La ragazza in giardino
- Autore: Marise Ferro
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2022
Elliot pubblica nella collana “Scatti” una nuova edizione de La ragazza in giardino (2022, introduzione di Francesca Sensini) di Marise Ferro, pseudonimo di Maria Luisa Ferro (Ventimiglia, 21 giugno 1905 – Sestri Levante, 2 ottobre 1991), scrittrice, giornalista, saggista e traduttrice, moglie in prime nozze dello scrittore Guido Piovene e in seconde nozze del critico letterario Carlo Bo.
Leggendo la biografia di questa autrice assolutamente da riscoprire, traduttrice di Simenon e Mauriac, Balzac e Proust, giornalista per quotidiani e riviste, scopriamo che il presente romanzo pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel febbraio del 1976 è in parte autobiografico.
Marise era infatti figlia di Giovanni Battista Ferro, di origini piemontesi, colonnello dell’esercito, e di Vilna Viale, figlia di un armatore ventimigliese e di una donna di origini francesi. La nonna materna, Sylvie Ré, aristocratica di Tolone, personalità forte, raffinata e anticonformista, era solita abbreviare il nome della nipote alla francese: Marise, con la “e” finale muta.
La futura scrittrice trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Ventimiglia, cittadina di frontiera, al confine tra Liguria e la Costa Azzurra in una villa con giardino sulla spiaggia dell’Asse, di proprietà dei nonni materni. Dopo tre anni all’istituto delle Suore Orsoline di San Carlo a Genova, dove si iscrisse per ottenere la licenza magistrale, la ragazza abbandonò gli studi regolari per continuare la sua formazione da autodidatta.
Nel 1911 i genitori di Maria Luisa si separarono dopo la nascita della seconda figlia, Silvana. Nel 1921, dopo la morte del nonno, la madre di Maria Luisa decise di trasferirsi prima a Bologna e poi a Roma, dove Marise scrisse il romanzo d’esordio Disordine (1932), vincitore del concorso per esordienti indetto da Arnoldo Mondadori, con cui intrattenne una fruttuosa collaborazione, mentre il suo ultimo romanzo, La sconosciuta (1978), vinse il Premio Stresa per la Narrativa.
Profondamente toccata dalla scomparsa della sorella Silvana, avvenuta nel 1979 in seguito a un incidente d’auto, Marise Ferro si ritirò a vita privata a Sestri Levante, dove ormai gravemente malata si spense i primi giorni di ottobre del 1991. È sepolta nella tomba di famiglia dei Bo.
Nei romanzi di Marise Ferro è sempre presente il tema della condizione femminile, una sincera riflessione sull’amore e sulla sessualità, e il tema della violenza all’interno dei rapporti familiari e affettivi.
Attraverso la figura di Laura, che trascorre l’infanzia a villa Bra con la nonna Leo, alias Lentina Bra, “donna avara e ricchissima”, Marise Ferro racconta la sua storia. Meravigliosa è la descrizione del giardino dalla vegetazione lussureggiante della villa, un po’ un Eden e un po’ una prigione per la ragazzina, che in questo luogo paradisiaco prospiciente il mare cresce in simbiosi con la natura, lontana da qualsiasi forma di vita sociale. Un giardino che forse esiste davvero e per la cui ispirazione l’autrice ha intrecciato il ricordo del giardino della villa dei nonni con quello di villa Hanbury, situato alla Mortola, una frazione del comune di Ventimiglia, in provincia di Imperia, realizzato da Thomas Hanbury, il quale dopo aver acquistato il podere della famiglia Orengo, situato alla Mortola, iniziò nel 1867 lo straordinario lavoro che rese la sua proprietà uno dei giardini più famosi al mondo, oggi proprietà dell’Università di Genova e aperto al pubblico.
“Era un giardino stupendo, quasi fiabesco, rubato all’avarizia di una terra dalla maestosa gentilezza, superba di linee, smagliante di colori, ma tutta di roccia. Sulla roccia nonna Leo era riuscita a edificare un piccolo paradiso terrestre”.
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