Lettera a Dina
- Autore: Grazia Verasani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2016
Una canzone sentita per caso innesta nella protagonista di “Lettera a Dina” un ricordo vivido e solare di una amica che aveva dodici anni agli inizi degli anni Settanta. Che fine avrà fatto Dina, che voleva fare la hostess e viaggiare continuamente, traducendo anche saggi da tutte le lingue che aveva imparato a menadito?
In seconda media le due vite si incrociano con affermazioni icastiche; la bionda Dina, burrosa, con qualche chilo in più per l’ingordigia, dice: “Io sono fascista”, quella che ricorda, di contro, sentenzia: “Io sono comunista”.
La differenza tra le due famiglie è tanta: Dina appartiene al ceto borghese, un padre notaio, una madre bellissima molto appariscente; di contro l’altra ha una estrazione operaia, con la madre che va dalla parrucchiera non più di tre volte l’anno e che al ristorante porta a casa quello che è rimasto, perché non si deve sprecare niente.
Mentre ricorda Dina, la protagonista del libro ha affinato le sue scelte musicali, anzi addirittura ha stretto una relazione amorosa con uno che suona, appunto.
La scansione temporale della loro amicizia è intessuta da Grazia Verasani, fin quando può, con apparente frivolezza, nell’infinito amore che prova per gli esseri umani, per gli animali, per la vita tout court. Dovrà cambiare registro quando parla del destino di Dina che, come tanti adolescenti degli anni Settanta, negli anni Ottanta ritroviamo eroinomane.
L’eroina è una cosa seria, tutti hanno perso, per una overdose, una amica, un figlio, un parente, un fratello; fu una vera moria.
Scrive Grazia Verasani:
“Ti rivedo il 3 maggio a Villa, dove sei stata ricoverata per una brutta pleurite. Apri subito bocca come se ti fossi preparata un discorso urgente, da propinarmi prima che ti manchino le forze. «Mi sono ritirata da scuola, entro ed esco dagli ospedali, non ho amici, odio mia madre, non vedo più mio padre, peso trentanove chili, fumo due pacchetti di sigarette al giorno»”.
Che si può fare? Aiutarla, starle vicina finché è possibile. Anche se, però, la fine è già nota.
Grazia Verasani ci consegna un romanzo di grande umanità, attraversato da una sana voglia di vivere che si scontra con la finitezza umana e delle scelte sbagliate. Gli accordi minori dei destini altrui che fanno parte della nostra vita, per sempre.
Lettera a Dina
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