Malpensante
- Autore: Gesualdo Bufalino
L’opera di Gesualdo Bufalino “Malpensante” (Bompiani, Milano, 1987), sottotitolata “Lunario dell’anno che fu”, raccoglie 847 aforismi per usare un termine onnicomprensivo anche se generico. In effetti vi si ritrovano anche riflessioni più articolate, brevissimi testi narrativi, frammenti autobiografici e citazioni. Potremmo considerarli appunti diaristici, annotati fra “divertimento” e “passione” e suddivisi per le quattro stagioni e catalogati all’interno di ogni mese dell’anno, preceduto da un’epigrafe che lo rappresenta nelle linee essenziali di colori, paesaggi, gesti. Si tratta di suggestive citazioni che supportano e rendono ariosa la cornice letteraria: specificamente riflessioni e versi desunti dagli autori più amati come Toulet, delle cui liriche Bufalino fu traduttore, Henry Thoreau, Melville, Hawthorne, Dickinson, Ambrose Bierce. Quella di Settembre riporta un bel pensiero di Madame de Sévigné:
“I bei giorni di cristallo dell’autunno che non son più caldi e non sono freddi…”.
Uno “zibaldone” che assomiglia a un “Barbanera” e fa pensare a un “almanacco dell’anno”: rispetto al lunario di Leopardi valevole per l’anno nuovo, esso si riferisce a quello passato. Nella quarta di copertina si legge:
“Malpensante è chi pensa male, tecnicamente parlando. Ma è soprattutto, chi pensa male e ne accarezza i nodi dentro di sé, senza risolversi a tagliarli con un’energica scure”.
Quindi, l’uomo del dubbio costui, non avendo idee certe rispetto al bel benpensante. Il lettore si trova dinanzi a riflessioni che sbriciolano rigide persuasioni e credenze; le legge d’un fiato e si sofferma, quasi sorridendo, a riflettere. Anche le pause perciò impreziosiscono il fascino di una lettura che sollecita a entrare nella profondità dei significati. A dominare la scena è la mente critica che demitizza e dissacra, facendo affiorare interrogativi e antinomie, vuoti e inquietudini sul tema della vita e della morte, nonché sul rovello di Dio. L’identità di Bufalino è animata da tragiche atmosfere anche se stemperate da una buona dose di raffinata e sottile ironia. Egli scrive:
“Mi riconosco nel pirandelliano corvo di Mizzaro: un annunciatore di lutti, ma con un allegro sonaglio attaccato all’ala”.
Il pessimismo intriso d’ironia che affiora dal dolore del vivere non sembra però avulso dall’amore per la vita. La guerra dell’uomo contro l’uomo è decisamente osteggiata. Del resto, l’amore per la letteratura e il culto della memoria sono terapeutici: senza di essi non sarebbe possibile proseguire nel cammino esistenziale. L’ariosità di certe battute evidenzia il bisogno di aprire lo sguardo alle intermittenze del cuore o a quelle finzioni che in definitiva fanno amare i giorni:
“Nascosto dietro la mia faccia di vecchio, con giubilo occulto sento dentro di me una giovane fonte cantare”.
Oppure:
“Questa mattina un miracolo: per un lungo minuto mi sento al costato, invece del becco di un’aquila, pungere l’ala tenerissima di un’allodola”.
Sprazzi di luce questi sul valore del sentimento, mentre l’emozionalità raggiunge l’apice allorquando l’autore si abbandona alla memoria: “
Nell’Ippari mi bagnai una volta da bambino. Mi tolsi le scarpe, le calze, le posai sul greto. Una calza se la portò via la corrente. Io piangevo finché dal fiume uscì una grande donna ed era nuda, mi prese una mano, mi condusse a riva. Forse era una lavandaia, forse Diana”.
Il fascino sta nell’evocazione, momento essenziale del rapporto letteratura-vita.
Il Malpensante: Lunario dell'anno che fu
Amazon.it: 9,50 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Malpensante
Lascia il tuo commento