Cani sciolti
- Autore: Renzo Paris
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2016
Se è vero che il dogma sessantottesco “il personale è politico” è stato indicativo di un periodo, “Cani sciolti” – cult book di Renzo Paris, di fresca ristampa per le edizioni Elliot – merita in tutto e per tutto lo statuto di romanzo generazionale piovutogli addosso nel corso del tempo. Messa in altro modo: le prove tecniche di rivoluzione trovavano giocoforza ricadute nel privato neo-movimentista, e la storia sociale ne risentiva a sua volta in una specie di feedback interiore/esteriore.
Il quadrilatero affettivo di “Cani sciolti” - impigliato tra ontologismi, letture, tic, diktat pubblici e personali tipici dei primi Settanta - è dato da A e B - due protagonisti anonimi, a sottolinearne l’emblematicità dei “caratteri”: sogni di gloria, insegnamento e fede militante così così - e dalle loro donne (ex o potenziali) - Olga e Serena -, accese invece dai neonati dettami dell’autodeterminazione femminista. Inutile dire che a metterla sul terreno del confronto (se non proprio dello scontro, maschio versus femmina), a spuntarla sono queste ultime, più capaci e persino più in gamba nella lotta dei loro cicisbei, smarriti piuttosto in una problematicità fine a se stessa (erano i tempi in cui ci si parlava addosso, ricordate?). Il romanzo ha una struttura epistolare e – al pari di “Porci con le ali” (Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice) – è stato tramandato ai posteri quale efficace espressione letteraria degli slanci e dei contorcimenti pre e post sessantottini. Chiarisce ulteriormente la cosa il capitoletto introduttivo a questa nuova edizione del romanzo (“Al lettore nuovo”), firmato dallo stesso Renzo Paris:
“Quello che fu definito via via ‘romanzo generazionale’ e ‘cult’ appare insomma come un romanzo d’amore. La rabbia del Sessantotto qui sfuma in rabbia privata, come se la Storia alla fin fine si rivelasse pur sempre una ‘questione privata’”.
Resta il fatto che “Cani sciolti” (cioè non appartenenti “a nulla più”) continua a connotarsi ancora come affresco sentimentale e collettivo della Nazione ante anni di piombo. Una società in cui persino l’amore (per tornare all’amore) poteva assumersi in accezione riveduta e corretta di rivoluzione sessuale. Dalle lettere di A e B - missive inviate da sperduti avamposti scolastici di una provincia agricola simil-pasoliniana – emerge per traslazione, il corollario utopico o disilluso di storie, scelte, bandiere rosse, relazioni irrisolte, vigliaccate, ridicolezze, rivoluzioni e appuntamenti con la storia mancati di un soffio: coniugazioni di una realtà chiaroscurale (in quanto specchio di quella interiore) che affiora dalle pagine di questo romanzo con il nitore dei romanzi capaci di sfidare il passare del tempo. La prosa adamantina riesce a fare il resto, facendo di “Cani sciolti” una lettura raccomandabile soprattutto a chi allora non c’era, a chi non sa, a chi non immagina che cosa è stata e non è stata la stagione controversa e irripetibile degli anni Settanta. Questa accurata edizione della Elliot comprende in appendice anche due interviste storiche all’autore, curate rispettivamente da Alberto Moravia (1981) e da Andrea di Consoli (2008).
Cani sciolti
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Lessi il libro oltre 40 anni fa quando ero studente universitario. Mi piacque molto, tanto che 20 dopo lo regalati ad una collega ausiliaria ospedaliera come ero diventato io. Sarei tentato di riacquistato.