La congiura del doppio inganno
- Autore: Tiziana Silvestrin
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Tiziana Silvestrin, mantovana, il teatro e lo spettacolo, le lettere e la narrativa, l’intrigo nelle corti cinquecentesche, la storia e il giallo. Della scrittrice lombarda, la casa editrice di riferimento da sempre, la napoletana Scrittura & Scritture, ha pubblicato il romanzo più recente, La congiura del doppio inganno (giugno 2022, 372 pagine), sesto titolo della saga del capitano di giustizia Biagio dell’Orso.
L’autrice vive e lavora a Mantova. Entrata in una compagnia teatrale amatoriale, ha iniziato a scrivere commedie. Alla passione per la lettura, si è aggiunta la curiosità per la storia. Dopo aver vinto un premio letterario con un racconto ha pensato di mettere a frutto le sue ricerche per scrivere gialli storici. Da qui, mescolando fantasia e storiografia, personaggi reali e immaginari, è nata la serie: I leoni d’Europa (2009), Le righe nere della vendetta (2011), Un sicario alla corte dei Gonzaga (2014), Il sigillo di Enrico IV (2017), La Profezia dei Gonzaga (2018). Tutti pubblicati da Scrittura & Scritture nella collana Catrame.
Nei thriller storici di Tiziana Silvestrin ricorrono perciò Mantova e la sua Signoria, dignitari e popolani, i poteri della Chiesa e delle congregazioni religiose, oltre e soprattutto a un antenato degli investigatori di polizia moderni: il capitano di giustizia Biagio dell’Orso, un duro dal cuore tenero.
Affascinante ma introverso, intransigente con chi contravviene alle regole, mai disposto al compromesso, coraggioso e intelligente: è così che hanno imparato a conoscerlo i lettori delle cinque avventure precedenti.
Un carattere per niente scontato e molto sfaccettato, che lo ha esposto a circostanze sulle quali non si può essere espliciti, visto che non tutti possono aver letto i romanzi nella corretta sequenza cronologica di pubblicazione. Sono uno la continuazione dell’altro, dal primo titolo della serie con la vicenda degli amici scozzesi nella Mantova del 1582, ma si possono leggere anche indipendentemente, come gialli singoli.
Sta di fatto che il sesto episodio si apre a Palazzo Ducale, nel 1597, con un Biagio corrucciato e un duca per niente in vena di concessioni. Vincenzo I Gonzaga, non ha preso bene la richiesta del capitano di giustizia di lasciare la corte. Ha l’assoluto privilegio di decidere a chi affidare incarichi e a chi toglierli e non accetta di privarsi di un uomo come dell’Orso, a volte caparbio fino all’insolenza, ma fidato e giusto, benvoluto anche dai cittadini.
Stizzito, gli rende atto di comprendere le sue ragioni. I banditi ancora in libertà possono prendersela con Rosa. Gli assassini che non è riuscito ad assicurare alla giustizia, vorranno vendicare i complici, morti durante la cattura o imprigionati. Teme che quei vigliacchi possano minacciare la sua donna.
Una brutta storia aveva insanguinato qualche anno prima le campagne del mantovano. Un prepotente aveva fatto eliminare dai sicari un nobile parente e occupato il feudo, avviando una gestione pesante sotto tutti gli aspetti, che aveva esasperato la popolazione tanto da indurre i cittadini alla rivolta. Sulla successione del feudo, rivendicata anche dal duca Vincenzo, era stata coinvolta la corte imperiale.
Biagio intende trasferirsi a Venezia, ritiene che nella Serenissima non verrebbero a cercarli e soprattutto che Rosa sarebbe certamente al sicuro. Il Gonzaga è irritato, ma capisce le ragioni e si prende tempo, per scegliere un altro capitano di giustizia.
Si prospetta quindi una rinuncia all’incarico, di cui il nostro è stato valido esecutore ed eroe di cappa e spada, in questo ciclo di romanzi cinquecenteschi, redatti dall’autrice mantovana. I fan del capitano Biagio devono temere per il futuro? Di certo è lui che deve farlo - sebbene non per sé, saprebbe difendersi da quei banditi di strada - ma non può che preoccuparsi per l’amata Rosa.
È stata una decisione decisione difficile, gli costa molto lasciare Mantova e l’incarico prestigioso, ma è convinto che sia l’unica cosa da fare.
Prima, però, Eleonora de’ Medici, moglie del duca, lo convoca per chiedergli di risolvere un mistero che sta angosciando una delle dame di compagnia: la sorella è scomparsa.
Sarà la prima vittima a essere trovata barbaramente uccisa. Pugnalata e accoltellata, ma non stuprata, come sembrava in un primo momento. Non mancano altre morti, del resto tutt’altro che rare ed anche variamente efferate nelle storie di Tiziana.
I motivi di preoccupazione e agitazione si estendono all’imperatore asburgo Rodolfo II, in pena per la probabile rottura dell’impegno matrimoniale assunto da anni dal trono spagnolo.
Venezia, Padova e il Veneto sono sempre più vicini a Mantova, non perché si riducano le distanze geografiche, ma per il concretizzarsi di cattivi pensieri e pessime opere, che legano chi vive nelle une a chi agisce nell’altra.
Morti in Lombardia, morti in laguna. Tra i sospettati in terra Gonzaga c’è l’ex podestà, nemico giurato di Biagio. Nelle calli opera quello che oggi chiameremmo un serial killer: accanto ad ogni cadavere viene rinvenuta una berretta gialla, di quelle che gli ebrei sono costretti a portare come segno di riconoscimento.
È al lavoro Antonio Mocenigo, Signore della Notte al Criminal del Sestiere di San Polo, intricato appellativo per un incarico sostanzialmente da collega di Biagio dell’Orso, nella Repubblica del Leone di San Marco.
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