La mia scuola
- Autore: Papa Francesco
- Genere: Scuola
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
La pubblicazione del testo “La mia scuola” da poco giunto in libreria anche in formato e-book riassume il pensiero di papa Bergoglio che si rivolge come educatore alle famiglie e alla scuola in generale.
Il volume è curato da Fulvio De Giorgi, ordinario di Storia della Pedagogia, che ha riunito tanti pensieri del papa tratti dalle sue omelie non in ordine puramente cronologico bensì in gran parte tematico. Dalla maggioranza dei testi che spaziano di argomento in argomento emerge un riferimento profondo a Gesù Maestro che è guida, oggi più che mai, nell’azione educativa.
Il libro ci fa conoscere un Bergoglio calato nella realtà: così egli racconta la sua vita prima come allievo in scuole cattoliche e statali e poi come insegnante. I ricordi di papa Francesco partono dalla frequentazione della scuola dei Salesiani che ha dato una notevole impronta alla sua educazione e ai suoi pensieri. Dai racconti del pontefice emerge un ambiente fatto di serenità ma anche di riflessione e dell’abitudine di privarsi di qualcosa per darlo ai bisognosi. In queste parole ritroviamo già quel papa Francesco ormai così conosciuto, quell’uomo per il quale la tenerezza e la generosità sono alla base della vita quotidiana.
Non sono questi pensieri di un vescovo che ha solo approfondito gli studi bensì anche del Rettore di una Facoltà di Teologia in Argentina e di un grande pastore: da professore qual era, Bergoglio sapeva trasformarsi, ogni sabato, nel miglior catechista e poi compagno di giochi dei bambini. Un curriculum di docente ed educatore di tutto rispetto ancor più significativo perché vissuto verso la fine degli anni Sessanta in concomitanza dei subbugli dovuti al movimento giovanile studentesco e, al contempo, della chiusura del Concilio Vaticano II.
Molti sono gli argomenti trattati nel libro. Innanzitutto la scuola attraverso gli occhi di Sant’Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, ordine cui il Santo Padre appartiene.
“Sant’Ignazio e i suoi compagni avevano capito che Gesù insegnava come realizzare un’esistenza con un senso profondo e che doni entusiasmo, gioia e speranza. Avevano capito che Gesù è un grande Maestro e modello di vita.”
Educare è un grande atto d’amore: così il papa si rivolge in particolar modo agli insegnanti e ai genitori. Per far ciò bisogna “uscire da se stessi” e accompagnare i bambini e i ragazzi nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro servizio. Esso deve essere pervaso di magnanimità, sempre con cuore grande, senza paura. Non si intende “magnanimità” solo per le cose importanti, ma anche per quelle quotidiane, con il cuore aperto, insieme a Gesù, nella contemplazione di Gesù. Nell’educare è importante mantenere un equilibrio, da un lato muovendosi “nella cornice della sicurezza” dall’altro entrando nelle “zone a rischio”. Da ciò si deduce che educare non è facile, che questo è un cammino che ogni giorno pone davanti a nuovi traguardi spesso assai ardui nei confronti dei quali non va persa, però, la Speranza.
Gesù Maestro ci dà molti insegnamenti e tra essi “la via della povertà”. Cristo si è fatto uomo per arricchirci non in denaro ma in spirito: ecco un pensiero - cardine dell’educazione. Ci si arricchisce nell’animo per maturare anche se papa Bergoglio non disprezza il denaro. Ne accetta l’uso se per scopo utile alla comunità, di aiuto per le tante necessità mentre rifugge ciò che è superfluo.
Ogni frase, ogni pensiero è pervaso dalle stesse parole: “compassione, tenerezza, condivisione”, tutte tratte dall’esempio di Gesù Maestro. La crisi educativa di questi ultimi decenni è vista dal pontefice come un’opportunità. Purtroppo, date le difficoltà a livello generale, questo è il periodo della disillusione, della rassegnazione, del pessimismo. Questo modo di sentire porta ad una sorta di paralisi dell’intelligenza e della volontà, oppure ad una sorta di fuga simile al “lavarsi le mani” di Pilato. Il papa vede nella scuola e, soprattutto nelle Università, una via di speranza poiché tali Istituti ricoprono il prezioso ruolo di apertura di nuovi orizzonti nella società. Pone inoltre l’accento sulla velocità che caratterizza il nostro oggi: Internet, gli aerei veloci e tanti altri mezzi sono assai utili ma si avverte una grande necessità di calma, anche di lentezza. Con questo termine si intende saper riflettere, saper attendere con pazienza non per fermarsi inutilmente bensì per trovare il tempo di ricucire e ricomporre.
Ecco uno fra i brani conclusivi:
“Cari Fratelli, se non formeremo persone capaci di riscaldare il cuore alla gente, di camminare nella notte con loro, di dialogare con le loro illusioni e delusioni, di ricomporre le loro disintegrazioni, che cosa potremo sperare per il cammino presente e futuro?”
Una frase importante, che fa riflettere. E da parte di chi educa... “Proveremo Santità”.
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