Sangue dal cielo
- Autore: Marcello Fois
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2010
Chi scrive, sinceramente, non fa fatica a seguire la trama di un avvocato e di un maresciallo vicino Nuoro che non sono d’accordo su una questione giudiziaria, ma è questo dialetto sardo che affascina e ammalia, usato da Fois soprattutto all’inizio. Qualche lettore non sarà d’accordo, dal momento che un romanzo italiano non dovrebbe usare termini dialettali, ma allora Camilleri, Niffoi, Gadda? La verità è che siamo diventati pigri e non abbiamo più voglia di sperimentare. Marcello Fois ha dalla sua la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria: una lingua che sembra risalire agli antichi greci e il concetto di destino, la pietas che rendono la sua lingua fenomenale, di grandissima bellezza.
In questo romanzo dal titolo Sangue dal cielo (Einaudi editore, 2010 più ristampe, prefazione di Manuel Vásquez Montalbán tradotto da Hado Lyria), torna l’avvocato e poeta Bustianu Satta, alla fine dell’Ottocento, uomo colto, ma ruvido, abituato a stare nella campagne di Nuoro, che fa strani sogni, perché nella sua vita le disgrazie non sono mai mancate. Piove da giorni, non si era mai vista tanta acqua, coi contadini contenti della Barbagia e i cittadini di Nuoro stressati. In carcere, è successo una cosa gravissima, la morte per suicidio di Filippo Bechis. L’avvocato aveva preso la difesa del giovane, ma non c’è stato tempo nemmeno per conoscersi. Ma alla storia del suicidio non ci ha mai creduto l’uomo di legge. Filippo era un ragazzo sfortunato, senza madre, con gli altri due fratelli più grandi, che non erano modello di virtù. Ci sono pure digressioni, per il gusto della poesia dell’avvocato Bustianu che a un certo punto osserva:
"Pensando che anche la struttura è ancella della parola, che le parole come le note di Orfeo possono ammansire le bestie. Quelle dette".
E qui la parola "al giurato" sembra più importante di tanti faldoni scritti. E nel caso di Filippo Bechis che non si è ammazzato, alcune ipotesi diventano certezze. Ma chi scrive non può andare avanti nel racconto della trama.
Tornerei sul linguaggio di Marcello Fois, sul fatto che quasi quasi rinuncerebbe più all’italiano che al sardo, ma questo non deve spaventare il lettore/la lettrice, per dire, che vive a Trieste. Non ci sono dialoghi lunghi, però resta l’emozione che ti dà il dialetto sardo, come tutti i dialetti; l’italiano cosiddetto "corretto" diventa spesso burocratico, noioso, prevedibile.
Quindi proprio non me la sento di dire che Marcello Fois fa letteratura di genere: scrive in modo splendido, tanto che la parola "genere" evapora.
Sangue dal cielo è un romanzo di grande impatto, che non lo si può lasciare, soprattutto verso la fine.
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