Sono cose da grandi
- Autore: Simona Sparaco
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2017
La giovane scrittrice Simona Sparaco sceglie la lettera come strumento comunicativo tra lei e suo figlio, il piccolo Diego, quattro anni appena compiuti. È l’estate 2016, e mentre scorrono sugli schermi le immagini della strage di Nizza, Promenade des Anglais, dove un enorme camion bianco si scaglia seminando morte tra cittadini inermi che festeggiano il 14 Luglio, la mamma capisce il turbamento del bambino e comincia una riflessione su come proteggerlo dalla paura, dagli incubi notturni, dal male, dalla aggressività, dalla violenza del terrorismo, dalla natura stessa: nel mese di agosto, nella stessa giornata, il 24, Diego compie quattro anni e il centro Italia viene distrutto dal terremoto. Come rispondere alle domande del bambino, alle sue inquietudini, ai suoi tentennamenti di fronte ad una realtà troppo spesso complessa se non contraddittoria? La mamma e il bambino vivono insieme, il padre invece è lontano. Come evitare che l’unico riferimento del figlio si la sola figura materna?
Simona Sparaco nelle appena novanta pagine della lettera ci accompagna nel suo quotidiano di donna e di scrittrice che cresce un figlio per lo più da sola, che vuole stare con lui, giocare, divertirlo, seguirlo nella crescita, accompagnarlo all’asilo, alle feste degli amichetti, dai nonni, farlo confrontare con la realtà in tutti i suoi aspetti, proteggerlo dal consumismo televisivo incessante, insegnargli il rispetto delle regole, l’amore per gli altri, persone o animali, proporgli una spiritualità che lei stessa cerca di vivere attraverso esperienze religiose diverse, la meditazione buddista non necessariamente contrapposta al cattolicesimo introiettato dalle abitudini familiari. Diego, il cui nome comprende le parole Dio e Ego, e su cui Simona riflette, è un bambino un po’ capriccioso, un po’ “viziato”, spasmodicamente desideroso di oggetti, macchinette, robot, supereroi, Spider Man e Capitan America, Hulk e Iron Man, ma anche molto stimolato dalla madre che gli propone giochi, letture, metafore esistenziali: una scatola magica,
“E che in quella scatola abbiamo il compito di mettere i nostri desideri, i nostri sogni, i nostri progetti… Uno dei tuoi supereroi preferiti, un giorno passerà a controllare il contenuto della tua scatola e, solo se troverà anche un ingrediente segreto e fondamentale, trasformerà i tuoi desideri in realtà”
Diego però ha anche paura del buio, è pieno di domande,
“Mamma, perché il sole va a nanna”, “Perché ci sono i poveri? “Mamma, ma io e te siamo famiglia?”.
Il tema della vita e della morte, colto per esempio attraverso un giocattolo di plastica rotto che finisce nella pattumiera, suscita la domanda su dove si va dopo la morte, in paradiso o nel cestino dei rifiuti? In realtà cercando di proteggere suo figlio la scrittrice non fa che tentare si esorcizzare le sue stesse paure di adulta: paura di volare, paura degli insetti, paura degli ascensori chiusi… Il tentativo di non trasmettere le sue angosce, le sue fobie al bambino che la ama e la osserva come un modello, le costa un grande sforzo di creatività: Diego raccoglie insetti, scarafaggi, ragni che mette in piccoli recipienti che presenta a sua madre, che ne è terrorizzata ed è costretta a vincersi dichiarando il proprio amore per le farfalle, che volano, sono colorate; quando il padre vuole portare il bambino a New-York per una vacanza la risposta di Simona è perentoria: no. Lei ha paura dell’aereo, degli attentati, non può pensare al figlio senza di lei su un aereo diretto in America, anche se sa che sta privando suo figlio di una opportunità. Ci rifletterà la madre, per lungo tempo, e accetterà alla fine di vincere le sue stesse angosce, perché il progetto educativo ed affettivo affidato alla lettera abbia davvero la sua efficacia, in una società dove i cambiamenti sono repentini, il mondo in continuo mutamento, precarietà ed instabilità sembrano esserne la cifra distintiva, mentre le domande si faranno sempre più difficili e le risposte altrettanto complicate.
“So che presto arriverà il momento delle domande difficili anche per me... Questa mia lettera è nata dall’esigenza di prepararmi a quel momento. Di riflettere insieme a te sulle cose che ci fanno e ci potranno fare paura. Già solo parlarne aiuta a ridimensionarle, anche quando nascono da contingenze che sfuggono alla nostra comprensione, come fatti di quest’estate”.
Leonetta Bentivoglio ha recensito molto bene questo libro appena pubblicato da Einaudi Stile Libero su Repubblica; riporto un breve brano illuminante del suo articolo:
“La donna che guida l’itinerario prende per mano il suo Diego e non gli nasconde nulla. Semplicemente lo accompagna, specchiandosi negli interrogativi che lo assediano. Lo affianca in modo coraggioso, disarmato e fecondo.”
Mi hanno colpito questi due termini, accompagnare, affiancarsi: magari noi madri riuscissimo sempre ad accompagnare i nostri figli, affiancandoli nei loro sogni, negli obiettivi, nei tortuosi percorsi della vita. Simona Sparaco sembra averci dato dei coraggiosi spunti di riflessione, destinati ai genitori e perché no, anche ai nonni.
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