Se chiudo gli occhi
- Autore: Simona Sparaco
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2014
“Il giorno che sei ricomparso nella mia vita ero al lavoro”.
Viola ha trent’anni, è sposata con Paolo e ha una figlia di quattro anni, Cristina. La giovane lavora come commessa in un negozio di fotografie al terzo piano di un centro commerciale. Ed è proprio all’interno di quel “cubicolo lungo e stretto”, dove il sole viene sostituito da una decina di faretti alogeni, che inaspettatamente si presenta Oliviero, il padre scultore di Viola, che la donna non vedeva da quattro anni.
“L’ultima telefonata risaliva a tre Natali prima”.
Oliviero De Angeli appare alla figlia invecchiato, dimagrito, dal sorriso incerto, vestito sciatto come d’abitudine, perché per il grande Maestro la sciatteria è diventata il suo stile.
“C’eri solo tu. E c’ero io”.
Dopo tanti anni Viola e Oliviero, “l’uomo dei grandi ritorni” si ritrovano faccia a faccia e l’imbarazzo di entrambi è palpabile lì in quel viavai del centro commerciale tra le vetrine, i passanti e le scale mobili.
La notte precedente Viola aveva fatto uno strano sogno: distesa in un bosco, ombra tra le ombre paralizzata dal terrore ma allo stesso tempo sedotta da una che la chiamava, remota e indecifrabile, simile al canto di una sirena. Viola si era svegliata di soprassalto pensando a suo padre, con il presentimento che qualcosa di tremendo stesse per accadere.
“Puoi censurare gli affetti, ma i sogni no. I sogni vanno fino in fondo”.
Il ritorno di questo sconosciuto che non è entrato nel negozio per sbaglio, “uno scherzo di luce”, ha il potere di sconvolgere Viola, “donna ancora giovane, carina nel complesso eppure trasparente”, in un momento della sua vita molto particolare.
Il rapporto con Paolo è in crisi, la coppia non fa più l’amore da tempo, il lavoro di Viola è un ripiego, l’infanzia vissuta senza il padre è un peso nel cuore pesante come un macigno nell’anima di Viola “figlia di due solitudini”.
“Sapevo solo cosa avevo visto in Paolo prima, e in Cristina poi: un rifugio, una compiutezza necessaria a rendermi insensibile agli scherzi di luce, perché da qualsiasi parte o angolazione mi fossi guardata, almeno ora ero una moglie, una madre”.
Oliviero chiede a sua figlia di accompagnarlo in un viaggio nel passato. Ripercorrere le viuzze del suo paese natale, Rocca, una frazione di Montemonaco nelle Marche, luogo magico e antico, pieno di leggende incastonato nei Monti Sibillini. All’interno della Fiat Punto rossa di Viola, Oliviero racconta a sua figlia non più quelle storie tratte dai miti greci che amava narrarle quando era piccola, ma la più importante, quella che Viola ancora non conosce.
“Ho ferito le persone che ho amato di più ma il mio rimpianto più grande è quello di non essere mai stato sincero con te”.
Dopo il grande successo di Nessuno sa di noi, bestseller con oltre 100.000 copie vendute, finalista al Premio Strega 2013, vincitore del Premio Roma, l’autrice romana ritorna con Se chiudo gli occhi (Giunti, 2014), un romanzo intenso per parlare ancora una volta di sentimenti profondi fatti di attese, speranze, delusioni e rimpianti. Al centro della trama un padre e una figlia che non si sono mai conosciuti veramente, diversi l’uno dall’altra. Viola è minuta, con i lineamenti delicati, la pelle chiara e sottile, Oliviero è alto, scuro, il naso imponente, le labbra carnose. Fisicamente diversi, forse spaiati ma se davvero il tempo ha il potere di cambiare le cose, il terreno di incontro tra padre e figlia può essere un viaggio nel quale il genitore per la prima volta usa non più il bianco e il nero ma i colori per raccontarsi.
Lo specchio nel quale si riflettono i ricordi di Oliviero De Angeli, l’artista, l’orfano, “il figlio della bastarderia”, che da bambino scolpiva la neve nella piazza di Rocca è una terra arcaica, esoterica nella quale le donne che appartengono a quei luoghi sentono e vivono diversamente. Donne come nonna Antina “la conciaossa”, come Nora la veggente depositarie di una saggezza popolare che insegna l’armonia e il rispetto per la Natura.
Simona Sparaco in questo romanzo che è un tour alla ricerca di sé e delle proprie origini per superare gli anni del silenzio, affrontare le paure più profonde, perdonare e perdonarsi, sottolinea l’importanza e il bisogno di guardarsi negli occhi per parlare, per chiarirsi, per spiegarsi, per evitare incomprensioni che possono durare tutta una vita.
“Avevo solo otto anni, ma sapevo già che se mio padre avesse lasciato la nostra casa, se ne sarebbe andato con qualcosa di mio che nessuno mi avrebbe mai più restituito”.
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