La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell’angelo sterminatore
- Autore: Matteo Strukul
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2014
Padova, inverno 1888. Nelle campagne infuria la pellagra, mentre in città le luci dei quartieri più signorili e ricchi stridono per contrasto con la bolgia del Portello, la zona più popolare e malfamata della città. Ed è proprio qui, al Portello, che al termine di una notte nevosa, viene ritrovato il cadavere straziato di una prostituta.
L’ispettore Roberto Pastrello capisce che le sue forze non basteranno a risolvere il caso e decide di chiedere la collaborazione di due detective d’eccezione: il giornalista investigativo Giorgio Fanton, massimo esperto del Portello, e il famoso criminologo Alexander Weisz, intuitivo, tormentato, affascinante.
Da quando, bambino, ha trovato sua madre uccisa da un assassino misterioso, Weisz ha giurato che non avrebbe mai più permesso che a una donna venisse fatto del male, ma il trauma dell’infanzia gli ha lasciato anche una pericolosa dipendenza dal laudano. Dopo qualche riluttanza l’irruente Fanton, allegro e conviviale, molto abile nelle risse, e Weisz, geniale e anticonformista, trovano accordo e affiatamento, aiutati non solo dall’ispettore Pastrello, ma anche da Erendira, meravigliosa gitana, cartomante e prostituta, avvolta nel mistero dei suoi occhi blu in cui è impossibile non perdersi. L’assassino, però, continua a colpire finché Weisz coglie un primo collegamento negli omicidi: tutte le vittime hanno il nome di un fiore...
La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell’angelo sterminatore (Mondadori, 2014) è un thriller storico dello scrittore padovano Matteo Strukul, che in questo romanzo mitiga gli influssi pulp a cui ha abituato il pubblico con i suoi due romanzi in cui la protagonista è la killer Mila (pubblicati da edizioni E/O nella collana Sabot/Age) per tuffarsi in una narrazione nera, atmosfere gotiche e nel rosso del sangue che macchia la neve dell’inverno a Padova.
Una fotografia della Padova del 1888 squassata da contrasti sociali, dalla voragine che divide i pochi ricchi e i molti poveri, che si accentua dalla città governata da gente di buon nome, alla campagna dei braccianti fustigata dalla pellagra. Il romanzo affonda le sua radici anche nella storia della criminologia e propone proprio grazie a questa, precise disamine del fenomeno degli assassini seriali.
Leggendo La Giostra dei Fiori Spezzati l’eco del passo di giganti come Edgar Allan Poe e Arthur Conan Doyle - i padri del noir - e di autori a noi più vicini cronologicamente come Carr, Lansdale e Moore è a dir poco inconfondibile. Si capisce che l’autore stesso è un lettore "forte" poiché padroneggia elementi classici del genere rendendoli propri, nel segno di un’impronta personale che esula dalla semplice e sterile riproposizione di un leitmotiv che piace e che in passato ha funzionato.
Lo strano trio a cui Strukul affida le indagini è composto da Roberto Pastrello, poliziotto scaltro ed esperto, Giorgio Fanton (che è anche la voce narrante della storia) giornalista gioviale, viveur, campione di scazzottate e Alexander Weisz, alienista e genio. Il personaggio di Weisz rappresenta un omaggio sia al genio di August Dupin, il capostipite di una schiera di investigatori nella letteratura creato da Edgar Allan Poe - appare per la prima volta nel racconto I Delitti della Rue Morgue, francese, povero e triste ma anche un cavaliere dell’ingegno fertile capace di risolvere intricati misteri - sia al genio di Sherlock Holmes creato da Arthur Conan Doyle, un genio estremo, con cui l’alienista condivide la dipendenza da sostanze psicotrope; nel caso di Holmes cocaina e morfina, nel caso di Weisz il laudano.
Altro omaggio è quello del personaggio che è oggetto della caccia del trio di investigatori, l’Angelo Sterminatore, che si aggira a Borgo Portello dilaniando i corpi della prostitute, proprio come Jack lo Squartatore che in realtà non squartava ma sventrava le sue vittime, proprio come l’assassino seriale de La Giostra dei Fiori Spezzati.
E poi c’è Erendira la bella zingara che tiene il cuore di Giorgio Fanton stretto nel pugno, figura avvolta nel suo fascino straniero e da strega.
I punti di forza di questo romanzo sono senz’altro i personaggi ben caratterizzati, anche se per me Pastrello non ha un grande fascino, almeno non come Weisz e Fanton, ma potrebbe essere anche una cosa voluta. Il Worldbuilding, come direbbero i recensori più scafati, Strukul descrive la Padova del 1888 in modo meraviglioso, profumi, sapori, atmosfere del tempo e poi sogni, amori, incubi e vizi degli abitanti, la descrizione di quell’umanità palpitante sottopelle di Borgo Portello non appesantiscono la lettura ma la arricchiscono fino ad immergerci completamente e a camminare al fianco di Giorgio Fanton. Credo che questo sia il risultato di uno studio accurato dell’autore che gli ha premesso di muoversi con sicurezza nella Padova del 1800 e quest’idea me ne fa apprezzare ancora di più la qualità. Altro punto di forza è la lingua, elaborata ma mai stucchevole al servizio della narrazione. Strukul mi ha davvero stupito per il suo modo di gestire i vari registri linguistici;,capace di passare da una prosa poetica per le descrizione della città a una più pulp e tarantiniana descrizione degli omicidi.
In sostanza La Giostra dei Fiori Spezzati è un romanzo che mi è piaciuto parecchio, mi ha stupito il che è raro e rappresenta per quanto mi riguarda una perla rara o nera, termine forse più appropriato visto il genere a cui appartiene, della proposta editoriale italiana di questo momento.
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Contrariamente alla più comune letteratura italiana, ho trovato questo romanzo di Matteo Strukul "La giostra dei fiori spezzati" un buon tentativo di emanciparsi dalle consuete atmosfere italiche, pur rimanendo geolocalizzato nel paese di origine.
Infatti in questo romanzo la vicenda si svolge a Padova fine Ottocento, dove, all’indomani di un efferato omicidio di una prostituta, tre uomini, l’ispettore Portello, lo studioso e combattivo criminologo Alexander Weisz e il giornalista Giorgio Fanton si mettono sulle tracce di questo Angelo Sterminatore, che troppo da vicino ricorda il rinomato Jack lo Squartatore.
Nulla di particolarmente originale, ma lo stile, talvolta anche un po’ ampolloso, dell’autore e le sue descrizioni così minuziose di ogni angolo del Città lo rendono un prodotto di gradevole e piacevole lettura, e di buon livello.
“Ci sentivamo invincibili. Ma non lo eravamo. Ci sentivamo innocenti. Ma non lo eravamo. Ci sentivamo sinceri. Ma non lo eravamo.”