimi, per questo inconfessabili.”
Nonostante la delusione dovuta alla scoperta che in quella folle storia di vampiri sono coinvolte tutte le persone che lei conosce e di cui si è sempre fidata, Aurora non riesce a non credere alle parole di Evan, qualsiasi cosa lui le dica. La sua fiducia è totale come lo è l’attrazione che sente verso quell’uomo che le pulsa sottopelle, le scorre nelle vene e che risveglia il lato più istintivo ed animale, facendola sentire completamente preda di sensazioni incontrollabili e mai provate prima.
L’autrice riesce ad unire perfettamente gli elementi più avventurosi a quelli in cui sono i sentimenti a prendere il sopravvento, senza che questo diventi sinonimo di ostentazione o di romanticismo fuori luogo. E’ come se il lettore in prima persona si rendesse conto che nonostante sia evidente il trasporto emotivo tra Evan ed Aurora e nonostante potrebbe essere emozionante assistere allo sviluppo della loro storia d’amore, sia più giusto seguire le tracce misteriose e segrete lasciate per tutto il percorso della storia, sperando in una felice conclusione. Anche perché per quei momenti di passione, a cui l’autrice è fin troppo brava ad alludere, ci sarà sicuramente tempo.
Il linguaggio, non privo di qualche sbavatura, risulta consono a raccontare gli avvenimenti e i pensieri, diventando come un ininterrotto abbraccio che cattura l’attenzione di chi legge, se ne prende cura, tenendola al caldo, fino alle ultime pagine, impedendo che si raffreddi, naturale conseguenza di una perdita di interesse. Ma ciò non accade perché più si va avanti, più la storia si apre verso scenari imprevedibili, coinvolgendo miriade di personaggi che non renderanno facile la sopravvivenza di Aurora e di quelli che intendono aiutarla.
L’ampolla scarlatta è prima di tutto un fantasy che si dedica anima e corpo al mondo dei vampiri ma è anche una storia d’amore e soprattutto una lotta per la sopravvivenza che comporta la scoperta di una nuova identità. Un vero e proprio processo di accettazione che viene snocciolato fin nell’intimo più profondo, sia psicologicamente che fisicamente perché l’autrice non ci fa dimenticare neanche per un attimo che Aurora è prima di tutto un essere umano che da un momento all’altro scopre di essere destinata a diventare un vampiro. Senza essere ridondante e senza calcare la mano su elementi che potrebbero risultare già detti e ridetti, Monique Scisci riesce a creare una storia non originalissima ma capace di incuriosire e di avvicinare anche il lettore meno propenso al mondo dei vampiri.
Con naturalezza e con un tocco di classe, sintomo di silenziosa consapevolezza, assistiamo alla storia di Aurora senza che nulla ci venga spiattellato in faccia, urlato o condito di improbabili e stancanti clichè. I combattimenti tra vampiri sono descritti senza esagerazioni, e anche la loro fisicità e modus vivendi sono sempre estremamente contenuti.
All’autrice va il merito di aver parlato dei vampiri quasi senza averlo fatto, come fossero nuove creature a cui non siamo stati ancora abituati. Nonostante siano stati ampiamente sfruttati, con lei sembrano aver acquistato una nuova dignità ed essere tornati ciò che in realtà sono: esseri con poteri straordinari, capaci di nascondersi tra gli umani, di controllare la loro sete di sangue, pur di vivere una via normale. E’ questa credo la visione più adatta se si vuole scrivere una storia di vampiri e Monique Scisci lo fa. Crea un mondo perfetto nel quale umani e creature della notte convivono anche se questo non impedisce improvvisi spargimenti di sangue a testimonianza che per la pace c’è sempre un prezzo da pagare.
Mi è piaciuto molto il modo in cui l’autrice ha impostato il rapporto tra Aurora ed Evan, creando questo personaggio maschile così misterioso ed affascinante, perfettamente controllato, silenzioso a tal punto da vegliare su di lei di nascosto senza mai tradire la sua presenza. Non a caso la scena iniziale che vede Aurora da piccola correre nel bosco per raggiungere quel lupo bianco è una delle mie preferite perché in essa vi ho letto molte sensazioni che vanno dalla delicatezza, all’amore, alla cura e alla protezione. E’ un momento che ha qualcosa di dolce, intenso e primordiale. In fondo Evan ed Aurora si riconoscono ancor prima di un reale contatto tra loro, sono legati da un intimo e ancestrale bisogno di appartenenza. E’ intenso l’alone di segretezza che li circonda, quell’essere sempre sul punto di cedere da parte di lei che la rende terribilmente umana, istintiva e carica di passione per lui.
“Guardai la mia mano, intrecciata alle dita di Evan. Quel connubio appagava un bisogno inconscio e viscerale.”
Verso la fine del romanzo, i colpi di scena si moltiplicano di fronte ad un finale che non ti aspetti. T’immagini che tutto abbia un lieto fine ma non è esattamente così. Monique Scisci vuole ricordarci che sempre di vampiri si tratta e Aurora è ormai uno di essi.
Il finale, non solo apre la strada al seguito, intitolato Il segreto dell’ordine, ma capovolge i concetti di bene e male che fino a quel momento l’autrice aveva fatto di tutto per lasciare in equilibrio. Ho sentito nell’aria odore di cambiamento, che sposterà l’ago della bilancia verso quell’oscurità fino ad ora soltanto assaggiata e pregustata ma non ancora divorata.
L’autrice sembra sorridere mentre chiudiamo il romanzo e pensiamo che non ce l’aspettavamo proprio. Ed è proprio allora che ho immaginato di ascoltare una canzone con la quale ho visto Aurora allontanarsi insieme alla sua creatrice, congedandosi con un saluto ideale, piuttosto accattivante, che non fa altro che alludere a nuove ma soprattutto intriganti ed oscure promesse.
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