Scuote l’anima mia Eros di Eugenio Scalfari

“Dentro il tempo si può vivere talvolta con tracotanza, altre volte con umiltà e con paura. A me basta aver capito che sto dentro un fiume che s’ingolfa dentro di me”.

Con un verso della poetessa greca Saffo, inizia il viaggio interiore e intimistico di Eugenio Scalfari, un guardarsi allo specchio nell’autunno della vita. Il fondatore di Repubblica si lascia andare a riflessioni, considerazioni, interpretazioni sulla realtà delle cose umane, sul proprio vissuto, attingendo anche a ricordi personali, a suoi incontri anche con qualche protagonista del Novecento. In "Scuote l’anima mia Eros" (Einaudi, 2011), Scalfari riporta tutte le proprie umane pulsioni, analizzandone in profondità le dimensioni razionali e irrazionali: la psiche e la mente; il potere, la volontà di potenza e il sentimento di tristezza; la grazia e l’allegria; il senso del trascorrere del tempo, come fattore fisico e mentale; il rapporto tra eros e amore romantico; la trasgressione e la triangolazione sentimentale, differenziata rispetto alla bigamia e alla poligamia ammesse da culture a noi lontane; la passione di Gesù e il significato dell’amore evangelico; il sentimento della malinconia nelle sonate di Chopin e Beethoven, e nella letteratura.
Sono queste le dimensioni dell’animo umano, dell’io più profondo, che Scalfari prova a scandagliare, con uno saggio che reclama attenzione da parte di chi legge, senza tuttavia sconfinare nella pedanteria.
Uno Scalfari filosofico, diverso dal giornalista decano da tutti noi conosciuto. Un saggio che riprende il percorso iniziato con L’uomo che non credeva in Dio (Einaudi 2008) e Per l’alto mare aperto (Einaudi 2010).

Il neo di questo libro, a parere di chi scrive, è senz’altro quello di contenere un numero eccessivo di richiami all’intero scibile umano: letteratura, musica, filosofia, arte, psicanalisi, storia, mitologia. Uno sfoggio di rimandi culturali, talvolta scontati ed evocati soltanto in superficie, che potrebbero anche indisporre più di un lettore. Si avverte la sensazione di una forma di autocompiacimento intellettuale da parte dell’autore. Forse, un inconscio tentativo di emulare l’Umberto Eco saggista.
Un libro, comunque, dal taglio essenziale, asciutto, scorrevole, da leggere senza grande fatica.