Little boy
- Autore: Lawrence Ferlinghetti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2019
Leggere Little boy di Lawrence Ferlinghetti (Clichy, 2019) significa staccare il biglietto per un corsa sull’ottovolante. Su e giù per ripide, abissi, vertigini di senso e di forma. L’insieme e frastornante, ma ti mette addosso tanta di quell’adrenalina da restare sveglio per sapere come finisce e dove vuole andare a parare il romanzo. Che non è un volo pindarico e nemmeno una discesa all’inferno, semmai tutte e due le cose assieme. Un fluviale sovvertimento dei canoni narrativi. Una lisergia legata al filo rosso di una storia, che non è esattamente la storia della vita dell’autore. Quest’ultima cosa toglietevela dalla testa. Come il poeta fresco centenario ha tenuto a precisare in merito al suo romanzo:
Non sono memorie, le memorie sono per le ragazze vittoriane. Non è nemmeno un’autobiografia, è semplicemente un io immaginario, il tipo di libro che ho scritto per tutta la mia vita. Diciamo che è un romanzo sperimentale.
E diciamo pure che Lawrence Ferlinghetti non poteva che scrivere un romanzo come questo, summa e tautologia del suo stile e dei suoi contenuti. Little boy” come il nuovo Ulisses joyciano. Un trip, una sfida, una tassonomia ontologica, insieme. Una prosa poderosa, piena di eco - prossimi e remoti -, salti di tempo e di spazio, di minuscole e maiuscole, di George Whitman, Jack Kerouac, Gregory Corso, Samuel Beckett, di altri fantasmi del beat, di altre destrutturazioni di senso, di sconfinamenti e monologhi. Del tipo:
Oh beh metti tutto nella tua sebsi e fumatelo non ho cose migliori da fare? Sono continuamente a rompere i coglioni e mettere in dubbio sempre tutto e disturbare tutti nella loro ricerca della proprietà che è quello che i padri fondatori avevano davvero in mente oh diamine ma piantala lasciami in pace a occuparmi della mia vita privata ma poi altre persone mi si ritorcono contro e dicono oh tu e quelli come te e la tua ricerca della felicità sempre concentrato sulle tue gratificazioni private nonostante tutto anche se c’è sempre questo bullo con la sua mentalità fascista che ti saltella accanto (…)
E così via, così via di questo passo: le digressioni e le divagazioni non si contano, e leggere Little boy non è facile. Richiede impegno, richiede verifiche, richiede volontà, ma ne vale la pena. Decisamente. Perché un libro di Lawrence Ferlinghetti non si discute, si accetta come un atto di fede. Si ha tra le mani un romanzo comunque epocale, destinato a rimanere nella storia: la lirica più copiosa che Lawrence Ferlinghetti abbia scritto si intitola “Little boy”, fiammeggia. Ed è scritta così.
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