Solitudini. Uno status del XXI secolo
- Autore: Grazia Verasani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Ascoltando la cantante Barbara, nata nel 1930 a Parigi, che vestiva rigorosamente di nero nei club fumosi o all’Olympia, o Brel, Ferrè o Moustaki, la scrittrice Grazia Verasani nel suo ultimo libro Solitudini. Uno status del XXI secolo (Oligo editore, 2023) si sofferma sulla canzone La solitude che fa così:
La solitudine che come una strega ti tallona, non ti dà tregua, te la ritrovi davanti alla porta a ogni ritorno a casa, annusa i tuoi amori finiti, ti rende il cuore uno straccio, e no, non è bella da guardare, ha la faccia dell’angoscia...non te ne liberi mai. Elle est revenue , Elle est là ( Lei è tornata, è qui, Ndr).
E si chiede perché è una malinconia da cui è impossibile sottrarsi, e partendo anche dal verso di Salvatore Quasimodo: Ognuno sta solo sul cuor della terra... inizia a parlare di sé stessa e di cosa è per lei la solitudine o le solitudini.
Nel lavoro di scrittura la solitudine è benedetta, ti lascia il tempo per limare una frase, o per capire che quel commento è pleonastico e superficiale. Il telefono muto, ci siete solo tu e i tuoi personaggi; se è un romanzo, quella è solitudine necessaria, scelta per il tuo mestiere e che ami, perché il lavoro è scrivere frase dopo frase, per arrivare alla fine di un impegno portato a compimento.
Un lavoro scelto, ma necessario, che spesso non è certo bello come lo immagina chi non scrive, che invece pensa a una vita interessante, tra cene al ristorante dove ritrovi gli altri che hanno smesso di scrivere anch’essi, ma sono affamati.
Una situazione alla Sartre-de Beauvoir a Parigi o simile alla vita condotta dalla coppia Moravia e Morante con gli amici a Roma. Ora chi scrive, spesso ha una vita da impiegato: molti insegnano, scrivono nei momenti di libertà. Questioni di anticipi, di spese, se hai messo su famiglia.
Grazia Verasani è una solitaria che se non scrive resta legata al mondo artistico con le canzoni e con le sceneggiature dalle sue opere narrative, ma anche partendo da una idea originale. I suoi amici sono o sono stati musicisti, cantanti, registi, altri sceneggiatori. Non ha un marito, né dei figli.
Questa estrema libertà le ha dato ragione: i suoi libri vendono, soprattutto quelli dove c’è Giorgia Cantini nel ruolo di investigatrice privata, il successo è giunto presto con il libro Quo vadis? diventato poi un film, amato tuttora, di Gabriele Salvatores.
Non scalpita per scrivere prefazioni di libri altrui, solo se le viene chiesto dallo scrittore o dalla scrittrice in persona. Una vita appagante, attraversata da amori importanti. L’unico neo sembrerebbe essere la solitudine. Quando rientra a casa non c’è un marito da salutare. Ma Grazia Verasani ama la sua libertà, detesta i rumori condominiali. Non è mai sazia di solitudine. Dormire fuori Bologna, per lavoro, per stare in una comoda stanza d’albergo non le pesa per niente.
Legge moltissimo, autori italiani e stranieri, ma è anche una donna pratica, che paga le bollette e sta attenta ai consumi in genere.
Non riesco a definire triste la sua solitudine: è cercata, bramata, come già si è detto, necessaria quando scrive. Ma è una donna che non vive male nel suo corpo, fare colazione al bar e leggere i giornali condivisi da altri astanti è un modo per riappropriarsi della giornata già cominciata a casa con la lettura di un buon libro.
Se c’è da discutere sulle canzoni di Sanremo, lo fa e dice la sua, se non parla è perché ha anche un fondo malinconico a volte, o semplicemente rimugina su una idea che le è venuta, sorseggiando un caffè. Se qualcuno la definisce snob, lei può solo sorridere, magari era imbarazzo o una pigrizia passeggera che la fa sembrare distante. Ha conosciuto uomini e donne che hanno amato o amano la solitudine: dallo scrittore Gianni Celati ha assorbito il meglio dai suoi silenzi e dai suoi libri.
In un capitolo del libro parla di Katherine Mansfield e Emily Dickinson. Ci racconta di un scritto di Luigi Pintor e di uno dei tanti libri di Emil M. Cioran, del suo scetticismo e del bellissimo francese che utilizzava per i suoi aforismi. Di Cioran non scrivo altro, come ho fatto finora, perché questo libro va assaporato pagina per pagina e scriverne o prendere dei pezzi per riportarli in questo mio scritto, mi sembrava quasi un tradimento. O meglio scrivo dell’insonnia del filosofo, che passeggiava per le vie di Parigi, che conosceva alla perfezione. L’insonnia appartiene anche alla Verasani, come anche la riflessione costante sul tema del suicidio che tuttavia non diventa mai una ossessione, perché lei ama la vita ed è ricambiata da da un’aura positiva. Nomina Ennio Flaiano e Clint Eastwood.
L’ultimo capitolo è dedicato alla madre che l’autrice ha perso recentemente, e queste poche pagine valgono tutto il prezzo del libro, che è accessibile a tutti. D’altra parte molti dei suoi bestseller con protagonista Giorgia Cantini sono già pubblicati in edizione economica. Gli altri libri (e sono parecchi) non sono catalogabili nella letteratura di genere. Sono opere di "pura narrativa" , ma lei vuole bene alla Cantini e non fa differenze di stili o di storie.
D’altra parte io vi ho accennato solo alle cose che le sono vicine e che lei ama o detesta, come fanno i parenti, che pensano di sapere tutto ma di te non sanno niente. Il succo vitale del libro è rimasto intatto.
Solitudini. Uno status del XXI secolo
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