Maison Rouge
- Autore: Pasquale Capraro
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
La casa editrice Astro edita nella nuova collana E-sordisco l’ebook “Maison Rouge” (2017, pp. 192, euro 1,99) il nuovo romanzo dello scrittore pugliese Pasquale Capraro, nato a Gallipoli nel 1959, già autore di “Rose del Sud” (Edizioni del Grifo - Premio Internazionale Artistico-Letterario Cav. Benedetto Romano - Lecce, 1996), “Il bacio della sirena” (Edizioni Cinquemarzo 2011), “Il tessitore di stelle” (Edizioni Cinquemarzo 2012), “Garden Village” (Edizioni Cinquemarzo 2014) e “Di fiato, d’amore e vento” (Edizioni Cinquemarzo 2016).
Nel romanzo dedicato “Alla mia amata sorella”, l’autore, come un regista teatrale, pone al centro della scena un’incisiva figura femminile, descritta dapprima come donna arrendevole e pacata, per poi diventare, offesa dai colpi avversi della vita,
“cocciuta, ribelle, competitiva”.
Le strade di una città emblema di modernità e progresso, brulicante di sogni e terra di conquista di personaggi senza scrupoli, sono lo sfondo ideale nel quale muove i suoi passi e compie le sue scelte Amélie Lambert. Dopo un’infanzia felice vissuta in Provenza a nascondersi dietro i cespugli di lavanda e a raccogliere i fiori per le essenze, Amélie,
“fanciulla dalla purezza disarmante”
era giunta nella “Ville Lumiere”. Ragazza “povera ma ricca di sogni”, Amélie era sbarcata nella Parigi, fin de siècle su consiglio di Madame Claire. Quest’ultima, infatti, durante una permanenza in Provenza presso una parente, colpita dall’avvenenza di Amélie, aveva proposto alla giovane di trasferirsi a Parigi come domestica in casa propria. Ma Amélie, con raccapriccio, aveva scoperto che Madame Claire era la tenutaria della “Maison Rouge”, una casa di tolleranza di lusso. La scaltra Madame non vedeva l’ora di trasformare Amélie in Jasmine, una delle tante
“maschere di piacere”
del bordello,
“spogliata dell’anima, dell’amore e della vita”.
Il turpe programma della maîtresse sarebbe stato ostacolato da Gilbert Brunel, “alto, spalle larghe, viso raffinato”, proveniente da una famiglia borghese che ripudiava la mondanità e il piacere. Gilbert innamorato di Amélie fin dalla prima occhiata, era fermamente intenzionato a sottrarre la ragazza al suo squallido destino di futura cortigiana.
“Je t’aime”.
Tra le pagine di questo riuscito romanzo dalle valenze storiche, il lettore assapora l’atmosfera “impressionista” della Parigi di quell’epoca nella quale molti artisti erano confluiti per confrontarsi sulle tematiche sociali e artistiche. I caffè dei quartieri parigini avevano attirato numerosi pittori, scrittori e intellettuali animati dallo spirito innovativo della corrente impressionista, come il Café Guerbois, ben rievocato dall’autore.
“Ho pensato di scrivere un romanzo sentimentale e ambientarlo nella Parigi di fine Ottocento, in pieno clima bohémien. Un periodo in cui tutto era all’insegna del divertimento e della gioia di vivere, costellato di artisti, pittori, sale da ballo, café chantant e bordelli. Un’epoca così effervescente e brillante in cui mi sarei trovato volentieri”
ha rivelato l’autore salentino da noi intervistato.
“Ti ho rubato un figlio, un amore, un destino”.
Non si può non restare colpiti dall’avvenenza e dalla determinazione di Amélie Lambert, luce guida dell’intera narrazione. Per tratteggiare la sua figura l’autore si è ispirato a un dipinto di William-Adolphe Bouguereau (1825-1905), pittore e docente francese, appartenente alla corrente dell’accademismo.
“Sono stato letteralmente stregato dal candore e dalla bellezza del ritratto di questa giovane donna. Osservando l’opera, mi son detto: «Questa è Amélie»”.
Leggendo il libro s’intuisce il grande lavoro di documentazione che l’autore ha compiuto per rendere credibili sensazioni, profumi e luoghi parigini quali Montmartre, Place des artistes, Boulevard du Montparnasse, quartiere di dubbia reputazione e il raffinato Boulevard Haussmann. È l’incantevole, attraente e avvincente mondo di Amélie fatto di poeti erranti in cerca di sogni, di mercanti dall’ugola facile, di chansonnier nei caffè chantant, di donne e di uomini crudeli.
“Le fonti consultate sono diverse, a cominciare dalla storia dell’arte innanzitutto. Ho scelto il periodo post-impressionista, l’arte decorativa al tempo dei Nabis. Successivamente, ho svolto una ricerca sulle case chiuse del tempo. Di grande aiuto sono stati i testi di Laure Adler sui bordelli e il volume di Jean-Paul Crespelle sulla vita quotidiana al tempo degli impressionisti. Inoltre, la ricerca si è estesa sulla documentazione dell’epoca trattata da Corrado Augias nel suo saggio “I segreti di Parigi”. Di grande pregio si è rivelato il testo “Académie Vitti-Boulevard du Montparnasse” scritto da Cesare Erario, ultimo discendente della famiglia Caira-Vitti, che fondò a Parigi una scuola d’arte per sole donne: l’Académie Vitti, appunto, oggi museo ad Atina, in provincia di Frosinone curato dallo stesso autore del libro”
conclude Pasquale Capraro.
“La pioggia era cessata e l’inizio di un nuovo giorno schiariva la città coi suoi rumori di carretti colmi di fiori e scalpitii dei cavalli lungo la strada schiamazzata dagli strilloni del Figaro. Ora si rifletteva nello specchio verticale mentre i ricordi si adombravano sulla superficie con sfumature ancora vivide”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Maison Rouge
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