Racconto autobiografico
- Autore: Eugenio Scalfari
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Sono nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924 alle ore 10,30, all’ultimo piano di un palazzo costruito nei primi anni dell’Ottocento nella piazza centrale della città”.
Inizia così il racconto autobiografico del fondatore del quotidiano La Repubblica, “Grande Saggio” da sempre animato da autentica passione civile e intellettuale che oggi festeggia novant’anni. Il volume, già apparso nei Meridiani Mondadori, dedicato al giornalista/scrittore esce ora in occasione del compleanno di Scalfari in una coedizione tra il Gruppo Editoriale l’Espresso e il Gruppo Mondadori acquistabile in edicola e in libreria.
“Alcune finestre della nostra casa affacciavano su quella piazza. Il lato opposto alla piazza si apriva sul porto, sulle banchine dove attraccavano le navi chiamate postali perché portavano la posta, i passeggeri e le merci in Sardegna, nei porti di Olbia, Golfo degli Aranci e Cagliari. Partivano e tornavano ogni giorno”.
Chissà forse osservando proprio il fronte del porto (“una grande costruzione di interesse storico che risaliva all’epoca romana e che la leggenda attribuiva all’Imperatore Traiano”) si sarà sviluppato nel piccolo Eugenio quell’anelito di libertà, salpare “per l’alto mare aperto” prendendo a prestito il titolo di un suo libro cioè quella sete di conoscenza che ha contraddistinto tutta l’esistenza eccezionale del giornalista.
“Questo panorama l’ho avuto sotto gli occhi da quando sono nato fino ai miei sei anni. Lo guardavo ogni mattina dal balcone della mia sala da pranzo”.
Ma non si può iniziare un’autobiografia senza citare i propri antenati perché, come scrive Proust ne La Prisonnière, essi rivivono dentro di noi per “gettarci a manciate le loro ricchezze e i lori sortilegi”. La famiglia paterna di Scalfari era originaria della Calabria, il bisnonno Pietropaolo, capo della guardia urbana di Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia) aveva accolto nel 1860 Garibaldi al suo ingresso nella cittadina. Il padre, Pietro, “molto vitale e molto impetuoso, gioioso e audace”, “giocatore accanito e spesso perdente”, aveva fatto tre anni di guerra sul fronte dell’Isonzo e del Grappa e come molti della sua generazione “aveva assorbito una cultura nazionalista e dannunziana”.
“Era molto malinconica mia madre”.
Domenica detta Gina, era assai bella e romantica ma “senza istruzione scolastica”. La giovane aveva sposato Pietro “sedotta dai suoi modi, dal suo corteggiamento, dalla sua cultura, dalle poesie che le dedicava e anche dal desiderio carnale che aveva per lei”. Il padre di Gina, Francesco, benestante, prima di comprare terre a Civitavecchia e a Tarquinia, “aveva preso la patente di capitano di lungo corso e fu lui a guidare per i mari la flottiglia dei tre velieri” posseduti dal padre armatore Domenico Scotti. Francesco aveva sposato Aristea, “una figura centrale della mia infanzia e giovinezza”. Scalfari confessa che tra i suoi genitori “non ci fu mai un vero amore”: Pietro fu spesso infedele e Gina troppo legata al ricordo del padre scomparso che occupava uno spazio troppo grande nel suo cuore.
“Fu l’amore per me che tenne unito i miei genitori finché vissero. Ed io feci tutto ciò che potevo per tenerli insieme ed evitare una separazione che avrei vissuto come una catastrofe. Questo triangolo di affetti che ha unito me e i miei genitori è stato decisivo per la mia formazione, anche se ne ebbi coscienza molto più tardi”.
Dopo una breve parentesi romana nel 1933 quando Scalfari aveva indossato la divisa di balilla moschettiere e frequentato il ginnasio al Mamiani, si era trasferito con la famiglia cinque anni dopo a Sanremo, dove il padre aveva accettato di lavorare al Casinò come dirigente dei giochi. Qui sulla riviera ligure, l’intellettuale trascorse la stagione fatata dell’adolescenza e della prima giovinezza, avendo come compagno di banco al liceo Cassini uno studente chiamato Italo Calvino. Gli amici, gli studi formarono il carattere e il modo di concepire “me stesso e il mondo”. Da allora l’interesse primario di Eugenio Scalfari sarebbe sempre stato “la vocazione del mio intelletto e lo sviluppo della mia coscienza”, avendo il desiderio di “viaggiare nel mondo esterno e dentro di me”.
