L’ultima città dell’impero
- Autore: Gastone Breccia
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2022
Pensate una metropoli immaginaria, a metà tra la Costantinopoli del 1459, assediata dagli Ottomani e la Vienna del 1918, alla caduta dell’Impero asburgico. Collocata in un tempo misto tra il XV e il XX secolo, è la splendida e decadente Chrysopolis, la Città dell’Oro, protagonista del romanzo di Gastone Breccia intitolato L’ultima città dell’impero (Newton Compton, 2022).
È allo stesso tempo un libro di fantasia, di storia, di considerazioni sulla vita, sulle relazioni umane, l’amore, i rapporti di forza, la nascita e l’estinzione di civiltà e potenze. È anche una singolare novità, perché si tratta del primo prodotto narrativo di uno storico affermato e docente universitario. Ci siamo sempre fidati del Breccia valido saggista, abbiamo apprezzato e recensito i suoi testi precedenti. Una bibliografia copiosa quella del sessantenne livornese, appassionato di maratone, tanto letterarie che podistiche: tra gli archivi e i computer nel primo caso, in calzoncini, canotte e scarpette nel secondo, ma beneficiato dalle stesse endorfine di una fatica efficace una volta concesso il visto di stampi o tagliato il traguardo.
Il curriculum informa che il professor Breccia (juventino e appassionato di marineria, da buon livornese) è laureato in lettere classiche a Pisa, dottore di ricerca in scienze storiche, già ricercatore di civiltà bizantina, ora professore aggregato a Cremona del Dipartimento di musicologia e beni culturali dell’Università di Pavia.
Tiene corsi di storia militare antica, civiltà e letteratura bizantina. Esperto di teoria militare, guerriglia e controguerriglia, ha condotto ricerche sul campo in Afghanistan (2011) e Kurdistan (Iraq e Siria, 2015).
È componente del direttivo della Società Italiana di Storia Militare (SISM) e collaboratore fisso della rivista Focus Wars.
Ha curato il volume miscellaneo L’arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz (2009) e pubblicato molti saggi di argomento storico-militare, tra cui, per Newton Compton, La grande storia della guerra, Epidemie e guerre che hanno cambiato il corso della storia e Le guerre della Russia, scritti insieme ad Andrea Frediani. Con Gianluca Bonci Le grandi vittorie dell’esercito italiano.
Sulla pagina Facebook personale l’autore spiega che questo nuovo titolo è il primo romanzo:
Un’idea che ha aspettato anni prima di trovare le parole adatte, i personaggi e la trama.
Nella vicenda di L’ultima città dell’impero: una civiltà al tramonto. Una città sotto assedio. Un uomo grigio che si innamora e viene travolto dalla grande storia. Scoprirà che quello che importa è altro.
Parla di amicizia e abbandono, del demone della buona morte e di una donna ’con gli occhi di un demone che sogna’. Finisce come finisce ogni storia. Quello che conta è ciò che resta.
Che dire di più? Parecchio, sebbene non con la stessa lucidità di Gastone Breccia. Intanto, facciamo tesoro della nota di apertura, in cui chiarisce che ha scritto di storia e d’amore, in una città circondata dal nemico, un mondo che muore. Chrysopolis, come si è detto, è allo stesso tempo la capitale dell’Impero romano d’Oriente agli ultimi bagliori di grandezza e la Vienna di oltre quattro secoli e mezzo dopo: vi sono ibridate la geografia, i grandi eventi e il modo di vivere in una e nell’altra. Mura, paesaggio, contesto sono bizantini, ma si veste come cento anni fa, nei caffè si è serviti dalle kellerine, nei saloni delle feste si beve champagne e si balla il valzer.
Fuori premono centomila guerrieri, al comando del giovane sultano Mehemet II. Tutti marciano agitando stendardi, i rinforzi per i difensori arrivano da Genova e Venezia, l’imperatore Costantino è basileus secondo l’antica dizione ma gli si rivolgono dandogli dell’altezza reale, formula di rispetto molto moderna per un successore di Augusto. Se gli assedianti proiettano colpi di bombarde, arma da primordi dell’artiglieria, nelle acque navigano incrociatori corazzati, unità delle flotte del primo Novecento. Un mondo suggestivo quello creato da Breccia, che rende tutto curioso e intrigante. Per certi versi sembra di leggere Jules Verne e non è una censura ma un complimento.
Gastone Breccia ricorre al sempre efficace artificio letterario del testo ritrovato. In questo caso, consegnato al decano dell’Accademia di storia di Chrysopolis, una volta cessate le ostilità. È quanto resta del diario dell’amico Andreas Hoffmann, consigliere di prima classe in un Ufficio Centrale dell’Amministrazione imperiale. Note sulla vita privata e pubblica nei giorni estremi dell’assedio, fatti di cui è stato spettatore o protagonista.
Se Hoffmann è il Paolo Malatesta del romanzo, la Francesca da Rimini (o Isotta di Tristano o Elizabeth di Jane Austen) è la prinzessin Irene, la porfirogenita erede dell’imperatore Costantino. Hanno frequentato lo stesso liceo-ginnasio e Andreas, adolescente sognatore, l’aveva guardata da lontano con occhi innamorati, dedicandole versi che distruggeva subito dopo averli scritti.
Non appartiene a un volto di bambina la voce arrochita, ma inconfondibile, della donna che ritrova venti anni dopo, in una strada buia e spopolata della città.
Ha personalità, una volontà irresistibile: lo fissa gelida, lo afferra bruscamente con una mano per il bavero della giacca e lo attira a sé, mentre il mantello nero da cui è coperta si apre sul corpo nudo, sui seni perfetti color cenere.
Noioso, piccolo, vecchio studente. Avete riconosciuto la mia voce dopo tanti anni e meritate qualcosa in cambio.
È ubriaca, richiude su di lui il mantello, come le ali di un predatore notturno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultima città dell’impero
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