La vita incerta delle ombre
- Autore: Pierpaolo Vettori
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2014
Una bellissima copertina fortemente evocativa dell’atmosfera del libro ha scelto la Elliot per questo nuovo romanzo di Pierpaolo Vettori, che aveva già pubblicato “Le sorelle Soffici” nel 2011 ed ora propone La vita incerta delle ombre, testo altrettanto insolito ed originale.
Siamo all’interno del genere fantasy, in Italia abbastanza poco praticato, ma la scrittura robusta ed intrigante dell’autore rendono il libro interessante e per certi versi innovativo: un luogo immaginario ma molto verosimile, un alternarsi di passato e presente, una serie di personaggi che rimandano ad atmosfere gotiche. In una strana villa che ospita un collegio femminile esclusivo, il Sacré Coeur, anziane Madame ospitano ragazze bene ma anche una strana “orfana”, l’alta e sottile Miranda Montelimar, che finisce per essere la prepotente protagonista della storia, svoltasi in una conturbante e caldissima estate degli anni Sessanta. La vicenda è raccontata da Severina, allora compagna e testimone degli strani accadimenti svoltisi nel collegio, ora “zia protettice” del giovane Alessandro, nevrotico e depresso, il testimone-narratore che ci riporta all’oggi.
Questi i principali ingredienti del romanzo di Vettori, all’interno del quale c’è molto di più: il collegio femminile confinava allora con un collegio militare maschile, ospitato in una solitaria fortezza (Bastiani?), dove ragazzi di buona famiglia venivano allevati con una severissima ed anacronistica disciplina che li rendeva nevrotici, solitari, psicologicamente sofferenti, attirati morbosamente dalle ragazze del collegio vicino.
La malattia mentale, il rapporto difficile tra sogno e realtà, l’incertezza e il dubbio su quanto avviene all’interno di questi ambienti chiusi e claustrofobici sono il nucleo centrale del libro intorno a cui l’autore costruisce una serie di avvenimenti, fortemente simbolici. Questi fatti sembrano avere come fulcro un tempietto, posto al centro di un isoletta del lago presso cui sorgono gli edifici che ospitano i ragazzi, dove avvengono gli incontri notturni, segreti, fra la predestinata Miranda e un dio dell’amore, che la condiziona e le procura una sorta di estasi da cui anche le altre compagne sono investite, soprattutto la giovanissima Severina, piena di lentiggini e con un ingombrante apparecchio ai denti, che sembra essere il principale ostacolo all’iniziazione amorosa che tutta l’atmosfera costruita da Vettori sembra preludere.
Il dio dell’amore, che si può incontrare e poi perdere, che può portare felicità ma anche delusione e disinganno, sembra apparire nel tempietto di Asclepio dove le ragazze non osano entrare, attendendo l’iniziazione che appare destinata alla sola Miranda. Oltre al mistero e all’atmosfera fantastica che pervade il romanzo, c’è invece una solida parte realistica, fatta di infelicità, miseria, malattia, incapacità di affrontare la durezza del reale.
Miranda, Severina, Fabrizio, Lorenzo, Franco, Milena, Delia, Penelope, storie di ragazzi difficili, sorpresi fra sogno e realtà, fra amore e abbandono, fra incomprensioni del mondo adulto e speranza di vite appagate. Le figure degli adulti sono quasi tutte negative: i militari della fortezza di Boccafolle (il nome non è casuale, data la follia che serpeggia nelle camere del collegio), i genitori che non si curano dei loro figli abbandonandoli a strutture che dovrebbero sostituirli nel ruolo che non hanno saputo accettare, le istitutrici del Sacré Coeur, bisbetiche e solitarie signorine nubili frustrate, tutti loro sono ritratti da Vettori con realistica e sottile perfidia, rendendo il romanzo un labirinto di infelicità e di tentativo di fuga in un mondo da cui sembra bandita la realizzazione di una normale ed armonica vita amorosa.
Una volpe rossa, animale simbolico, compare nel libro a tratti a sancire il carattere fantastico del romanzo, ma è capace di suggerire molte versioni ai misteri del nostro essere e all’incertezza del nostro esistere.
La caratteristica più riuscita del libro è, come dicevo, la qualità della scrittura, letterariamente alta ed accuratissima, di cui è testimonianza questo breve brano descrittivo:
“La notte era sporcata da una luce incerta. L’azzurro cupo e profondo del giorno non veniva cancellato dalle tenebre, ma restava in filigrana come ad avvertire che il sole non era andato troppo lontano. La luna invece si accontentava di ingiallire la cima di qualche albero, poi si gettava in mille riflessi tremanti nell’acqua del lago.”
La vita incerta delle ombre
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