

Perduto è questo mare
- Autore: Elisabetta Rasy
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2025
Raramente si parla di amicizie tra giovani donne e uomini grandi, già in odore di vecchiezza. Soprattutto se non ci sono improvvisi guizzi di sentimenti pruriginosi o di aiuti da badante. La nostra scrittrice ha telefonato ogni giorno per più di trent’anni al grande Raffaele La Capria, premio Strega nel 1961 per Ferito a morte e sceneggiatore del film Le mani sulla città del 1963, girato da Francesco Rosi. È la sua grandezza che vuole mettere in risalto Elisabetta Rasy con il libro Perduto è questo mare (Rizzoli, 2025), dove c’è una giovane autrice che adora il padre reale in modo incantevole, ma ci torniamo.
La Capria fu un coup de foudre di lei giovane, durante un’intervista che gli fece nel 1986, quando lui era sposato con l’attrice Ilaria Occhini. Ma nel romanzo della Rasy non importa solo ricordare la Napoli degli anni Cinquanta del secolo scorso, anche se tra le grandi città italiane fu quella più bombardata, ma riprendere le abitudini di un tempo, nel mare ancora bellissimo, con un padre che aveva fatto l’aviatore militare, prima che uomini senza scrupoli mettessero le mani sulla città, come Rosi ci fa vedere nel film, senza un piano urbanistico.
La scrittrice si ricorda i giorni al mare col genitore che lei amava disperatamente, che le insegnò a nuotare, ad andare in bicicletta. Un bellissimo uomo che aveva la possibilità di fare progetti di lavoro e di aumentare i soldi che servivano per una famiglia borghese. Ma la moglie, la madre di chi scrive, non ne poteva più delle dilazioni maritali, della pigrizia e del modo di vivere napoletano; lei sempre scontrosa, anaffettiva si direbbe ora, decise di lasciare il marito per andare a Roma. Alla figlia lasciava le estati per stare con il padre a Napoli. Ma Lello, così chiamato in famiglia, nel frattempo era cambiato. La ragazza trovò una casa scura dove il padre non faceva mistero di sentirsi una nullità. L’aviatore Lello era diventato un uomo sciatto, disordinato, che dormiva fino alle tre del pomeriggio. Non si vergognava nemmeno più di far vedere a sua figlia il rottame che era. Meno male che c’erano le amiche Serena e Glauca, per stare sempre in acqua, parlare delle prime letture fatte, degli amori giovanili con ragazzi superficiali e viziati. Addirittura la Rasy rilegge l’Eneide, perché il figlio Enea si buttò nel fuoco per salvare il padre Anchise, portato a spalle. Mentre il vero genitore sembrava più simile al padre della lettera di Kafka. Risentimento e rancore, non altro.
Quindi la Rasy decise di avere un padre putativo nella figura di Raffaele La Capria. Al telefono parlavano di tutto, mentre la moglie dello scrittore, Ilaria Occhini, tenuta fuori da questo affetto sincero, si contentava di piccole parti al cinema, lei che aveva un amore infinito per il teatro che non poteva più fare, fragile come era. Era caduta più volte in casa, non aveva più il senso dell’equilibrio.
Elisabetta Rasy scrive in modo eccezionale; ogni frase contiene un mistero, una perla e non da ora. Ma lei, al demi monde letterario, ha preferito la riservatezza, gli affetti più cari, tra marito e figli e La Capria che è scomparso nel 2022, a quasi cento anni.

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