La prima indagine di Montalbano
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2004
I tre racconti di cui si compone la raccolta "La prima indagine di Montalbano" (Milano, Mondadori 2004) sono “romanzi brevi” che provocano tante suggestioni. I tre testi potrebbero, comunque, leggersi tenendo a mente un comune filo conduttore: l’operato strategico di Montalbano. Così dalla prima storia, Sette lunedì, dove l’esoterico si intreccia con il poliziesco, troviamo l’ispettore alle prese con un caso di follia, intrisa di fanatismo religioso, la cui decifrabilità rinvia a un approccio con la Cabala. Dal secondo, che intitola l’opera, ricaviamo notizie sulla sua carriera e vita privata. Egli è trentenne nel 1985 e svolge la funzione di vicecommissario a Mascalippa, immaginario paesino disperso tra i monti Erei, dove si sente a disagio per la specificità del paesaggio. In vista d’una promozione, vorrebbe essere trasferito in un posto rivierasco, dal momento che “lui era omo di mare”. Intanto a Catania s’incontra con Mery: un’amica di gioventù. Sarà lei, per via di uno zio influente, a intervenire per la sua nuova destinazione, Vigàta, per sua fortuna la sede dove presterà servizio in qualità di commissario. Da qui prende corpo la vicenda di Rosanna, una ragazza violentata e fatta abortire maldestramente. L’indagine, che si svolge tra le malvagità e le iniquità dell’intreccio mafia-politica, ci consegna l’immagine di un Montalbano anticonformista, insofferente verso le regole procedurali e incline a violarle pur di assicurare alla giustizia i colpevoli del reato commesso. Sorprende quando egli si ripromette di acquistare l’ultimo libro di Borges. “Borges, Borges” continua a ripetere. E si ricorda di “una mezza pagina”, “liggiuta tempo avanti” nella quale l’argentino racconta la trama di un romanzo giallo: due giocatori di scacchi, senza essersi mai conosciuti, casualmente si incontrano in un treno e, in ogni dettaglio, pianificano un delitto, ponendo attenzione a non essere sospettati. La voce narrante puntualizza:
“Borges scriveva insomma un soggetto plausibilissimo, logicamente concatenato, senza una crepa. Solo che alla fine lo scrittore metteva un post scriptum, una domanda, questa: e se l’incontro in treno tra i due giocatori non era stato casuale?”
Fino a quel momento, Montalbano non aveva minimamente pensato di porsi quella domanda. Ecco allora l’insegnamento:
“Quelle poche righe di Borges erano una grandissima lezione sul modo di fare un’inchiesta. E perciò macari in questo caso abbisognava farsi una domanda in grado di rimettere tutto suttasupra, tutto in discussione”.
L’attenzione sull’aspetto nevralgico della ricerca, quello della problematizzazione, del porsi cioè domande per andare oltre i dati disponibili e trovarne di nuovi, è fondamentale nelle strategie del nostro commissario. Anche il terzo racconto, che parla del finto rapimento di una bambina architettato da un mafioso allo scopo di ampliare il giro dei suoi affari, non resta estraneo alla fisionomia di un Montalbano acuto lettore di Borges da cui, appunto, sa attingere un particolare modo di pensare: scrittore amato perché “ti obbliga sempre e comunque all’esercizio dell’intelligenza”, fatto di “percezione “ e di “scelte” per “ragionamenti”,“deduzioni”, “comparazioni”, “esclusioni”. In questo e in altri sensi, dove l’inventività ha un’elevata gradazione, si trovano notevoli stimoli grazie ai quali il lettore può arricchire il proprio rapporto con il poliziotto più amato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La prima indagine di Montalbano
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Di solito le prime volte di uno scrittore non sono granchè, ma Cammilleri fa eccezione. Il commissario Montalbano è veramente un professionista
anche se ancora giovane.