L’armata dei sonnambuli
- Autore: Wu Ming
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
L’epica contemporanea vede nel collettivo di scrittori che si danno il nome di Wu Ming una chiara affermazione di originalità nell’idea di costruire romanzi storici che abbiano la cadenza delle grandi narrazioni su eventi capitali nella storia dell’umanità. Eccoli alla prova con un romanzo-fiume che racconta fatti che fanno da retroscena agli anni della Rivoluzione Francese, a partire dal gennaio del 1793, quando Luigi XVI fu condotto alla ghigliottina.
“Salviamo il re” si sente gridare in mezzo alla folla silenziosa che accompagna il sovrano spodestato e da questa congiura per salvare la vita all’ultimo dei regnanti dell’Ancien Régime prende le mosse la lunghissima narrazione, che si snoda per quasi 800 pagine, dense di colpi di scena, di personaggi veri o creati dalla fantasia fervida degli autori, di invenzioni che muovono da eventi storici, più o meni documentati, in un mix fra romanzi di cappa e spada, fantasy, documenti di archivio, canzoni, pezzi di teatro.
Un complesso puzzle nel quale ritroviamo Marat, Danton, Robespierre, Hébert, Saint-Just, il Delfino, Maria Antonietta, Napoleone Bonaparte le cui vicende si intrecciano con quelle di un gruppo di realisti controrivoluzionari. Proprio questi ultimi tentarono, forse, di salvare il re e più tardi il Delfino, servendosi delle teorie portate avanti da un medico, probabilmente un ciarlatano tedesco, Mesmer, che aveva inventato una tecnica ipnotica.
Il suo seguace più fedele è proprio il protagonista del libro, con il sedicente pseudonimo di Auguste Laplace. Contro di lui un nemico implacabile, il poliziotto Armand Chauvelin (lo stesso nome del cattivo-giacobino nel celebre romanzo “La Primula Rossa” della Baronessa Orczy, bestseller per anni) e il rivale del cattivo Laplace, il medico “buono” Orpheé d’Amblanc.
Impossibile raccontare tutta l’intricatissima trama de "L’armata dei sonnambuli" (Einaudi, 2014). I racconti seguono diversi filoni che vedono numerosi protagonisti, tra cui l’attore italiano Leo Madonnet, che, allievo di Goldoni e suo fervente ammiratore, dopo aver incontrato il vecchio commediografo ormai agli ultimi mesi di vita a Parigi, vorrebbe farsene erede morale e da quel momento, quando pronuncia un’orazione funebre per la morte del Maestro, inizia i suoi guai con la giustizia che lo porteranno a vestire i panni di un personaggio della Commedia dell’Arte, Scaramouche, proponendosi come eroe e campione dei più deboli nei feroci momenti della rivoluzione sanculotta. Poi c’è il personaggio femminile, la popolana Marie Nozière, violentata da un nobile, madre di un bastardo, Bastien; la sarta Marie incrocerà i personaggi principali della vicenda, partecipando con coraggio alle lotte che le donne parigine affronteranno per affermare i propri diritti: ecco le celebri tricoteuses, che con i loro ferri da calza affronteranno grandi prove di coraggio sfidando la morte, spesso più determinate degli uomini nei “foborghi” dove i contrasti fra giacobini e realisti, fino al colpo di stato di Termidoro, mettono a rischio l’incolumità di tutti.
Il collettivo Wu Ming ha una grande padronanza della materia trattata e un uso intelligente dei diversi registri linguistici: le voci dei popolani, con l’uso di un dialetto tutto artificiale, mutuato dalla parlata dei sanculotti francesi, rende la narrazione evocativa ed efficace; c’è poi l’inserimento del dialetto bolognese, quello parlato da Leo-Scaramouche, ci sono i dialetti dell’Alvernia, dove va inviato dal Comitato di Salute Pubblica il dottor d’Amblanc per scoprire la ragione di numerosi casi di sonnambulismo e di ipnosi che hanno colpito alcuni cittadini e che può costituire un grave pericolo per l’incolumità della giovane Repubblica.
Un gran “pastiche” dove si alternano modi e linguaggi, fatti veri e ricostruzioni soggettive, antefatti e ricerche d’archivio, in un affresco corale che in alcune pagine si stenta davvero a seguire per l’eccessiva lunghezza, ma che, alla fine, costituisce un insolito scenario, un “backstage” degli eventi della Rivoluzione, per ricorrere ad una metafora contemporanea, che risulta per lo più convincente.
Un libro dedicato a lettori impavidi e fortissimi, comunque, scoraggiante per lettori in cerca di distrazione! Forse gli storici storceranno il naso, ma credo invece che ogni tentativo di ripercorrere la grande Storia sia da incoraggiare, in un paese, come il nostro, dalla memoria storica troppo labile e dalla conoscenza delle vicende europee sempre più lacunosa.
L'armata dei sonnambuli
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