La nuova favola di Amore e Psiche di Liliana Manetti

Ne "La nuova favola di Amore e Psiche" Liliana Manetti evoca una leggenda intessuta di mistero e tenerezza. L’autrice, infatti, in questo suo breve romanzo tratteggia il destino di un amore del nostro tempo ispirato alla vicenda narrata nel II secolo d.C. da Lucio Apuleio ne "Le Metamorfosi". Complice la passione dell’autrice per la statua di Amore e Psiche di Canova, la storia sembra fluttuare in un tempo sospeso, tra passato e presente.

In un richiamo continuo al mito si muove la protagonista Kiyomi, sedotta dall’arte tanto da subirne il fascino attraverso la sindrome di Stendhal. Dopo essere stata abbandonata, inspiegabilmente, da Den Loto, l’uomo di cui è innamorata, Kiyomi rimane chiusa, di notte, in una libreria. Tra le pagine della favola di Amore e Psiche scopre una consonanza emotiva e speculare, impara che la metamorfosi è il miracolo di tutti gli innamorati. Kiyomi lotta per riabbracciare Den Loto e per scoprire il motivo che lo ha allontanato da lei.

In un continuo slittamento temporale tra leggenda e realtà, tra passato e presente, si snoda una tenera storia d’amore narrata con stile leggiadro.
La nuova favola di Amore e Psiche, edito da L’erudita, è raccontata tra pennellate poetiche e un’atmosfera rarefatta. I capitoli sono stati assimilati a haiku da Costanza Inglese. Proprio come i brevi componimenti poetici giapponesi, infatti, ogni porzione di testo è raffigurata con vivacità e immediatezza.
Liliana Manetti, poi, attraverso studi condotti sul mondo nipponico, restituisce al lettore schizzi sapienti degli usi, dei costumi e delle tradizioni locali. Come in altri suoi scritti l’autrice descrive una protagonista femminile tenace, forte, che anela alla felicità senza compromessi. Una nuova Psiche che non si arrende al destino, non ha paura di svelare il mistero, ma vuole scrivere la propria storia.
Memore dell’analisi della psicologa statunitense Carol Gilligan, come evidenziato nella prefazione di Eva Cantarella, l’autrice narra di una donna audace che si oppone a una gerarchia maschile precostituita.