La prigione di cristallo
- Autore: Nicola Mariuccini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Una prigione di cristallo, che ingabbia una donna, Vicky, e un paese, la Grecia dei colonnelli, e li schiaccia sotto una violenza domestica, politica e sociale, che reprime, reiterata e sottile - quasi normalizzata - e che sembra togliere fiato e speranza.
Ma che cos’è un cristallo? Un solido a disposizione regolare, una rete - di silenzio - una fitta trama (richiamata in copertina dal grafico Marco Andrea Fichera) che può essere spezzata da una voce capace di rompere la catena.
Forse anche per questo l’autore, Nicola Mariuccini, sceglie il dialogo come forma narrativa ne “La prigione di cristallo”, (Futura, 2015) perché nei ritmi serrati della conversazione che svelano via via i dettagli della vicenda, in quella stessa struttura espressiva sta la via per l’inversione di rotta, grazie al potere liberatorio - e di presa di coscienza - della parola, che è già, per se stessa, una vittoria.
La protagonista Vicky chiama infatti spesso per nome Kostas, l’avvocato - suo ex compagno di studi, di lei innamorato - che la difenderà in giudizio dalle torture fisiche e, sopratttutto, psicologiche del marito, temuto ufficiale dell’esercito greco: un gioco di vocativi funzionale al narrare ma anche l’appiglio linguistico di una donna disperata in cerca di aiuto, perduta in una spirale di violenza che annienta, sullo sfondo di una Grecia piegata e repressa.
E il sociale resta in primo piano in questo parlare secco e ritmato, compatto e piacevole nei numerosi flashback, dove non c’è spazio per l’indugio sentimentale, sebbene sia proprio l’amore - per una donna, per un paese, per la libertà, per la poesia, più volte citata - a muovere la storia, animata da personaggi appena tratteggiati eppure, come prismi insondabili, complessi da decifrare. Un’opacità voluta, che amplifica il senso di smarrimento di un tessuto malato nella sua cellula primaria, la famiglia, rappresentativa, per sineddoche, di una società messa in pericolo da una cattiva politica.
Ma non sarà tanto il sacrificio a portare in sé il seme buono del riscatto. Sarà la forza della parola il filo invisibile, capace di spezzare la durezza del cristallo:
“Io conosco il male signor giudice, l’ho già provato, l’ho già pagato senza averlo mai fatto a nessuno, senza averlo mai voluto o pensato per nessuno. Io conosco il male ma lui, il male, non conosce me, per questo oggi sono più forte io”.
La prigione di cristallo
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