Il soldato del Lèmerle
- Autore: Alessandro Gualtieri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Soggetto 1, Soggetto 2: il freddo tecnicismo della classificazione antropologica-forense non lascia spazio ai sentimenti. Ma dietro S1 ed S2 ci sono certamente due uomini, le loro storie, le lacrime delle famiglie che hanno pianto la loro morte in guerra, cento anni fa e un libro insolito, il racconto di un pietoso ritrovamento casuale. Lo hanno dato alle stampe, nel maggio 2017, le edizioni Polistampa di Firenze col titolo “Il soldato del Lèmerle. Un mistero lungo un secolo” (pp. 132, euro 14,00), autori lo storico e scrittore milanese Alessandro Gualtieri e il giornalista veneto Giovanni Dalle Fusine, entrambi specialisti della Grande Guerra.
Alla prima guerra mondiale riporta infatti la scoperta dei resti di due combattenti, inumati frettolosamente in una fossa superficiale, accanto a un’attuale strada carrabile sterrata sul Monte Lèmerle, nei pressi della selletta che precede la vetta del rilievo a sud dell’Altopiano di Asiago. È qui che le truppe italiane, nel giugno 1916, fermarono in extremis l’offensiva austroungarica di primavera, Strafexpedition, la Spedizione Punitiva, sul punto di sboccare nella pianura veneta.
Il volume ricostruisce la scoperta delle salme, due scheletri, anzi solo parti dei due corpi. Nella seconda sezione, prova a investigare sull’identità dei caduti, in una sorta di fiction storico narrativa dal titolo suggestivo:
“cronaca di una morte reale, immaginata”.
La scoperta dei resti è stata del tutto fortuita. Una troupe internazionale del canale satellitare History Channel era impegnata, con la collaborazione dello stesso Alessandro Gualtieri, nelle riprese di un documentario storico, sulle linee del fronte italiano della guerra 1915-18. La cosa curiosa è che l’argomento della puntata non era strettamente bellico: si interessava all’alimentazione delle truppe al fronte, per la serie De Gustibus. L’idea era di filmare l’affioramento dal terreno di resti metallici sopravvissuti al secolo di distanza dai fatti. Si era nell’inverno 2015.
Con un metal detector, Alessandro Gualtieri aveva avvertito la presenza di una cospicua massa metallica, a ridosso della carreggiabile, sotto la selletta. Nei pressi passava a suo tempo il tracciato di una trincea italiana, ma il ricercatore era scettico sulla possibilità di ritrovare un reperto significativo, visto che nei decenni precedenti la zona era stata battuta insistentemente dai recuperanti.
Con sorpresa, si vide affiorare un elmetto italiano, un Adrian modello 1915, dall’inconfondibile crestina sulla calotta. Sotto l’elmo, ossa di un cranio, denti e frammenti di pallottole. Avvertite le autorità, militari e sanitarie, tutto è rimasto sul posto per mesi, tra lo stupore degli stranieri della troupe, per la paralisi imposta dalla burocrazia italiana.
In definitiva, però, la stasi era dovuta alla mancanza delle risorse necessarie. Rimasto infruttuoso il tentativo di raccogliere con una sottoscrizione pubblica i fondi necessari (non più di 4.000 euro), è stato Alessandro Gualtieri ad accollarsi le spese dell’esumazione, refertazione dei resti e trasferimento nel Sacrario militare di Asiago.
Nel luglio 2016 ecco la campagna di scavo sul Lèmerle e la nuova sorpresa: dalla fossa vennero estratti anche pochi resti di un altro soldato, inumato insieme al primo. Vennero classificati Soggetto 1, certamente italiano e Soggetto 2, molto probabilmente austriaco, visti i bottoni inequivocabili di una giacca dell’imperial-regio esercito ritrovati nella sepoltura insieme alle schegge di un proiettile di artiglieria da 75mm.
Per quanto risulti un argomento macabro, l’analisi antropologica ha permesso di accertare che oltre a lesioni traumatiche i due corpi dovevano avere subito un grave rimaneggiamento post mortem, per uno scavo operato da ignoti prima del 1975. Il primo soggetto è incompleto, ma discretamente rappresentato: maschio caucasico tra 24 e 32 anni, statura di poco inferiore a 1,70 m. Lesioni nell’area nucale e mandibolare destra potrebbero ricondursi alla proiezione di schegge. Il secondo è largamente incompleto, maschio d’età compresa tra 16 e 20 anni, di statura intorno al metro e 70, con fratture alla tibia destra all’atto della morte, correlabili a un trauma gravissimo, quale l’esplosione ravvicinata di una granata.
Due nemici, accomunati dallo stesso tragico destino. È così che si può immaginare quella sepoltura.
Alessandro Gualtieri e Giovanni Dalle Fusine concludono in maniera commovente, con grande rispetto per i caduti di nazioni un tempo ferocemente belligeranti tra loro.
“Ci piace suppone che il Soldato del Lèmerle si sia volutamente fatto trovare; ha atteso per 100 lunghi anni il suo momento di gloria per passare da disperso a caduto, da cadavere abbandonato a eroe celebrato con gli onori militari in un giorno di festa nazionale”.
Quella guerra è stata inutile, come tutte le guerre. Che migliaia di giovani non siano potuti invecchiare a causa di una pallottola o di una scheggia di granata, deve fare da contraltare all’odierna indifferenza. Che i caduti del Lèmerle riposino in pace.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il soldato del Lèmerle
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