Ritratto di Signora
- Autore: Henry James
- Genere: Classici
“Innamoratevi di chi volete, ma non innamoratevi di mia nipote”.
Il romanzo capolavoro di Henry James ha inizio e termina nella tenuta di Gardencourt in Inghilterra, lontana una quarantina di chilometri da Londra. Negli ultimi anni dell’Ottocento in questa proprietà costruita sotto il regno di Edoardo VII, devastata e poi sfigurata durante la guerra di Cromwell, raffazzonata sotto la Restaurazione, rifatta e deturpata nel XVIII Secolo, attuale proprietario Mr Touchett ricco banchiere sbarcato dall’America trent’anni prima, stava per giungere Isabel Archer, “brillante come il mattino”. Isabel, “bella e brava”, aveva lasciato la quieta e noiosa cittadina di Albany negli USA per sfuggire alla rassicurante proposta matrimoniale di Caspar Goodwood. Una giovane donna che desiderava guardare la vita con i suoi occhi e che possedeva “un desiderio smisurato di sapere e una mente fervidissima”, in Inghilterra avrebbe subito ricevuto le attenzioni di Lord Warburton mentre il cugino Ralph ammalato di tisi l’avrebbe adorata in silenzio consapevole delle potenzialità intellettive di Isabel.
“Vi amo, ma vi amo senza speranza”.
L’anziano Mr Touchett prossimo alla morte, sollecitato dal figlio Ralph, aveva lasciato alla nipote un’eredità di 70mila sterline per mettere “un po’ di vento nelle sue vele” alla povera ma ricca d’immaginazione Isabel. Padrona in tal modo di una larga rendita, la ragazza non si sarebbe mai sposata per ripiego, libera di condurre la propria esistenza al riparo di un matrimonio infelice
“Ora che hai una fortuna, devi saper rappresentare la tua parte”.
Ma l’amicizia con l’ambigua Madame Merle, “non una donna di mondo ma lei stessa è l’immenso mondo”, la quale “sapeva pensare e anche sentire” avrebbe influenzato le future scelte di Isabel. Una tela di ragno stava per essere ordita intorno alla sua persona: giunta a Firenze la giovane avrebbe incontrato Gilbert Osmond un amico di Madame Merle, “un nostro compatriota che vive in Italia”. Osmond, “un uomo eccessivamente intelligente, un uomo fatto per distinguersi” che viveva tout betement in Italia.
“Né carriera, né nome, né posizione, né fortuna, né passato, né avvenire, nulla di nulla, insomma”
L’unica ricchezza di Gilbert era rappresentata dalla figlia sedicenne Pansy, “una piccola santa del Paradiso, la mia grande felicità”. Contro il parere di tutti, Isabel aveva deciso di sposare Osmond “molto solo, molto colto e molto onesto”, perché la sua ricca rendita le consentiva di sposare una persona che aveva saputo portare “la sua povertà con tanta dignità e con tanta indifferenza”. Ma l’unione con questo “spirito nobile” dopo solo un anno di matrimonio si era rivelata un fallimento.
“Siete la più infelice delle donne e vostro marito il più diabolico dei demoni”.
Osmond con deliberatezza, quasi con malignità, aveva spento in Isabel una a una tutte le luci perché egli non sopportava che “avesse un suo modo di pensare e un cervello tutto suo”. La verità era che Gilbert la odiava giacché la mente di Osmond sembrava spiare sua moglie da un’alta finestrella e canzonarla lì a Roma all’interno di Palazzo Roccanera regno dell’oscurità, del mutismo e della soffocazione.
“Tra quelle quattro mura ella aveva vissuto da allora in poi, e avrebbe dovuto vivere per tutto il resto della sua vita”.
Ritratto di signora (titolo originale del volume: The Portrait of a Lady, nuova edizione Feltrinelli 2013 con la traduzione e postfazione di Luigi Lunari) pubblicato nel 1881 da Henry James (New York 1843 – Londra 1916), aveva avuto la sua genesi a Firenze nella primavera del 1879. L’anno seguente a Venezia il grande romanziere aveva terminato il ritratto di una donna indimenticabile le cui fattezze ricordano il volto femminile di una delle tante dame dipinte da John Singer Sargent (1856 – 1925), pittore statunitense amico e contemporaneo di James. Dal libro nel 1996 fu tratto l’omonimo film diretto da Jane Champion con protagonista Nicole Kidman dall’algida bellezza e dallo sguardo altero che nasconde un oceano di passione inespressa. Il più anglosassone degli autori americani al quale il Governo inglese aveva conferito per i suoi meriti letterari l’Ordine al merito, in tutte le sue centoventi opere seppe porre in luce affinità e reazioni che si creano quando un cittadino del Nuovo Mondo entra in contatto con gli usi e i costumi del Vecchio Continente. Sottile è l’indagine analitica della psiche dei singoli personaggi di un romanzo le cui meravigliose pagine vedono compiersi il destino di Isabel che decide di consacrarsi al Dio dell’infelicità. E in questo sta la sua sublime grandezza.
“Non desidero essere una pecora del gregge e basta. Voglio essere arbitra del mio destino”.
Ritratto di signora
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Praticamente hai raccontato tutta la storia. Cosa si legge a fare il libro?
non è stato raccontato il libro, troppo semplicistico dire questo...un libro che merita di essere letto, profondo e delicato che dilata gli orizzonti della mente, e lascia nella psiche una traccia indelebile