La battaglia della Somme
- Autore: Alessandro Gualtieri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2010
Prima delle battaglie, tutti i piani sono infallibili. Poi si scopre che i tanti “se” della vigilia non si sono verificati e che gli eventi non sono andati secondo le modalità studiate a tavolino. Allora, tutto va diversamente o precipita. Nessuna offensiva, però, ha mai avuto l’esito crudelmente infausto di quella britannica nel Dipartimento della Piccardia, a nordest di Parigi: oltre 20.000 morti e 39.000 feriti e dispersi nel solo primo giorno, il 1 luglio 1916, di quasi cinque mesi di operazioni. Il milanese Alessandro Gualtieri, cinquantenne ricercatore storico della Grande Guerra, ha ricostruito quella lunga carneficina nel volume “La battaglia della Somme. L’artiglieria conquista, la fanteria occupa” (settembre 2010, pp. 124, euro 16,00) pubblicato dalla casa editrice parmigiana Mattioli 1885 di Fidenza, nella collana Archivi storici.
Un libro per tutti, documentato ma non pedante, che centra l’attenzione soprattutto sulla condotta cocciuta, irremovibile, controproducente dei Comandi britannici e sulla tremenda prova sopportata dai combattenti di entrambi i fronti: quello inglese all’offensiva e quello tedesco, sulla difensiva.
Le prospettive iniziali erano favorevoli agli anglofrancesi. A quel punto del primo conflitto mondiale, nella terza estate di guerra, il settore del fiume Somme era considerato secondario dall’Alto Comando germanico e un attacco improvviso avrebbe sortito qualche effetto, ma i generali britannici fecero di tutto per mettere sull’avviso il nemico rispetto alle loro intenzioni. Un errore involontario, ovviamente, ma che costò vite come mai prima: un milione di uomini, nel complesso, a cominciare dai 21.300 caduti tra gli attaccanti, quel primo tragico luglio. Il giorno probabilmente più sanguinoso di quella guerra sanguinosa.
La battaglia frantumò ogni record: perdite, forze britanniche in campo, giornate di preparazione dell’artiglieria, bocche di fuoco in postazione. 1500 cannoni cercarono di spianare le trincee avversarie dal 24 giugno, un pezzo ogni venti metri, ma i calibri mancavano della potenza necessaria a distruggere le difese, misero in allarme i tedeschi sulla grande operazione militare in preparazione nella zona e riempirono il terreno di crateri, che ostacolarono le stesse truppe attaccanti.
Punta di diamante del progetto offensivo era la IV Armata del generale Rawlinson, che avrebbe dovuto attaccare i tedeschi lungo il crinale di Pozières. Sull’esperienza dagli scontri precedenti, il generale contestò l’estrema profondità imposta sulla carta allo slancio britannico, che nel caso dell’auspicabile successo avrebbe reso molto arduo riuscire a sostenere logisticamente la spinta di una fanteria tanto numerosa, per la distanza crescente dalle retrovie di partenza. Il generalissimo Haig ignorò le obiezioni e anzi raddoppiò addirittura la profondità degli obiettivi da raggiungere. Il comandante in capo britannico sognava di impiegare la cavalleria una svolta sfondate le prime linee col peso numerico degli attaccanti. Venne anche indebolito il bombardamento preparatorio, con le batterie costrette a ridurre l’impatto sulle prime difese, perché comandate a colpire anche i settori arretrati nemici.
Pur senza zaino, ogni fante all’attacco era gravato da una trentina di chili di equipaggiamento: uniforme, stivali, fucile, 220 proiettili, attrezzi da trincea, razioni extra, maschere antigas, pinze tagliatili, due granate e due sacchi a terra vuoti. Per questo e per evitare che si colpissero gli uni con gli altri venne dato l’ordine di avanzare al passo, senza correre, allineandosi in ondate ordinate.
Il 1 luglio, tredici divisioni di uomini di tutto il Commonwealth attaccarono simultaneamente, alle 7:30 del mattino. I lenti soldati britannici erano bersagli facili nella terra di nessuno. Il fuoco incrociato delle mitragliatrici tedesche, fino ad allora tenute al riparo dai bombardamenti, rese impossibile la penetrazione. Nel loro settore, a sud, i francesi non avanzarono, temendo il collasso dell’alleato sul loro fianco destro. Oltre 52.000 britannici sacrificati per strappare solo qualche trincea. Beaumont Hamel, uno degli obiettivi fissati dal generale Haig per il primo giorno di offensiva cadrà solo il 13 novembre, nella fase finale dei combattimenti.
Il 18 novembre 1916, la battaglia della Somme fece segnare la perdita complessiva di 420.000 soldati britannici, 200.000 francesi e 450.000 tedeschi. Dal punto di vista tattico, i cinque mesi si chiusero con una parziale avanzata inglese. Sotto l’aspetto strategico rimase invece insignificante e sotto quello psicologico si rivelò devastante. Per altri versi si trattò di una pesante lezione sull’assurdità di condurre sulla base dei concetti ottocenteschi di masse in linea una guerra che aveva messo in campo mitragliatrici, filo spinato, ricoveri in cemento e grandi esplosivi.
Ma un effetto sul nemico lo ebbe: costrinse i tedeschi ad abbassare il limite di età minimo per l’arruolamento da 19 a 16 anni e quello massimo addirittura da 39 a 60 anni.
Tra loro, alla battaglia della Somme partecipò il futuro dittatore Adolf Hitler che fu intossicato dall’iprite, il gas solfuro dicloroetile, e costretto al ricovero nell’ospedale di Beelitz.
La battaglia della Somme. L'artiglieria conquista, la fanteria occupa
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