Olga a Belgrado
- Autore: Irene Brin
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2012
Nella prefazione della raccolta di tredici racconti pubblicati per la prima volta nel dicembre del 1943 dalla Vallecchi di Firenze, Flavia Piccinni scrive: “Irene Brin smette di essere una donna con mille maschere e diventa una donna in grado di comprendere il dramma, e farlo suo”.
Il volume è rieditato a quasi settant’anni dalla sua pubblicazione per ricordare una maestra indiscussa di stile, promotrice in Italia del giornalismo di costume e non solo. Lo scritto, concepito nel 1942, il primo di una lunga serie della giornalista/scrittrice che “ebbe decine di pseudonimi e di talenti”, è il frutto “dell’esperienza bellica jugoslava condivisa da Irene Brin con il marito Gaspero Del Corso, ufficiale sul fronte balcanico” .
In una nota finale Franco Contorbia ricorda che il libro appena uscito fu “sequestrato quasi ovunque perché il titolo e il contenuto sembravano troppo favorevoli ai partigiani jugoslavi”. Presso la Galleria Nazionale Moderna d’Arte Contemporanea di Roma “è custodito l’ultimo giro di bozze del testo” testimonianza del Novecento fatta di “pagine gialle, dai margini rovinati”. In questa terra divisa da tante etnie, la Brin rimase tre anni sapendo cogliere con sensibilità il rigore e l’orgoglio del popolo jugoslavo imprigionato in un conflitto bellico dimenticato.
Un diario di guerra redatto da “una donna impietosa con i partigiani e con quelle città di sassi... Una donna che è crudele con una terra, proprio come è sempre stata crudele con se stessa”.
Irene Brin, nata Maria Vittoria Rossi nel 1911 a Roma e scomparsa a Bordighera nel 1969, con padre generale di carriera e madre coltissima e poliglotta, fu nel suo mestiere una pioniera. Il giornalismo fu il suo grande amore “snob, coltissima, gran lavoratrice e nemica di quella cialtronaggine che considerava tipicamente italiana”. Invidiata, emulata, temuta, cosmopolita, camaleontica, dalle molte vite “fu tante donne e tante altre ma su tutte però vinse Irene Brin”.
Maria Vittoria, Mariù, collaboratrice dal 1937 fino al 1939 del settimanale d’informazione Omnibus, primo esempio di giornalismo moderno, divenne Irene Brin grazie all’intuizione di Longanesi. Fulminanti e sagaci le sue cronache dell’Italia fascista degli anni Trenta, articoli che sono istantanee di grazia e ironia dallo stile moderno e attuale. Mercante d’arte e talent scout insieme al marito nel ’46 con la Galleria d’Arte L’Obelisco di via Sistina, Claudia Fusani autrice della documentata biografia Mille Mariù. Vita di Irene Brin, definisce la coppia “scopritori di talenti nelle arti perché dalla Galleria passarono tutte le Avanguardie americane e italiane”.
Tra le tante collaborazioni di Irene Brin ricordiamo la direzione dell’ufficio italiano di Harper’s Bazaar dal ’50 al ’69 e i consigli di stile, moda, vita sociale dispensati dalla Contessa Clara, ennesimo pseudonimo di Irene Brin sulla Settimana Incom Illustrata dal cui successo Alberto Sordi trasse l’ispirazione per l’irresistibile parodia radiofonica del Conte Claro. “Non c’era niente, per lei, così difficile da essere irraggiungibile”.
Forse per cogliere l’anima dell’autrice de Il Galateo e di Usi e Costumi 1920-1940 e della giornalista che scrisse su Il Borghese, Bellezza, La Stampa ecc... basta osservare il ritratto che nel 1954 Massimo Campigli fece a Irene Brin, dal quale traspare il fascino, l’allure e imprevedibilità di un’artista straordinaria. “Il cielo era ancora chiarissimo, le colline nere, vellutate, e una stella, l’ultima”.
Olga a Belgrado
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