L’odio. Una storia d’amore
- Autore: Emanuele Ponturo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Emanuele Ponturo, l’autore di questo piccolo noir, edito da Fermento nel 2011, è un avvocato penalista. La sua conoscenza della psicologia degli adolescenti incappati in un’infanzia difficile e caduti preda di fantasie morbose di tipo sessuale che sfociano nel delitto, per lo più feroce, si percepisce leggendo questo romanzo di grande attualità, la cui copertina riassume efficacemente il clima da fiaba, in un bosco innevato, che prelude alla tragedia incombente ed attesa.
Lo scenario è la periferia romana (zona Magliana), dove il protagonista, Stefano, ha trascorso l’infanzia e dove ha frequentato la scuola; qui si sono svolte le vicende che lo porteranno alla vendetta finale. Famiglia di modeste condizioni, madre morta di malattia, padre violento, insuccessi scolastici sono il mix nel quale matura la condizione di devianza il cui pretesto è l’amore-ossessione per la compagna Barbara, sorella maggiore del suo amico Edo, che lo deride, lo illude, lo respinge, lo condanna. Anni dopo, Stefano torna in quel quartiere nel quale si è costruito la sua infelicità e in una birreria conosce Monica, studentessa di psicologia, che gli ricorda la Barbara della sua adolescenza. Comincia una specie di romanzo epistolare, tali sono le lettere che Stefano lascia, anonime, sui tavoli della birreria: lettere poetiche, farneticanti, romantiche, nelle quali l’autore dà sfogo alle sue repressioni, indirizzando alla ignara Monica un amore che tocca la maniacalità e la follia. La ragazza, uscita da un rapporto sbagliato, frustrata da un percorso universitario fallito, alloggiata in una squallida stanza in condominio con amiche sfigate quanto lei, sogna il grande/vero amore e intravede nelle lettere del giovane un regalo della sorte dedicato proprio a lei, un risarcimento per una una vita che finora le ha riservato buone dosi di infelicità.
L’incontro tra due giovani già vinti dall’esistenza, birre, hascisc e periferia urbana priva di ogni appeal, sono la ricetta che prelude al finale, tragico e purtroppo atteso. La favola di Cappuccetto rosso che vorrebbe fungere da metafora non fa che rendere ancor più inquietante una storia di degrado urbano, morale ed umano al quale ci stiamo tragicamente assuefacendo.
Interessante l’alternarsi nei capitoli del libro di un linguaggio piano, mai violento o volgare, con le parti in corsivo che danno voce alle poesie/fantasie/ follie mentali del giovane Stefano, un po’ poeta maledetto e un po’ coatto di periferia. Una prima prova narrativa interessante, curata, attenta ai fenomeni giovanili spesso indagati con troppa fretta, compiacenza, superficialità.
L'odio. Una storia d'amore
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