La bambina che non doveva piangere
- Autore: Giuseppe Culicchia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
Fin dove può arrivare l’amore di una madre?
Fin dove si può spingere l’immenso affetto che la lega alle sue creature, fin dove la può portare questo sentimento unico e inattaccabile, inscalfibile, che non a caso da sempre è il simbolo dell’amore più assoluto e disinteressato che ci sia dato di conoscere? E soprattutto, può questo sentimento travalicare tutto, anche andare oltre l’etica comune e volare al di sopra del bene e del male?
Per Ada Tibaldi, questo amore è andato oltre la morte, oltre al dare la sua stessa esistenza, e probabilmente è andato oltre anche ai suoi stessi ideali. Perché Ada Tibaldi è stata la madre di Walter Alasia. La bambina che non doveva piangere (Mondadori, 2023) di Giuseppe Culicchia racconta la sua storia: quella di una madre legata per sempre al destino di suo figlio.
Walter Alasia, il ragazzo di vent’anni conosciuto tra i suoi compagni delle Brigate Rosse come “il compagno Luca”,
Walter, il ragazzo di Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”, che lasciata la scuola imbraccia il fucile, istigato e ammaliato dagli ideali dell’organizzazione eversiva che negli anni ’70 devastò l’Italia con una lunghissima scia di delitti e azioni efferate, un’organizzazione i cui membri furono accecati da una distorta, scellerata ideologia di giustizia ed equità sociale da perseguire anche con la lotta armata.
Walter, che in una fredda mattina del 15 dicembre del 1976 viene freddato mentre tenta di scappare dalla finestra dell’appartamento dei genitori, uccidendo nel suo disperato tentativo di fuga due poliziotti – secondo la versione ufficiale - che stavano semplicemente facendo il loro dovere, il maresciallo Sergio Bazzega e il vicequestore Vittorio Padovani, vittime innocenti dell’ideologia estremista.
Ma Walter non era solo “il feroce brigatista”, protagonista di proteste e scontri di piazza durante gli anni di piombo, uno dei periodi più bui e tormentati della storia italiana del dopoguerra, ma è anche il figlio affettuoso, il nipote giocherellone, il cugino amatissimo (Culicchia è infatti cugino di Alasia) che, come un fratello maggiore, condivide con l’autore gli anni felici dell’infanzia e della giovinezza a Nole, piccolo paesino della provincia torinese dove in estate, nella casa dei nonni materni, tutta la famiglia si riunisce e dove i giorni, per l’autore, si susseguono spensierati correndo nei prati con Walter, giocando agli indiani o a biglie. Oppure andando in giro per i paesini con la macchina di Ada, che scarrozza figlio e nipote cantando a squarciagola “I giardini di marzo” o andando a comprare le paste di meliga per la domenica, in una serena quotidianità che è quanto di più prezioso e caro emerge dalle pagine di questo libro.
Ecco, Ada. Ada, esattamente come suo figlio Walter, sempre la più allegra, la più bella, la più vitale fra tutti i suoi fratelli e sorelle; quella che, finita la guerra, trascina le sorelle per le sale da ballo della provincia e che riesce a strappare dal padre il permesso di mettersi il rossetto a soli 12 anni, Ada, che dopo aver patito la fame della guerra finisce sempre anche gli avanzi dai piatti altrui. Ada, che sposa Guido e si trasferisce a Sesto San Giovanni, la rossa Sesto, all’epoca uno dei centri più pulsanti di idee estreme ed eversive che, con il loro fascino oscuro, ottenebrano gli animi anche dei più puri, anzi, forse soprattutto di questi.
Ada a Sesto lavora in fabbrica, e subito si infervora per quelle idee di uguaglianza e giustizia, sposa la causa dei lavoratori, aderisce ai sindacati, è sempre in prima fila durante scioperi e manifestazioni, sempre a favore degli ultimi, degli operai, del proletariato. E quell’entusiasmo, quella voglia di cambiare il mondo, quell’esuberanza, Ada li porta anche a casa, e il piccolo Walter respira quell’aria, se ne nutre, e ne rimane ammaliato.
È infatti anche per l’esempio di Ada che il giovane Walter rimane affascinato da quelle idee che profumano di giustizia e di diritti, di libertà e di uguaglianza. Walter ne è conquistato, rapito, arrivando persino al limite estremo di abbracciare la lotta armata per difendere gli ideali in cui crede non solo lui ma anche la sua stessa madre, affondando sempre più in una spirale violenta e autodistruttiva.
Ma in questa discesa negli inferi Ada sarà sempre vicino a quel suo figlio così entusiasta ma allo stesso tempo così ingenuo, cercherà sì di metterlo in guardia da una scelta radicale e pericolosa senza però mai arrivare a chiedergli di rinnegare i suoi ideali, senza mai forzarlo a cambiare strada ma anzi sostenendolo e aiutandolo non solo moralmente ma anche materialmente.
Quello che ne esce è il ritratto di una donna, di una madre, che crede fermamente nei suoi ideali, una madre il cui amore verso il figlio e l’estremo rispetto per ciò in cui crede non viene mediato o temperato dal senso di responsabilità dettato dall’etica comune e che dovrebbe far della figura materna una sorta di guardiano inflessibile. No, Ada non è questo. Ada lascia a Walter tutti i suoi sogni, le sue idee, giuste o sbagliate che siano, gli lascia vivere il suo modo di perseguirle, lasciandolo libero anche di sbagliare.
È vero, non ci sono giustificazioni per chi, per i propri ideali, ha sacrificato non solo la propria vita ma anche quella di altre due vittime innocenti, e tutto questo Ada lo sa.
Ed è per questo infatti che sopravviverà a suo figlio solo pochi anni, anni scanditi dalla visita al cimitero a trovare il suo Walter tutti i giorni, anni in cui il suo cuore, cosi’ generoso, pian piano ma inesorabilmente si spacca, ogni giorno un pezzettino di più, devastato dal dolore, dalla pena, forse dal rimorso. Fino a quando non ci sono più state lacrime, né dolore, né giudizi, né vita.
La bambina che non doveva piangere (Mondadori, 2023) è tutto questo, un quadro di una famiglia prima serena, poi devastata dal dolore e dall’infame parte che la Storia le ha assegnato. Ma è anche la piccola storia di due anime, due anime gemelle, libere, appassionate e sognatrici che si sono trovate su questa terra a rivestire, quasi per caso, il ruolo di madre e figlio, unite fino alla fine da un destino implacabile.
Ma non è solo questo. Questo libro, naturale continuazione de Il tempo di vivere con te, incentrato sulla figura di Alasia, è anche l’unico modo che l’autore ha, oggi, per cercare di restare ancora un po’ insieme alle persone care che non ci sono più, un modo per risentire quelle voci, quel calore, per rivedere luoghi e volti cari.
Volti tra cui emergono, per la loro storia umana e dolorosa, quello di Walter e di sua madre, Ada, uniti per sempre nel bene e nel male.
La bambina che non doveva piangere
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