Le notti blu di Chiara Marchelli

Sono lunghe, le insonnie notturne del piccolo Mirko, che le chiamava notti blu, interrotte solo dal rituale di un bicchiere di latte caldo, che il padre Michele gli offriva. Ora è passato molo tempo, Mirko è diventato un adulto problematico, ha sposato Caterina ma cinque anni prima dell’inizio della storia che il romanzo di Chiara Marchelli racconta, Mirko si è suicidato, apparentemente senza una ragione, la notte di capodanno.

I protagonisti del romanzo sono i genitori di Mirko, Larissa e Michele, che vivono a Manhattan dove lui è professore alla Columbia University di Teoria dei giochi, materia che ha a che fare con la statistica e la matematica, tra le quali è cresciuto il loro unico figlio, promettente scienziato che però, dopo il brillante PhD, aveva deciso imprevedibilmente di tornare a Genova, la città d’origine della famiglia, dove aveva sposato la giovane Caterina.
Michele e Larissa sono una coppia legata ai loro rituali, alle loro piccole intese e radicate abitudini, pochi amici, molte letture e grandi passeggiate silenziose: tornano spesso a Genova, per vedere il figlio che invece dopo aver lasciato la città in cui è cresciuto non ama farvi ritorno. Dopo la morte del figlio però, la loro vita segnata dal dolore è divenuta più opaca, Michele si ferma a bere whisky prezioso nel bar di Francisco, scambia qualche idea con l’amico Brian, continua a pronunciare dentro di sé ossessivamente il nome di Mirko; Larissa è esile, elegante, silenziosa, appartata, infelice.
Questo precario equilibrio emotivo è rotto da una telefonata improvvisa della nuora, con cui d’abitudine si sentono poco: ha trovato una lettera, nella quale un avvocato parla di una richiesta di riconoscimento di paternità da parte di una donna, che si dice madre di un bambino di otto anni, il cui padre sarebbe Mirko, anche se manca un esame del DNA che lo comprovi. I due genitori decidono di partire subito per l’Italia, e da questo momento comincia la rottura definitiva di una rapporto, di una unione, di una condivisione emotiva. Michele vuole sapere tutto, se è vero che esiste questo bambino ed è suo nipote, chi è la madre, come è andata quella vicenda sconosciuta. Caterina e Larissa invece reagiscono in modo diverso, anzi Caterina presto vorrà chiudere con il suo passato di moglie di Mirko, da cui si sente tradita. Ma la reazione peggiore sarà quella di Larissa, che non può accettare che il suo amato Mirko, se è vero, abbia taciuto a lei, sua madre, di essere diventato padre a sua volta.
Narrazione che procede in mezzo ai molti dubbi, alle incertezze su come affrontare una così inattesa situazione emotiva, alla diversità di sentimenti e sensazioni che tale situazione suscita nel profondo del vissuto dei diversi protagonisti.

Una scrittura dura, tagliente, che non lascia scampo al lettore quella con cui Chiara Marchelli affronta un argomento durissimo, la perdita di un figlio, che il probabile ritrovamento di un pezzo di lui non riesce proprio a risarcire. Indagine attenta sulle diverse psicologie dei personaggi, tutti ben disegnati, in un paesaggio cupo, quello di una New York poco brillante da cui Michele e Larissa vivono quasi separati, mentre anche la Liguria appare non troppo allegra; solo la montagna sopra Courmayeur, dove Mirko amava trascorrere il suo tempo libero, sembra un posto reale, malgrado sia ora minacciato dal pericolo di una valanga che rischierebbe di far collassare un’intera montagna. Una geografia del dolore che si rispecchia nel paesaggio dunque, sia che ci si trovi nella mitica Manhattan, o che si passi la giornata attendendo notizie in un piccolo albergo innevato della Val d’Aosta.
Uno stile asciutto, incisivo, affilato rendono questo romanzo una fotografia della emotività e della resistenza al dolore nella quale ci si immerge con sofferenza, ma anche con una qualche speranza di sopravvivenza. Candidato al Premio Strega 2017, un romanzo insolito, che ci interroga su temi umani di grande serietà e che ci fa molto riflettere sulle nostre reazioni ad eventi imponderabili.