Malicidio veneziano di Alvaro Torchio

Sarà per la laguna che la tiene sotto assedio e la divora lentamente. Sarà per la sua aura enigmatica, per la miriade di calli strette e buie che la attraversano. Sarà per la sua storia e i racconti perturbanti che l’hanno eletta alveo naturale. Sarà quel che sarà, ma resta il fatto che Venezia si presta al mistero. La Venezia dei secoli passati – meno turistica e più sede di intrighi all’ombra dei palazzi nobiliari – ancora di più.

Malicidio Veneziano (Stampa Alternativa, 2019) di Alvaro Torchi è ambientato nella città lagunare del 1734. Una città al crepuscolo: gli eco fiammeggianti delle pitture del Canaletto e delle musiche di Vivaldi, si vanno affievolendo. Nel 1734 Venezia è una città ammorbata, in via di declino. Morale, in primo luogo. Uno sfondo corrotto in cui si muovono contrabbandieri, prostitute, preti gaudenti, soldataglia più o meno al soldo della legge, nobili decaduti, cortigiane, uomini di fede, bigotti. Tra le calli e i campielli dei sestieri si muove anche un assassino, artefice di delitti in apparenza senza scopo. E il magistrato inquirente Alvise Corner si muove con lui: gli sta col fiato sul collo per cercare di venire a capo di ciò che si presenta come il “caso” più intricato della sua carriera. Un’indagine difficile al punto che gli tocca – a lui anticlericale convinto e libertino – ricorrere ai servigi di un frate francescano, la cui cultura è pari solo alle sue capacità deduttive. Questa è la parte dell’intreccio che si può rivelare, il resto toccherà scoprirlo al lettore.

Dal clamoroso exploit di Camilleri in poi, il giallo è il colore più di moda nella letteratura italiana. Questo ordito da Alvaro Torchio – peraltro giallista non di primo pelo, per Stampa Alternativa ha già pubblicato “Marx & Engels, investigatori” e “Vivaldi e il segreto del nuovo mondo” – è forte di un valore aggiunto: quello della componente storica che taglia il romanzo in maniera trasversale, quanto minuziosa e costante. In altre parole: con la scusa di sapere come va a finire l’indagine si approfondisce la vita quotidiana di una Venezia-metafora, dove perdere l’anima (se non la vita) è facile come perdersi nel dedalo oscuro dei suoi vicoli. Il romanzo si legge con interesse.