La Battaglia di Ravenspur
- Autore: Conn Iggulden
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
La saga della Guerra delle Rose è al termine. Non è una buona notizia per i fan di Conn Iggulden, ma i lettori affezionati al brillante scrittore angloirlandese di romanzi storici potranno ritrovarlo presto, di sicuro, con altri titoli e altri protagonisti seriali. A novembre 2016, le edizioni Piemme hanno distribuito nelle librerie l’ultimo episodio della rivalità mortale tra i Lancaster e gli York, “La battaglia di Ravenspur” (pp. 502, euro 19,90). Segue, nell’ordine, “Stormbird” (2014), “Trinity” (2014) e “Bloodline” (2015), dati alle stampe sempre dalla casa editrice del Gruppo di Segrate. In quattro romanzi e in due anni, tutto dunque sui decenni che nell’Inghilterra del XV secolo hanno visto passare la corona dalle teste dei Plantageneti ai Tudor.
Non sembri narrativamente scorretto - e non è affatto uno spoiler - rivelare che la contesa sanguinaria tra i due rami rivali plantageneti, York contro Lancaster, porterà all’affermazione di Enrico Tudor, dopo una serie di rovesciamenti di fronte e fortune. Henry, il conte di Richmond, è capostipite della dinastia reale che vedrà sul trono di lì a poco il figlio Enrico VIII e la nipote Elisabetta.
Già dal sovrapporsi di due Henrico coronati in un breve arco di tempo, si nota quanti nomi ricorrenti e complesse fasi alterne si susseguano in queste pagine della storia inglese, tanto da rendere arduo cogliere gli aspetti salienti del quarto segmento residuo della storia.
Quanti Riccardo, con la Rosa Bianca ed Edmund per la Rosa Rossa! Quanti Enrico, quanti Edoardo a capo delle casate e sotto gli stendardi degli schieramenti avversi di Casa York e Casa Lancaster (per fare il verso al Trono di spade). E quanti colpi di mano, rovesciamenti di sorti, voltafaccia, cambi di sopravveste con i colori araldici in campo d’armi. Troppe anche lì le battaglie, gli scontri, le scaramucce tra le fazioni opposte, da poterne tenere utilmente il conto.
Sarà meglio fare il punto, con l’aiuto dello stesso Conn Iggulden, del punto della vicenda nel quale ci hanno condotto i tre titoli precedenti. A proposito, Conn è nato a Londra nel 1971, ha insegnato per anni letteratura prima di dedicarsi alla scrittura, diventando uno dei maggiori autori di narrativa storica degli ultimi anni. I suoi libri sono tutti bestseller internazionali.
La storia. Siamo oltre la metà del 1500. Di nobiltà più antica, i Lancaster hanno regnato per tre generazioni fino alla malattia di Enrico VI. A quel punto il casato degli York, di lignaggio più recente ma di robusti appetiti, rivendica il regno a vantaggio di Edward, figlio di Riccardo di York. Il padre era stato sconfitto a Wakefield, ma Edoardo, con l’aiuto del conte Richard Neville di Warwick, passa di vittoria in vittoria nel 1461, ricacciando la regina Lancaster in Francia e tenendo prigioniero Enrico VI nella Torre di Londra.
La moglie di Edward IV di York, Elizabeth Woodville, mette a questo punto il marito in rotta con Warwick, che pur consentendo al fratello del re York di sposare sua figlia, tiene il sovrano in cattività. Finisce per liberarlo, ma per tutta riconoscenza Edward scatena i suoi contro Neville, accusato di tradimento e costretto a fuggire dall’Inghilterra con la figlia incinta e il genero George di Clarence.
Il re di Francia Luigi XI parteggia coi Lancaster per indebolire gli York e concede a Warwick e Clarence un esercito di mercenari e le navi per riportarli in terra inglese nel 1470. Lo sconfitto diventa così Edoardo, esiliato nelle Fiandre, che medita vendetta e, col fratello Richard, torna verso l’isola britannica sbarcando a Ravenspur e riaccendendo la mischia.
Intanto, in Galles, un ragazzo, Henry Tudor, nipote di Jasper (finalmente un nome nuovo) è cresciuto ed entra in scena… Il romanzo finisce mentre viene incoronato nell’Abbazia di Westminster, con un serto molto più ricco del semplice cerchio d’oro che i suoi uomini acclamanti gli avevano messo sul capo alla fine della battaglia di Bosworth Field, sottraendolo all’elmo di Riccardo III di York, caduto sul campo.
Henry, primo dei Tudor, è anche l’ultimo dei Lancaster e sposa Elizabeth, erede degli York (sempre lei: figlia, sorella, nipote, moglie e madre di re), ponendo fine alla contesa tra i due rami del casato plantageneta, ma estinguendolo e fondando il proprio. È il Drago rosso, simbolo esposto sui vessilli, Ddraig Goch in gallese e lo chiamano anche Mab Darogan, l’uomo del destino, che mette la parola fine alla Guerra delle due Rose.
La pace, dice Jasper Tudor, può anche essere frutto di sfinimento e io penso che la gente non ne possa più dopo trent’anni di guerra.
La battaglia di Ravenspur. La guerra delle Rose (Vol. 4)
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