Morte a Bellagio
- Autore: Giovanni Cocco Amneris Magella
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Amneris Magella, Giovanni Cocco, Stefania Valenti, in tre per un giallo classico. Qualche decesso, niente sangue, erotismo zero, tante accurate indagini da condurre. Ecco la ricetta del terzo titolo della premiata ditta Cocco & Magella (“Morte a Bellagio”, maggio 2018, 235 pagine, 17 euro) passata alle cure editoriali della veneziana Marsilio, dopo aver pubblicato con un altro marchio i due precedenti titoli della serie Valenti, “Ombre sul lago” nel 2013 e “Omicidio alla Stazione Centrale”, nel 2015.
Il clichè preferito della coppia di giallisti lombardi esclude l’hard boiled. Via libera invece ai plot deduttivi, mettendo a frutto la lezione di Conan Doyle, di Maigret e soprattutto della cara Agatha Christie.
Amneris, milanese, è un vero medico-legale. Giovanni, più giovane e di natali comaschi, è scrittore di professione. Stefania Valenti, commissario a Como, 25 anni di servizio in Polizia, ha 48 anni di età, ma ne dimostra molti di meno. Bionda, curata, una simpatica fossetta sotto il mento, resta sempre una bella donna, a detta di tutti. Anche una donna indipendente. Separata dal marito, ha un compagno e una figlia quindicenne, Camilla, ma quando dividono in tre la stessa casa i conflitti tra la ragazza e Luca sono all’ordine del giorno. Non legano e Stefania ci soffre.
Non bastassero i grattacapi familiari, ci si mettono anche le grandi novità in Questura. Si dice imminente l’arrivo del nuovo Commissario Capo, sicché, oltre al Questore se la dovrà vedere con un altro superiore e chissà che carattere avrà. Non riesce a stare serena.
Il caso sotto esame si presenta in modo dimesso, come un ordinario incidente stradale. Poi però...
Una donna, al volante di un Suv, ha perso il controllo per la velocità sulla strada dell’alto lago per Como. L’auto è finita in acqua, a Lezzeno, vicino al Ponte del Diavolo, sfondando il guardrail ad una curva. Non ci sono segni di frenata. La guidatrice non ce l’ha fatta. I custodi filippini della vicina Villa Lucertola hanno sentito un gran fracasso e un tonfo. Subito dopo hanno intravisto due fari fermi sulla strada soprastante, poi l’auto è andata via.
Dai documenti, la vittima è Irene Castelli, 43 anni, residente a Bellagio, coniugata con un ex designer, vent’anni più anziano. Erano in freddo da tempo. Il marito accenna a dire ch’era molto malata e le ricerche di Lucchesi, fidato collaboratore toscano della commissaria, insieme al sardo Piras, parlano di patente sequestrata per guida in stato di ebbrezza e subito restituita.
La notizia brutta, ma neanche tanto, è che la Castelli è deceduta per i traumi della collisione e non per annegamento. Era ubriaca. Quella buona, anche se Stefania non se ne sente del tutto rassicurata, è che il Commissario Capo in arrivo è Giulio Allevi, amico e collega di vecchia data col quale c’è stato anche un momento di vicinanza, durato poco. Lei stessa stenta a capire perché.
Cocco & Magella saranno pure giallisti old style, però sono davvero geniali e come scrittori sanno il fatto loro. Neanche il tempo di registrare l’arrivo in Questura di un Giulio quasi irriconoscibile, con quindici chili di meno e un viso affilato e spigoloso, che in breve arrivano una telefonata anonima e una verifica in officina a dare tutt’altra impronta alla vicenda.
Una voce rauca d’anziano comunica a Piras che la macchina non è andata giù da sola. Non si è trattato di una disgrazia, era inseguita da una vettura bianca. I meccanici si sono accorti che qualcuno ha manomesso la vite dello spurgo dei freni sulle ruote anteriori, causando la fuoriuscita del lubrificante. Quell’impianto non avrebbe potuto rallentare il veicolo.
Ovvio che i sospetti si dirigano sul marito e sul suo guardaspalle, ma il designer spiazza tutti, presentandosi in Questura con un avvocato e fornendo una quantità impressionante di informazioni. Irene era avvenente, ancora in età da “avventure”. Molto ricca di famiglia, gestiva proprietà anche in Svizzera. Era in cura da un luminare per depressione e soffriva di manie di persecuzione, peggiorate negli ultimi tempi. La mamma era morta in sanatorio, a Sondalo, nel 1976: un grande dolore per la figlia bambina. Nella gestione dell’azienda familiare c’erano da sempre contrasti col fratello Renato, ingegnere. In comune, avevano solo disparità di vedute. Un terzo, Fulvio, si era arruolato militare per contrasti col padre e da allora nessun rapporto coi familiari.
Tra gli appunti di Stefania c’è un nome, Inge Fisher, l’amica svizzera più stretta della defunta. Da sentire al più presto.
Scocca un campanello d’allarme per i lettori, che potranno seguire le indagini direttamente nelle stanze della Questura, nelle auto di servizio e attraverso i ragionamenti dei protagonisti. Come la Castelli sospettava, Allevi non la racconta giusta. Altro che normale carriera nelle risorse umane, c’è puzza di Servizi.
Intanto, ecco un’altra telefonata. L’interlocutore dice a Giulio che può ritenersi soddisfatto: dovrebbe ricevere presto le spettanze dovute, tra Tfr e buonuscita. Dunque la trattativa col Ministero è andata a buon fine: ha ricevuto tutto, escluso il reintegro. Dopotutto, pensa Giulio, le cose si stanno rasserenando, dopo un periodo travagliato.
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