La cosa e altri racconti
- Autore: Alberto Moravia
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2012
Non si scrive più di Alberto Moravia o meglio, dei suoi romanzi e dei suoi racconti, mentre i libri in cui si parla del suo matrimonio con Elsa Morante e poi con la spagnola Carmen Llera vanno bene, così come pure quelli che narrano dell’amicizia con Pier Paolo Pasolini; l’ultimo è del 2022, il libro di Renzo Paris dal titolo Moravia e Pasolini. Due volti dello scandalo, che destò un grande interesse.
Mentre il Moravia romanziere viene visto da critici letterari quarantenni come uno scrittore sopravvalutato che sostanzialmente non può insegnare più nulla ai giovani che tentano la via letteraria. A parte che già il verbo “insegnare” per chi scrive è quanto mai discutibile, perché i grandi scrittori non hanno da insegnare nulla direttamente, per fini didascalici per chi inizia ad avere l’urgenza di mettersi davanti a un laptop per raccontare una storia. Poi lo scrittore è tornato in auge con Gli indifferenti, traccia dell’esame di maturità 2023.
Sarebbe interessante riscoprire il Moravia narratore attraverso questi racconti dal titolo La cosa (Bompiani 1983, ultima ristampa 2012), in cui lo scrittore scrive di due sue ossessioni: il sesso e l’inverno nucleare.
Il sesso non è poi una vera ossessione, è lo strumento con il quale Moravia entra in contatto con la realtà, sfuggente, monocorde, la chiave di accesso delle sue storie.
In questi racconti si respira ancora l’aria violenta degli anni Settanta del secolo scorso, il brigatismo rosso e l’eterno cordoglio di frange nere verso l’uomo che faceva arrivare in orario i treni, Mussolini, che tra un treno e l’altro si mise in combutta con Hitler, tolse ogni dignità agli ebrei in Italia, uccise o mise in carcere gente come Gramsci, nel 1938 emanò le leggi razziali, di fatto complice del nazismo e della sua Soluzione finale.
Il sesso di questi racconti è violento, e disperato, ma anche vitale per uno come Moravia, che si interessava di cinema e per anni tenne una rubrica fissa su L’Espresso, il settimanale allora considerato il fulcro di grandi inchieste.
Nel racconto La cintura troviamo una giovane donna borghese, con tutti gli impegni delle ricche signore, che spesso erano solo un modo per passare il tempo, dal momento che non avevano bisogno di lavorare e le donne manager in Italia arrivarono a metà degli anni Ottanta; ebbene questa donna trova la sua identità nella sottomissione al marito, nell’essere presa a cinghiate nei momenti intimi. In realtà questo sadomasochismo nel letto coniugale accadeva di rado, erano le fantasie della donna che ingigantiva quei momenti e quando si svegliava la prima cosa che notava era se la cintura del marito si trovava al suo posto, inserita nei pantaloni, o era rimasta per terra.
La maggior parte delle volte la cintura faceva il suo lavoro di accessorio maschile per tenere su i pantaloni e basta. Gli uomini nei racconti di questo libro sono spesso violenti, in loro si annida la paura recondita di essere gambizzati da un esponente del nucleo rivoluzionario (Moravia non metteva nella sua scrittura, quello che succedeva di tragico in quel periodo come il rapimento e l’uccisione del Presidente del Consiglio dell’epoca, Aldo Moro, nel 1978, n.d.r.).
Lo scrittore e critico letterario Enzo Siciliano su La cosa e altri racconti scrisse:
Spesso erano favole erotiche: il bene, il male, il destino, la paura e l’estasi, vi prendono colore di malia, o hanno bisogno di calarsi nell’esistenza di suffragi apertamente poetici come la splendida citazione da Baudelaire ne La cosa, questi nuovi racconti dello scrittore Moravia e che le qualità di uno dei massimi narratori del Novecento italiano.
Forse il compianto Siciliano aveva esagerato nei complimenti e lo scrittore Moravia era abbastanza lucido da trovarsi in difficoltà di fronte a lodi sperticate, perché almeno tre racconti, tra cui quello che porta il titolo del libro, ovvero La cosa, per chi scrive, forse perché permeato di “politicamente corretto” negli ultimi anni e con moralismi indotti, è stato arduo finirli a causa di situazioni erotiche francamente eccessive nei dettagli anatomici.
Poi tra le righe emergeva già la grande paura di Moravia per un inverno nucleare, possibile in ogni momento, perché i maggiori paesi del pianeta Terra sono tuttora proprietari di materiale letale come le bombe atomiche, che se sganciate, porterebbero alla fine del pianeta Terra, che diventerebbe una landa desolata e vuota. Tuttavia la vera narrazione di questa paura concreta - anche ancestrale - la si ritrova nei romanzi successivi, dove invece la trama erotica si sfilaccia, diventa poco importante dinnanzi al dramma della scomparsa degli esseri umani.
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