La rivelazione greca
- Autore: Simone Weil
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2014
Simone Weil, ebrea di nascita avvicinatasi in seguito al Cristianesimo, filosofa e mistica francese nata nel 1909 e morta in Inghilterra nel 1943, scrisse negli anni centrali della sua vita ovvero fra il 1936 e l’anno del decesso avvenuto in modo prematuro per tubercolosi, una corposa mole di scritti, appunti, articoli e traduzioni che la famiglia, insieme allo scrittore Albert Camus, volle che venissero pubblicate. In Italia il primo approdo è stato col volume intitolato "La Grecia e le intuizioni precristiane" e poi nel 2014 le ha raccolte Adelphi, con "La rivelazione greca", (pp.489) un libro prezioso e denso curato da Maria Concetta Sala e Giancarlo Gaeta.
Lei che sentiva vicino a sé e non solo a parole, le difficili condizioni delle fasce più umili e indifese della popolazione tanto da lasciare la sua attività prevalente, l’insegnamento, per fare l’operaia presso alcune fabbriche, la più famosa delle quali la Renault, comprese da vicino cosa significasse stare tutto il giorno alla catena di montaggio e condivise con i lavoratori le poche gioie, rappresentate da un magro salario e i tanti dolori.
Fu profondamente impegnata non solo dal punto di vista sociale, ma anche da quello politico (si associò ai repubblicani nella guerra civile spagnola e inoltre contribuì alla causa partigiana) e ciò che maggiormente la ispirò furono il pensiero, la cultura e i testi greci. Secondo il suo pensiero infatti solo i Greci e le loro opere, l’Iliade in particolare, i testi pitagorici, Eschilo, Sofocle, Platone, (quest’ultimo ritenuto un autentico mistico) consentono di accostarsi alle opere evangeliche, rivelando in tal modo la vera potenza del Cristianesimo in quanto tra le prime e le seconde c’è una sorta di continuità intrinseca. Come il Vangelo è l’ultima espressione del genio greco, l’Iliade ne è la prima.
Mentre gli occidentali sono geometri davanti alla materia, “i Greci furono geometri innanzitutto nell’apprendimento delle virtù”. Questo non significa che i Greci non siano stati esenti da nefandezze, in particolare quelle derivanti dalla guerra. Troia fu distrutta e arsa, come sappiamo, ma il punto centrale del discorso è che i Greci si pentirono. Le vicende raccontate da Omero nell’Iliade, definita da Weil “poema della forza”, sono la massima espressione dello spirito greco. L’Iliade mette sullo stesso piano amici e nemici. Un senso di equità, di giustizia e di amore molto forte che anticipa quello del Vangelo cristiano. L’Iliade si fa quindi opera miracolosa. La forza però dev’essere una forza d’animo che non spezza l’altro, che non lo avvince, ma lo eleva. Se è unidirezionale allora costituisce un problema. Colui che esercita la forza senza limiti smarrisce anche il senso di giustizia e finisce col diventare vittima della forza degli altri. Secondo Weil il forte non vince mai del tutto e l’Iliade riesce a esprimere anche debolezza, e di riflesso, uguaglianza.
Vincitori e vinti sono ugualmente prossimi, sono allo stesso titolo i simili del poeta e dell’uditore. Se c’è una differenza, è che la sventura è sentita forse più dolorosamente.
Di contro gli antichi Romani e gli ebrei sono considerati popoli del tutto privi delle stesse virtù greche in quanto i primi hanno creduto di dominare il mondo per “destino” e i secondi per il favore del loro Dio e dell’obbedienza ad esso. Disprezzavano i nemici, gli stranieri, soggiogavano i vinti. Non avevano misura, non avevano limite.
Non usa mezzi termini nemmeno per l’Odissea, definita “un’imitazione seppur brillante dell’Iliade” e l’Eneide di Virgilio invece “ricca di freddezza e cattivo gusto”.
Leggere Simone Weil può non essere di immediata e facile intuizione considerando la realtà contemporanea, dove gli egoismi sembrano prevalere. Ma il suo pensiero getta una luce proprio su questo, ovvero sulla realtà odierna, poiché la civiltà greca è molto più viva di quello che comunemente si pensa. Studiare o approfondire quest’ultima infatti dovrebbe essere vista più come opportunità di comprensione di quello che siamo e recuperare così certi valori che sembrano perduti.
L’ottima curatela contenuta ne "La rivelazione greca" facilita questo percorso di lettura attraverso le comuni note di richiamo a cui si aggiungono una specifica “nota sul testo” e un saggio realizzati dai due curatori, rendendo l’opera più organica e completa.
La rivelazione greca
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