Il giovane Eugenio a Sanremo iniziò la sua personale “recherche” che ancora continua alla sua veneranda età. Con la II Guerra Mondiale, il 25 luglio e l’8 settembre ’43 sarebbe
“terminata precocemente la nostra adolescenza, sognante come tutte le adolescenze ma anche sapiente perché fummo incantati allo stesso tempo dai sogni d’avventura e dall’avventura del sapere”.
La vera passione di Scalfari è sempre stata la scrittura (il primo articolo risale agli anni universitari romani, scritto per il settimanale del Guf Roma Fascista), intesa come comunicazione e quindi anche insegnamento.
“Insegnamento delle proprie idee e quindi anche politica. Così, passo dopo passo, ha preso corpo il mio destino”.
Ecco allora la laurea in Giurisprudenza, gli anni di collaborazione al Mondo di Pannunzio e all’Europeo, il lavoro milanese presso la Banca Nazionale del Lavoro, L’Espresso, manifesto dei “liberal italiani”, La Repubblica, la Prima Repubblica, la Seconda Repubblica. quanti avvenimenti, quanti incontri e quante amicizie... L’illuminista giornalista/scrittore non si diverte mai tanto come quando lavora e sono 67 gli anni di lavoro vissuti come una scommessa, una sfida, ricerca di successo, una festa. Scommessa vinta pensando al settimanale L’Espresso nato nell’ottobre del ’55 preparato con Arrigo Benedetti (il giornalista che Scalfari con Pannunzio considera i maestri, anzi i “miei padri di giornalismo e politica”) e La Repubblica che ha visto la luce nel 1976 e la cui direzione nel ’96 Scalfari ha lasciato nelle mani di Ezio Mauro.
“A me è accaduto di veder lavorare Giulio de Benedetti e di lavorare con Arrigo Benedetti. Il risultato di questa duplice esperienza è stato Repubblica, che ha nel corso degli anni largamente influenzato la stampa quotidiana”.
Possiamo considerare Eugenio Scalfari come un testimone del nostro tempo tanto da far scrivere ad Alberto Asor Rosa in un articolo su l’Espresso:
“Eugenio ha perseguito con incredibile energia e una forza intellettuale e vitale assolutamente eccezionale una battaglia inesausta per riuscire a fare dell’Italia un Paese democraticamente maturo, rispettoso delle regole, fermo sui principi, operoso e civile, e in definitiva, puramente e semplicemente, un Paese normale, almeno secondo il canone democratico occidentale”.
Gli editoriali domenicali di Scalfari sono spesso denunce contro le “deformazioni della macchina democratica e al suo pervertimento in funzione populistica e personalistica” e contro “l’imputridimento criminale della politica”. Un bilancio più che positivo ripensando a quel bambino che le sere della bella stagione si affacciava sul balcone dell’abitazione di Civitavecchia insieme alla madre.
“Sul mare aperto si vedevano le luci delle lampare, le barche da pesca che stendevano le reti al largo e pescavano a strascico. Suonavano le sirene dei postali e dei rimorchiatori, le luci delle cabine brillavano in alto mare. Mia madre mi indicava le stelle, il Carro dell’Orsa Maggiore, Venere che splendeva accanto alla luna”.
La presentazione del libro
Festa di compleanno al Teatro Argentina
90, racconto di una vita è il titolo dell’incontro aperto al pubblico che si svolgerà presso il Teatro Argentina di Roma il prossimo 7 aprile alle 17,30 in occasione del novantesimo compleanno di Eugenio Scalfari durante il quale sarà presentato il suo nuovo libro Racconto autobiografico. All’Argentina il fondatore di Repubblica sarà accolto da Carlo de Benedetti, editore del Gruppo Editoriale L’Espresso. Cinque parole scelte per sintetizzare una lunga avventura umana e intellettuale: Viaggio, Conoscenza, Passione, Amicizia, Sfida. A ciascuno degli ospiti, Bruno Manfellotto, Franco Marcoaldi, Simonetta Fiori, Alberto Asor Rosa ed Ezio Mauro, ne sarà affidata una. La serata condotta da Antonio Gnoli si concluderà con una testimonianza di Scalfari. Nel corso della presentazione Silvio Orlando leggerà alcuni brani del libro.
- Per prenotarsi: www.repubblica.it
- Sarà comunque possibile seguire la serata in streaming sempre su Repubblica.it
Racconto autobiografico
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