Nel mondo di mezzo. Il romanzo di mafia capitale
- Autore: Massimo Lugli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2015
Massimo Lugli, il più noto giornalista di cronaca nera a Roma, firma prestigiosa del quotidiano La Repubblica e autore di molti romanzi legati alla cronaca più recente, non poteva non cimentarsi nella descrizione di scenari incredibili, di personaggi caricaturali, di politici di mezza tacca doverosamente corrotti, di poliziotti onesti e purtroppo di alcuni venduti alla malavita che sono il retroscena di quello che i giornali hanno chiamato “il mondo di mezzo”: mi riferisco agli scandali agghiaccianti che hanno messo in crisi l’immagine della capitale, anche sulla stampa estera, mettendo Roma e i suoi abitanti alla berlina di una giustificata gogna mediatica. Gli avvenimenti che si sono succeduti durante lo scorso inverno, gli arresti, lo scoperchiamento di pentole dentro cui bollivano atti delittuosi che hanno rischiato di far affogare un’intera classe di amministratori, sospettati o accusati di collusione con la parte più violenta di una mafia che sembra aver infettato tutto e tutti vengono raccontati da Lugli in un romanzo giallo convincente, dal titolo Nel mondo di mezzo. Il romanzo di mafia capitale (Newton Compton Editori, luglio 2015).
Il protagonista Marco Corvino, alter ego dello stesso autore, mette in scena la tragicommedia di un vecchio boss della camorra, il napoletano ormai romanizzato don Michele Guaglisi, che ha messo al libro paga un ventaglio di sottoposti che gestiscono con estrema violenza prostituzione, droga, rapine ma soprattutto strozzinaggio. Prestiti ad usura con interessi che crescono in modo stratosferico riducono alla disperazione i malcapitati che accettano qualunque prezzo pur di sopravvivere: Sofia, una avvenente bouticcara romana e il suo innamorato infelice Michele non sono che le vittime più vistose di un sistema stritolante, che non perdona, che distrugge sistematicamente chi è finito in quel baratro.
Ma il "mondo di mezzo" non è solo questo: gli imprenditori della malavita organizzata hanno compreso che il nuovo e più redditizio affare sono gli immigrati che arrivano a migliaia nel nostro paese, la loro sistemazione ed accoglienza. I politici ambiziosi e corrotti che amministrano la città sono il primo obiettivo di un’industria del malaffare che punta sempre più in alto: frange di terroristi di destra fanatici e spietati tenteranno un’alleanza scellerata con Don Michele, il cui punto debole, come in ogni storia di mafia, sarà proprio il nipote Ciro, un giovanotto arrogante, ambizioso, viziato, violento, a causa del quale il vecchio boss subirà una drammatica sconfitta.
Lugli non lesina critiche violente agli amministratori di Roma, a partire dal sindaco, nei confronti del quale ostenta il disprezzo di moltissimi cittadini romani:
“Il sindaco, arrivato solo otto mesi prima, si era impegnato a fondo nel trasformare il traffico in una bolgia. Andava in giro su una ridicola bicicletta elettrica, scortato e preceduto da due vigili ansimanti sui pedali e credeva di governare il municipio di Amsterdam. Le sue prime delibere avevano scatenato un coro di proteste furiose ma lui tirava dritto con l’incrollabile determinazione dei poveri di spirito...”
Nel raccontare le vicissitudini e le malefatte di spietati assassini, implacabili corruttori, carabinieri corrotti, Massimo Lugli dà voce a tanti cittadini romani impotenti e rassegnati, interrogandosi in modo accorato
“se vivere a quel modo, se districarsi ogni giorno in problemi enormi per le cose più semplici avesse contribuito alla maleducazione, alla violenza, all’aggressività che dilagava ovunque, dai quartieri residenziali alle borgate. Risse stradali finite a colpi di cacciavite, questioni di precedenza risolti a coltellate, diverbi da movida o da discoteca che finivano nel sangue. I furti e le rapine , così come tutti i reati violenti, erano in crescita esponenziale, questura e carabinieri si limitavano a nascondere i dati esattamente come la giunta comunale sembrava ignorare i suoi stessi fallimenti...”
Non c’è ottimismo nella lucida ricostruzione romanzesca che appare più vera di quanto non si immagini, nel libro che appare quasi un’inchiesta giornalistica documentata, mestiere nel quale l’autore eccelle. Scritto con il piglio autorevole di chi conosce la materia che sta trattando, il libro riassume fedelmente mesi di articoli di cronaca nera che avevamo spesso saltato, dopo la saturazione sopraggiunta ad ogni nuovo arresto, nuova scoperta, nuovo marciume dissepolto, pur se trasfigurati in una trama narrativa in cui compaiono personaggi di fantasia, la fidanzata, il figlio, la criminologa, o ambienti, la finta palestra di arti marziali, il ristorante romano di gran lusso copertura per il riciclaggio dei soldi sporchi, che raccontano una Roma
“derelitta, abbandonata a se stessa, costretta in ginocchio ad ogni temporale, ridotta a mostrare scenari da terzo mondo. Pardon. Paesi emergenti.”
Massimo Lugli non perde l’ironia, anche costretto a confrontarsi con il peggio dell’odierna storia di “Roma capitale” come pomposamente ci si ostina a nominarla.
Nel mondo di mezzo. Il romanzo di mafia capitale
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