Oltre il chador. Iran in bianco e nero
- Autore: Marcella Croce
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2006
“Oltre il chador. Iran in bianco e nero” è frutto della testimonianza diretta di Marcella Croce che ha insegnato in Iran per un non breve periodo, per conto del Ministero Affari Esteri italiano, in qualità di docente di lingua italiana presso l’Università di Isfahan. La sua narrazione è pertanto di estremo interesse per la conoscenza degli usi e dei costumi di un popolo e di una cultura per alcuni aspetti non così distante da quella occidentale.
Quello che si conosce dell’antica Persia lo si apprende comunemente dai mezzi di informazione ma è molto diverso da quel che si può capire quando ci si reca di persona sul posto. Un’idea di carattere generale la si può avere osservando come, tra le fila dei diversi extracomunitari iraniani che vengono in Occidente, non vi sia nessuno che svolga mansioni di carattere umile. Per la maggior parte è gente dotata di titoli di studio elevati, non pochi architetti, in ragione degli splendidi monumenti che decorano le città iraniane.
Il titolo del libro, “Oltre il chador”, vuole essere un invito a cercare di vedere cosa vi sia dietro questa forma dell’abbigliamento femminile della donna iraniana. Marcella Croce assolve egregiamente questo compito offrendo al lettore una piena conoscenza degli aspetti meno conosciuti di questa gloriosa civiltà, di cui il chador costituisce un aspetto esteriore, significativo ma non certo esaustivo, che esalta la estrema bellezza degli occhi. Il velo che incornicia il volto amplifica la bellezza del viso di queste donne e il loro sguardo.
Un’indagine animata dalla viva curiosità intellettuale che contraddistingue l’autrice, intenta a conoscere l’animo di questa popolazione che ha un carattere estremamente ospitale e propenso ai contatti umani. Marcella Croce raccoglie informazioni di prima mano che provengono, appunto, da questi rapporti amichevoli, intrecciati con la gente del posto, che fanno comprendere come è veramente questo Paese. Superficialmente gli iraniani si etichettano come islamici, li si intende come gente che si deve comportare seguendo determinati precetti e che gode di limitate libertà personali. Se questo in parte risponde al vero, è certo che si tratta di un popolo che ama la libertà, non ultima quella di espressione.
È proibito divertirsi in pubblico, cantare, suonare o fare musica in generale; lo si può fare solo in privato, come disposto dalla leggi di chi governa. Si tratta di una dittatura religiosa che è senza dubbio quella peggiore e più pericolosa perché la classe dominante ritiene di parlare direttamente con Dio.
Nel 1979 quando scoppiò la rivoluzione di Khomeini, comparve questa nuovo vocabolo, Ayatollah, un uomo che, quasi favorevolmente, era considerato come una sorta di cardinale. Una rivoluzione che sostituiva la figura dello Scià ma che non si risolse certo in maniera positiva e migliorativa per il popolo iraniano.
L’ospitalità e la gentilezza sono, come detto, tratti caratteriali precipui di questo popolo ma non i soli. In genere sono persone intellettualmente dotate, eredi di una cultura antica e raffinatissima, che si esprime nei giardini e nelle miniature, scoperte dalla autrice nel corso del suo soggiorno, a cui sono dedicati alcuni capitoli del libro.
Alla fine di “Oltre il chador” viene poi riportato l’episodio dell’ultimo saluto dei suoi alunni da cui traspare l’affetto e l’attaccamento all’insegnante, con toni molto partecipati.
Oltre il chador. Iran in bianco e nero
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