La mia vita
- Autore: Friedrich Nietzsche
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Adelphi
Singolare questo libro, perché ci riporta un Nietzsche giovane, non un’autobiografia nel senso classico, ma un insieme di scritti autobiografici che il filosofo iniziò a compilare a 12 anni.
Siamo abituati al Friedrich iconoclasta, disincantato espositore della genealogia della morale che distrugge a fondo ogni mistificazione, in primo luogo, quella cristiana. Qui ci ritroviamo di fronte a un bambino che per molti versi è simile ai bambini di oggi, che aspetta con trepidazione il giorno di Natale, l’abete addobbato, i doni sotto l’albero, la messa con i cori, che si alza alla mattina e si fionda letteralmente nella stanza dei regali… Un bambino che si affida a Dio nel bene e nel male, che si emoziona ascoltando un requiem, non solo per quello che l’arte musicale può dargli, ma anche per il messaggio religioso che riesce a trasmettere. Un bambino che, quando gli muore il padre e, a poca distanza, il fratellino piccolo, pensa subito a come verranno accolti nelle braccia dell’Eterno e che riesce, con questo pensiero, a mitigare il dolore delle perdite. Un bambino che, imbevuto dell’atmosfera religiosa che ha respirato nella casa dell’infanzia (non dimentichiamo che suo padre era un pastore), ad un certo punto medita di seguire le orme del genitore e di consacrarsi a Dio.
Fino ai primi vent’anni, Nietzsche elabora il suo “abbandono” spirituale e pian piano arriverà a meditare a fondo sul senso e sulla Verità di questa sua fede, fino a rinnegarla del tutto.
Il libro non arriva a trattare della scoperta di Wagner da parte di Friedrich, scoperta che enorme influenza avrà nel resto della sua vita; ma già da questi primi anni ci si rende conto di quale percorso il filosofo stia per intraprendere: filosofia, musica, ragionamento, disincanto.
Dicevo che questo Nietzsche è un bambino come quelli di oggi? Non proprio. Stiamo parlando dell’Ottocento, di una famiglia di un pastore protestante, dove la cultura ha un ruolo centrale, e non si può rimanere colpiti dalla differenza dei regali che il piccolo Friedrich si aspetta di trovare sotto l’albero di Natale: pantaloni, sì, ma anche libri; e non fiabe e storie da “Piccoli brividi” ma la storia dei greci, o il Don Chisciotte.
A cosa giocava Nietzsche da bambino? Erano gli anni della guerra russo-turca e i giochi vertevano sulle fortezze, sulle armate, sulla geografia dei campi di battaglia, sui nomi dei condottieri. Un altro suo divertimento erano le composizioni poetiche; e quando dico “divertimento” non uso eufemismi: gli piaceva scrivere poesie!
La lettura di questo libro mi ha fatto ricordare due cose: i tempi dello studio, con la voglia di imparare e di creare connessioni tra le nuove conoscenze acquisite; e la voglia di abbandonarsi a un Dio che pensa a tutto. Penso siano questi i due cardini attorno cui ruotano i primi anni dell’autore.
Non posso però fare a meno di riportare queste poche strofe, rappresentative della ricerca che Nietzsche non mette mai da parte, il se stesso più autentico:
“Uno specchio è la vita
Riconoscer se stessi
In esso riflessi
È la cosa più ambita”
La mia vita. Scritti autobiografici 1856-1869
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