L’ultimo arrivato
- Autore: Marco Balzano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2014
Una storia con molti tratti veri e che ci riporta a solo poco più di cinquant’anni fa: ecco, in poche righe, un accenno al contenuto de “L’ultimo arrivato” (Sellerio, 2014), romanzo di Marco Balzano, giovane e talentuoso scrittore che da insegnante di liceo qual è, dimostra di stare facendo già molta strada, quella che lo ha condotto alla vittoria del Premio Campiello 2015. Il libro verte sul fenomeno dell’emigrazione minorile (bambini di dodici anni e anche meno) che si allontanano dalla terra natia, il Sud, per raggiungere il Nord insieme a un parente o un paesano.
Protagonista del romanzo è Ninetto Giacalone, da tutti conosciuto con il soprannome di “pelleossa” per l’estrema magrezza dovuta a una vita di stenti e povertà in terra natia. Nonostante la tanta fame e i disagi, il ragazzino cresce magro ma in salute. Chi, invece, soggiace alla malattia è la mamma di Ninetto, colpita da un accidente cerebrale, mai ripresasi completamente, quindi, per scelta del marito Rosario, condannata a trascorrere il resto della propria vita in un ricovero. Ninetto cresce così, un po’ sulla strada, un po’ con parenti ed amici ma chi gli è davvero vicino è il maestro Vincenzo che sa comunicare alla mente e al cuore del bambino tante notizie, tante conoscenze di cui lui è davvero assetato. Nulla sfugge al protagonista delle parole del maestro ch’egli considera come un amico, a lui addirittura più vicino del padre. Ma, dopo il colpo apoplettico della mamma, Ninetto, seppur “picciriddu”, è costretto a lasciare la scuola. Il padre non lo ostacola, anzi. Così ancor bambino, prima va a “travagghiare” nei campi poi lascia San Cono, il suo paese e, insieme a Giuvà, uomo semplice ma laborioso, inizia l’avventura verso il Nord. Li aspetta a Milano una vita in cui “ci si arrangia”, soprattutto per Ninetto che non ha ancora l’età per un lavoro in regola. Eccolo, quindi, a fare “il galoppino” guadagnando, in nero, i pochi soldi per sopravvivere e poi, a quindici anni, tutto cambia. A quell’età può entrare in fabbrica e sognare un futuro diverso.
Questo ricorda il protagonista quando ormai è un cinquantasettenne che mai avrebbe immaginato, da giovane, di ritrovarsi in carcere. Lì, trascorso quasi un decennio, negli ultimi giorni di detenzione, Ninetto racconta a se stesso ma, col pensiero anche al maestro Vincenzo, la sua storia di bambino, di ragazzo che diventa presto uomo. Questi, ormai marito e padre, aveva conservato in sé ancora il retaggio della mentalità del Sud ed è stato questo, purtroppo, in un momento d’ira e gelosia, ad avergli fatto commettere un gesto condannabile. Poi, eccolo a casa, ma com’è cambiata la vita in quei dieci anni di carcere, com’è difficile inserirsi in un ambiente di lavoro e, soprattutto, ricucire gli affetti familiari. Nulla sarà più come prima e, soprattutto, come quando era piccolo, povero ma con tante aspettative e fiducia nel futuro.
“La vera vita, per me, è stata quella di picciriddu, l’emigrazione a Milano e la sopravvivenza in quegli anni difficili. Quando è arrivata la fabbrica, invece, mi sarò pure sistemato, ma sono entrato in un tunnel buio”
Strano ma vero: ognuno di noi si sente quasi più realizzato fino a che ha poco ma sogna, mentre un lavoro monotono e meccanico quale quello della catena di montaggio in cui era impegnato il protagonista, appare inizialmente una realizzazione personale ma la ripetitività dei gesti quotidiani svilisce il lavoro e non favorisce alcun miglioramento a livello intimo e personale.
Il finale del romanzo ci mostra un Ninetto ormai libero che si ritrova davanti alle povere case in cui abitava appena giunto al Nord: ora lui non è più l’ultimo arrivato. Quegli edifici accolgono nuovi migranti venuti anche da molto lontano, poveri ma, forse, ancora ricchi di sogni.
L’ultimo arrivato di Marco Balzano si rivela davvero un libro ben scritto, con registri diversi che vanno dal linguaggio scanzonato e giocoso di Ninetto ragazzino, all’amarezza di un uomo non più giovane e segnato dalla vita. Un romanzo che ci riporta indietro, a fenomeni come quello dell’emigrazione che sono ormai diventati storia e che si ripetono, con altre popolazioni, anche al giorno d’oggi ma che ci fa pensare anche ad antichi importanti valori, quali i legami affettivi e l’istruzione, oggi forse non altrettanto apprezzati e rispettati. L’ultimo arrivato: un libro di grande umanità.
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