Pasolini e Moravia. Due volti dello scandalo
- Autore: Renzo Paris
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Dico la verità, dopo il bellissimo Miss Rosselli, memoir incentrato sulla figura della grande poetessa Amelia Rosselli, chiamata dagli amici e da Paris Melina, credevo che lo scrittore, saggista, poeta e giornalista Renzo Paris avesse finito di fare il cerimoniere degli addii.
Non avevo tenuto conto, dai suoi libri precedenti, che mancava il tassello più importante: l’amicizia mansueta, ma a tratti furiosa, attraversata da piccole invidie e da una sincera ammirazione tra Pasolini e Moravia, e tra loro e Paris, amico di entrambi. Come dice lo scrittore in Pasolini e Moravia. Due volti dello scandalo (Einaudi Stile Libero, 2022), Paris era forse un po’ più amico di Moravia, perché il poeta e regista e lo scrittore Pasolini sfuggiva da tutte le parti, sempre in movimento, sempre ansioso, preso da se stesso e dall’amore folle per la madre biologica, sposato per finta con l’attrice dai mille talenti Laura Betti. Quest’ultima era un’ottima cuoca e quindi Paris si ritrovava a mangiare a casa di Laura Betti, incontrando tanti intellettuali dell’epoca, ma anche gente comune, i proletari su cui Pasolini faceva affidamento.
Meno frequente, invece, era incontrare Moravia, quando ancora era sposato a "tutti gli effetti" con Elsa Morante, perché la moglie non sopportava troppo Laura Betti. Di più: Morante aveva proprio problemi ad avere un’amica del cuore e sembrava non sopportare il suo stesso sesso. Erano rare le scrittrici che gravitavano sulla grandezza solitaria di Elsa Morante, più a suo agio con gli uomini (pur riconoscendo un genuino talento artistico alla appartata e misteriosa Anna Maria Ortese, per esempio, non pensò mai a imbastire un’amicizia reale).
Tornando al succo del libro e non alle divagazioni, Paris scrive che Moravia invidiava a Pasolini il suo essere poeta e la sua omosessualità. Moravia aveva una chiarezza espositiva nei suoi romanzi, qualità che Pasolini gli riconosceva, anche se il suo sottoproletariato non parlava in quel modo, né tantomeno scriveva. Paris stesso ammette che i suoi genitori parlavano esclusivamente in dialetto, ma seguivano i programmi in italiano dalla televisione, a volte senza capire tutto (chissà se Paris, che nella sua tesi di laurea trattò di metaletterattura e di problemi linguistici, voleva riscattare il dialetto dei genitori, che non era una scelta, ma una gabbia).
Gli stessi Moravia e Pasolini cominciarono a interessarsi a questioni linguistiche e studiosi francesi che ebbero una eco inaspettata. Sicuramente l’approccio era diverso: più accademico quello di Pasolini, che ebbe un regolare corso di studi fino alla laurea, mentre Moravia era da sempre un autodidatta. Nel modo di parlare e di agire, però, sembrava più "professore" il romano rispetto al poeta friulano.
Tra i motivi che cementarono questa amicizia "bislacca" c’erano i viaggi. In Africa, in India... Moravia e Morante avevano poi una passione per gli Stati Uniti in generale e New York in particolare. Soprattutto nei viaggi in Marocco, Moravia si sentiva oppresso da un certo decoro borghese, che non aveva scelto, ma nel modo di vestire, di parlare non aveva quell’empatia che riconosceva in Pasolini, che scappava dagli alberghi in cerca di un ragazzo da amare. Lo scrittore romano, perlopiù accompagnato da donne, prima la moglie, poi la giovane Dacia Maraini, aveva paura di lasciarsi andare. Paris ne parla come di un uomo bloccato, dalla paura dei sentimenti, del sesso, da ultimo dalla paura della guerra nucleare.
Gli argomenti dove le loro distanze "ideologiche" furono lontanissime furono il femminismo e l’aborto legalizzato e al centro la questione spinosa del Sessantotto. Per Moravia la libertà delle donne, anche la libertà sessuale, era una buona cosa. Per Pasolini, invece, le ragazze avevano troppa libertà. In realtà in un’Italia omologata anche fare sesso svincolato dall’intimità di una relazione le rendeva delle "consumatrici". Moravia si arrabbiava molto, perché gli sembrava di parlare con un prete o peggio con un democristiano, altro che marxismo cristiano. Eppure comprarono casa insieme a Sabaudia.
Dopo l’uccisione di Pasolini, Moravia divenne via via più stanco di litigare per le sue idee e il suo secondo matrimonio con una giovane e bellissima spagnola di nome Carmen non mise fine a una certa depressione, dovuta anche all’età che avanzava. Perché tutto finisce, sembra dire Renzo Paris, il custode di un mondo che non c’è più.
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