Nessuno sa di noi
- Autore: Simona Sparaco
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2013
“È stata colpa mia?”. È la domanda che Luce rivolge alla dottoressa che le ha appena fatto sul suo ventre, tondo come un uovo gigante, l’ecografia che ha rivelato che il feto giunto alla ventinovesima settimana di gestazione presenta delle anomalie preoccupanti che fanno pensare a una forma di displasia scheletrica. In quell’istante Luce, giornalista free lance, e Pietro, figlio di un industriale, “due estremi che si toccano” comprendono che la loro vita è cambiata. Ora. Per sempre. La coppia sconvolta dalla notizia, perché il nascituro Lorenzo, soprattutto per Luce, era già reale dopo cinque anni d’inutili tentativi, scopre anche attraverso il web che le displasie, come anche molte malformazioni congenite, sono individuabili ecograficamente solo ben oltre la ventesima settimana, anche intorno alla trentesima. Anche il professor Piazza conferma la diagnosi: Lorenzo risulta essere colpito da una rara forma di displasia scheletrica. Si tratta di una particolare forma di nanismo che in questo caso non è ereditaria, bensì dovuta a una mutazione genetica insorta de novo.
“Se, quanto e come vivrà, se insorgeranno complicazioni relative all’udito, alla vista o allo sviluppo neurologico e del linguaggio, nessuno può saperlo”.
In Italia l’aborto terapeutico o eugenetico è consentito solo fino alla ventitreesima settimana, non oltre. Luce, secondo la legislazione del nostro paese, è ben oltre i termini consentiti. Non resta altro da fare nei giorni che precedono la Natività che prendere un aereo e volare in una Londra, addobbata a festa, dove la legge inglese non pone limiti di tempo gestazionale. Presso il Prince William Hospital nella sala d’attesa del Dottor Wilson, mentre Lorenzo scalcia dentro sua madre, una famiglia si trova “in una porzione di mondo dove la felicità s’incontra con il dolore. Ambedue in attesa di ricevere un visto di soggiorno o un foglio di via”. Lorenzo è troppo debole per vivere e troppo potente per morire. Se è vero che la vita è un dono in questo caso un padre e una madre hanno la possibilità di scegliere per il loro figlio ancora non nato un altro tipo di dono: una morte senza agonia. “Your decision?”. “I agree” sono le parole pronunciate con “spietata lucidità” da Pietro.
“L’avrei chiamato Lorenzo, come mio nonno il partigiano. Se la vita è una guerra che parta preparato. Anche un nome è una trincea”.
Scrittrice e sceneggiatrice (per Newton Compton ha pubblicato i romanzi Lovebook e Bastardi senza amore), Simona Sparaco nel suo romanzo più maturo e consapevole dedicato “al più piccolo e il più grande dei miei maestri. Mio figlio” racconta un tema finora taciuto, off limits, anche se attuale: l’aborto terapeutico oltre i termini consentiti dalla legge. In un paese come il nostro nel quale la morale cattolica ci ha insegnato la difesa ad oltranza della vita, il lettore si appassiona alla storia di Luce, crudelmente simbolica di un mondo sommerso che s’incontra in alcuni forum virtuali dove le donne si confrontano e trovano aiuto l’una con l’altra. La rubrica che prima del breve passaggio terreno di Lorenzo Luce curava per un settimanale era per la protagonista una stanza piena di porte aperte spalancate senza pudore, nella quale entrare “come un ospite atteso, ma anche invadente”. Ripensando alla frase che Francis Scott Fitzgerald, arrivato al termine della sua esistenza, scriveva “io sono tutto ciò che ho fatto e tutto ciò che ho scritto”, Luce decide di rientrare in quelle stanze, in punta di piedi. “Questa volta vi parlano di me, della camera di mio figlio ancora intatta” per non dire più che nessuno sa di noi.
“Lorenzo è stato una scelta, una scelta ben precisa. Dolorosa e lucida, che ha solo bisogno di essere rivendicata ad alta voce per poter essere compresa”.
- Leggi l’intervista a Simona Sparaco, nella nostra rubrica 4 chiacchiere (contate) con...
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Una coppia come tante altre, Luce e Pietro, che a poche settimane dalla nascita del loro primo bambino, non può che essere al settimo cielo. E un’ecografia, identica a quella che la prima volta aveva dato momenti di felicità immensa, è in grado ora, a pochi giorni dal parto, di spezzare totalmente la serenità e l’allegria che Lorenzo stava portando ancora prima di vedere il mondo con i propri occhi..
Quello che si scopre è tremendo e origina una profonda ferita che per Luce e Pietro non sarà mai più possibile rimarginare.
Ma sarà l’occasione per i due protagonisti di mettersi a nudo, di fronte a temi delicatissimi, e di lasciare emergere quello che è il loro vero carattere.
Luce, inevitabilmente fragile, si rialzerà in piedi soprattutto grazie alla volontà di Pietro: lui che, nonostante tutto e nonostante quello che credeva di vedere lei, non l’ha mai abbandonata.
Questo romanzo così triste nel bene e nel male, ti butta in faccia una dura realtà. Ma sa essere estremamente riflessivo.
E’ l’esempio di come da una tragedia e da una scelta drastica, si possa uscire vincitori e non vinti e più forti di quello che si era prima e di ciò che si pensa di essere.
Inevitabilmente si arriva a immedesimarsi in questa coppia di giovani, nel loro dolore e nella vita che ognuno di noi può generare.
Un testo davvero toccante, che parla al cuore e con il cuore. Un racconto di vita che si legge davvero d’un fiato.