La verità della suora storta
- Autore: Andrea Vitali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2015
Nella Bellano di sempre, all’inizio degli anni Settanta, hanno luogo le vicende de “La verità della suora storta” , romanzo di Andrea Vitali, (Garzanti in libreria dall’ottobre 2015).
A bordo della sua Fiat Millenove, il tassista Sisto Santo si ritrova, un caldo giorno di fine aprile, ad avere a che fare con una faccenda assai grave. Una donna, appena scesa dal treno ed intenzionata a recarsi al cimitero di Bellano, sale sul suo taxi ma, durante il tragitto, improvvisamente muore. Chi è quella donna di cui nulla si sa perché con sé non ha né una borsa né un documento?
Le indagini condotte dal maresciallo Riversi porteranno molto lontano nel tempo e coinvolgeranno tanti bellanesi: tra essi Sisto stesso, poi il prevosto, il notaio e altri ancora. Nella ricerca della verità, Riversi, accompagnato dal parroco e spesso anche dal tassista, incontra molte persone e fra esse anche “la suora storta”, quella religiosa che già Sisto aveva conosciuto in ospedale mentre andava a trovare Scatòn, il proprio padrone malato.
“…quella suora. Tutta storta. Una suora storta. Era come se avesse una esse nella schiena, come se avesse sempre davanti qualcosa e per vedere oltre dovesse piegarsi sulla sinistra”
Questo è il personaggio – chiave della vicenda anche se, fino all’ultima pagina il commissario ed i lettori insieme a lui vogliono saper di più circa la donna morta sul taxi. Come in ogni romanzo che si rispetti, le vite dei protagonisti sono legate da antichi vincoli di cui, però, in questa vicenda ambientata in anni così lontani e diversi dai giorni nostri, non si può neppure parlare a bassa voce. “La verità della suora storta” è una storia, quindi, pienamente calata da metà del secolo scorso in poi , in un periodo che non è poi così distante ma che, per usi, costumi, pensieri, è profondamente diverso dalla realtà dei nostri giorni.
L’abilità di Andrea Vitali sta proprio qui: nel ricreare con il suo linguaggio, con le descrizioni di ambienti e consuetudini, un mondo che sembra assai lontano ma che, per le tante peculiarità , ha un proprio fascino che è quello dell’antico, del ritorno al passato, a ciò che non c’è più.
Ne “La verità della suora storta” tanti sentimenti si contrappongono: l’accoglienza di un dono d’amore e la successiva, dolorosa rinuncia ad esso, l’ostentazione del potere di chi è ricco e la serena accettazione di una vita povera e mortificata, il rifiuto del dolore in chi ha tanto denaro e l’accettazione della malattia, anche la più deformante, in chi ha poco o nulla ma, per una semplice stretta di mano, sa sorridere. I capitoli brevi ma densi di significato e di avvenimenti, il linguaggio fluido con incisi dialettali completano l’opera e rendono più che piacevole il romanzo.
La verità della suora storta
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Eccovi qua di nuovo, cari amici del Dottor Vitali, fedeli visitatori del ridente paesino di Bellano! Siete pronti per la vostra gita nella (quasi sempre) tranquilla località lacustre? Sì? Partiamo! Se stavolta siete arrivati in treno e avete bisogno di un mezzo per raggiungere il centro di Bellano, cercate pure il Sisto, l’unico tassista del paese. Se non lo trovate a sonnecchiare nel suo taxi davanti alla stazione, vi basterà chiedere al Bianchetti, il gestore del bar: penserà lui a rintracciarlo.
Il Sisto è un ex meccanico che, alla morte del suo principale, lo Scatòn, ha cambiato mestiere, pur rimanendo sempre nell’ambito dei motori. Non che sia un lavoratore entusiasta, ma tutto sommato si è messo in riga, dopo avere rischiato di perdersi dietro a quei due scioperati, e neppure tanto onesti, del Saila e del Manina. Almeno, lui si è fermato prima di dover assaggiare la gattabuia.
Oggi, però, gli è capitato un caso a dir poco increscioso: un cadavere. Un’anziana signora deceduta durante il tragitto fino al cimitero. Non resta che avvisare il Poncia, il becchino, e il Maresciallo Riversi. Ma chi è questa donna, che non porta con se documenti? Non sarebbe di fondamentale importanza scoprirlo: se nessuno denuncia la sua scomparsa ne’ si presenta a reclamare i suoi pochi averi, invero soltanto i vestiti e una foto rinvenuta nella sua tasca, dopo pochi giorni potrà avere luogo il funerale. Il Maresciallo, però, prende a cuore il caso, più per sentimento che per dovere, soprattutto quando, dall’autopsia, si rileva che la donna ha avuto, nella sua vita, un parto. Riversi pensa al figlio che lui e sua moglie sperano di mettere in cantiere, e si chiede dove sia, e se esista ancora, quello che la misteriosa signora ha partorito. Forse la donna cercava lui, al cimitero?
Intanto è il caso di partire dalla foto, che ritrae la defunta, di diversi anni più giovane, in compagnia di un giovanotto e di un’altra ragazza. Ma, un momento: quel ragazzo non potrebbe essere il figlio del Notaio Agliati? E l’altra donna… ma sì: è proprio quella che tutti indicano come la “suora storta”! E quindi, visto e considerato che il “giovane” Agliati, che sicuramente sa molto di più di quello che vuole dire, si rifiuta di collaborare, non resta che andare alla ricerca della suora.
Più facile a dirsi che a farsi: sì, perché, contrariamente a quanto vorrebbero far credere le note di copertina, la suora storta è praticamente latitante. Più che “sempre indaffarata” sembra quindi assente, essendo stata trasferita molti anni prima. Adesso, fra l’altro, è anche malata: del resto, anche lei è piuttosto anziana. Il Maresciallo, però, vuole andare fino in fondo, e, insieme al prevosto, noleggia il taxi del Sisto per farsi portare da lei. Dalla sua reazione alla vista della foto, e dalle sue parole, scopriranno molte cose inaspettate, anche se nessuna di rilevanza penale.
L’ennesimo mistero bellanese si chiude quindi, ma senza realmente concludersi: molte sono le domande che rimarranno senza risposta, mentre un’importantissima rivelazione verrà tenuta segreta anche al principale soggetto coinvolto. Pochi personaggi, poca azione ma molta deduzione e molte rivelazioni per un racconto che lascia il finale piuttosto aperto. Stavolta il Dottor Vitali stempera, e di molto, la sua consueta ironia: in questa delicata storia, che si legge con un sottofondo di malinconia e si termina con un sorriso sulle labbra, sono i buoni sentimenti a farla da padroni.