La Strafexpedition
- Autore: Paolo Pozzato
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
“La Strafexpedition” di Paolo Pozzato e Alessandro Massignani (Edizioni Itinera Progetti, Bassano del Grappa, maggio 2016, pp. 416, euro 22,50) è arricchito da 110 foto in bianconero in un inserto al centro del volume e da 7 cartine nel testo.
La spedizione punitiva della primavera 2016, dalla prospettiva austriaca, un secolo dopo: un successo mancato per un soffio, con la pianura veneta ormai a vista e il nemico aggrappato agli ultimi rilievi dell’altipiano di Asiago. Un progetto fallito, ma per un niente, quello di infliggere una coltellata alla gola dello schieramento italiano, proteso verso l’Isonzo. L’offensiva delle truppe della Duplice Monarchia, dal saliente trentino verso la piana di Vicenza, venne arrestata pressoché in vista dell’obiettivo.
Mancò davvero poco alla Strafexpedition per mettere fine dopo appena un anno alla partecipazione italiana alla Grande Guerra o quanto meno a costringere le linee carsiche a flettere precipitosamente indietro, addirittura fino all’Adige, assumendo una difensiva obbligata. Strafexpedition (la traduzione è proprio "spedizione punitiva" dell’Italia traditrice) è il popolare nomignolo che ha il pregio di sintetizzare con efficacia la prolissa denominazione dell’Imperial Regio Alto Comando asburgico di
“offensiva di primavera dal Tirolo meridionale”.
I ricercatori di storia militare Paolo Pozzato, bassanese e Alessandro Massignani, vicentino di Valdagno, rivisitano un saggio da loro pubblicato nel 2006, sempre per i tipi Itinera, col titolo allora "Austriaci all’attacco!". In entrambi i volumi della casa editrice di Bassano, specializzata in testi sulla prima guerra mondiale, esaminano puntualmente quelle settimane, a cento anni dai primi colpi di cannone che caddero sulle posizioni italiane, da Rovereto all’altopiano di Folgaria, alle ore 6,00 del 16 maggio 1916.
I due autori confezionano una ricca ricostruzione, di fatto inedita, visto che le testimonianze sono quelle del "nemico", integrate o incrociate con quelle di fonte italiana, quando necessario.
Si va dai testi di Erich Saffert, alfiere volontario di guerra tra le truppe scelte di montagna, nella divisione Edelweiss, a quelli di altri ufficiali, i tenenti Joseph Loschnig, 3° Reggimento fanteria, Alfred Enrich, 1° Kaisershutzen ed ai diari di guerra del 47°, 59° e del 73° Egerlander, Reggimento di grande tradizione, composto da soldati in gran parte di origine tedesca e boema. Tutti reparti militarmente efficienti e motivati dal desiderio di infliggere la punizione dello spergiuro agli odiati Walschen Spaghettifresser (italiani mangia spaghetti), avendo il Regno d’Italia sconfessato solo il 4 maggio 1915, ad appena venti gironi dall’inizio delle ostilità, l’alleanza con Austria e Germania che durava da 33 anni, firmata nel maggio 1882.
Il lavoro dei due storici - entrambi ex militari, Pozzato alpino, Massignani bersagliere – ha un suo particolare rilievo per la rarefazione di approfondimenti storiografici su quella fase bellica nel fronte italiano sostanzialmente ignorata all’estero, a parte qualche poco informata citazione.
Il colpo di maglio si abbatté sulla I Armata, condotto con tecniche innovative (il fuoco concentrato di artiglieria con ottimi cannoni d’acciaio) e colpevolmente sottovalutato dal generale Cadorna, che non credeva ai segnali di un’offensiva austriaca raccolti dall’Ufficio Informazioni. La tenuta delle nostre linee era resa debole dal classico difetto di voler a tutti i costi mantenere le posizioni avanzate conquistate e dal "siluramento" del gen. Brusati. Era era stato esonerato dal Generalissimo proprio per lo schieramento inefficace e sostituito solo pochi giorni prima dal gen. Pecori Giraldi.
Inatteso anche un altro aspetto dell’iniziativa austriaca, che dimostrò come si potessero operare anche sugli altopiani attacchi massicci come quelli condotti dagli italiani sui più modesti rilievi carsici. Masse di combattenti operarono sfondamenti sui 2000 metri di altitudine, in una stagione ancora sfavorevole, sebbene i nostri riuscissero a tenere cime strategiche, come il Pasubio.
Se sulle prime la marcia degli attaccanti apparve inarrestabile, a giugno Cadorna avvertì il logoramento della spinta nemica, mentre riusciva a fare affluire i rinforzi dal Carso. Il 5 giugno il crollo austroungarico in Galizia davanti ai russi del gen. Brussilov richiamò sul fronte orientale i reggimenti migliori austroungarici e fece svanire qualsiasi progettato d’azione verso Vicenza.
Le conseguenze della Strafexpedition? Per gli austriaci, la fine di una condotta autonoma della guerra rispetto ai tedeschi, che furono costretti a dare una mano in Galizia e avevano sempre negato qualsiasi possibilità di successo alla spedizione nel Trentino, non foss’altro per la difficoltà di alimentare l’avanzata potendo contare solo su strade di montagna "impossibili".
Per gli italiani si trattò di un colpo durissimo, pagato pesantemente in termini di morti, feriti e prigionieri, ma se non altro la lezione venne appresa dai vertici militari: capirono di dover intervenire sulla preparazione degli ufficiali ed ebbero una prova delle doti di tenuta difensiva del soldato grigioverde.
Mancò solo un soffio alla vittoria austriaca, ma in quel soffio c’è tutto il valore delle truppe italiane.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Strafexpedition
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